Domenica 1 settembre | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 1 settembre

Liturgia: SIR 3, 19-21.30-31; Sal 67; Eb 12, 18-19.22-24; Lc 14, 1.7-14Domenica 1 settembre

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: "Cèdigli il posto!". Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: "Amico, vieni più avanti!". Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Non è una lezione di buone maniere. Gesù sta parlando del Regno di Dio e il banchetto ne è l'immagine. Regno e banchetto hanno in comune la necessità di essere invitati dal Padre, ma sul resto c'è una vera rivoluzione in quello descritto dal Signore: gli invitati sono gli umili e i bisognosi di tutto, soprattutto di salvezza. Il banchetto suggerito da Gesù è contrario a tutti gli usi abituali, perché rivolto, come invitati, a tutte le categorie di emarginati. Di fronte a Dio nessuno lo è, ciascuno è prossimo.

Gesù entra in ogni villaggio, nelle sinagoghe come nelle case private. Non rifiuta nemmeno l'invito di chi gli è nemico, perché è venuto per tutti. I farisei erano convinti che il loro modo di vivere fosse l'unico voluto da Dio. Per loro contava l'onore, cercavano i primi posti, si aspettavano i complimenti nelle piazze, esigevano la precedenza davanti e credevano di avere diritto ai primi posti. Per il Vangelo, all'opposto, vale l'umiltà che è lo stile di Dio e Gesù ne è il modello. Anche il cristiano, dunque...

Agli invitati Gesù chiede di scegliere l'ultimo posto, a colui che invita chiede di scegliere gli ultimi. Il motivo è perché Dio fa così. L'amore non si fonda sull'essere ricambiati, perché è gratuito, grazia e misericordia. Lo scopo è la meta: il Signore. Alla fine (nella resurrezione) ci sarà la ricompensa, il vero passaggio dall'ultimo posto (la croce) al primo (la gloria).

Se l'ultimo posto indica la vergogna, essere invitati a lasciarlo mostra la gloria. Il passaggio dalla vergogna alla gloria è figura esplicita della Pasqua di Gesù, ma anche della nostra vicenda. Come si vede, nel vangelo di questa domenica c'è ben più di una norma di galateo. C'è la figura di Gesù e quella del discepolo salvato. A tenerle unite, speculari, l'umiltà.

San Clemente Maria Hofbauer andava a fare la questua per i suoi orfani e, passando a chiedere in una locanda, uno degli avventori gli sputò in faccia; "questo era per me ed era giusto" - gli disse san Clemente - "ora però, ti prego, dammi qualcosa per i miei orfani". L'uomo fu talmente colpito dall'umiltà del santo che cambiò vita.

A Madre Teresa di Calcutta un giornalista domandò che cosa secondo lei non andava bene nel mondo; rispose: "Quello che non funziona, signore, siamo lei ed io".

Mons Angelo Sceppacerca1 settembre 2019
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