Domenica 7 giugno - SS.ma Trinità | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 7 giugno - SS.ma Trinità

Liturgia: Es 34, 4-6.8-9; Dn 3, 52-56; 2Cor 13, 11-13; Gv 3, 16-18Domenica 7 giugno - SS.ma Trinità

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio».

Nicodemo è un anziano che, di notte, va dal Maestro per imparare come si rinasce per non morire. È il problema fondamentale dell'uomo: come vivere per vincere l'angoscia della morte che tutti abbiamo. Nicodemo, un ricercatore della Legge, non vi ha mai trovato come si fa a "rinascere". E Gesù spiega che uno "nasce dall'alto" quando vive veramente. Non quando nasce, perché nasce mortale e poi muore. Uno vive veramente quando è amato.

È l'amore che ci fa nascere e questo Vangelo parla soprattutto dell'incredibile amore di Dio per l'uomo. All'origine del nostro esistere non c'è il caso - tantomeno il disegno sadico della natura che distrugge ciò che produce - ma l'amore di alcune persone.

Dalla Croce si vede e si comprende l'amore di Dio per questo mondo, non per un altro. Dio ama questo mondo e la fede cristiana è credere nell'amore incredibile che Dio ha per l'uomo, alla passione di Dio per l'uomo. L'amore è il pane quotidiano del quale l'uomo vive. Del resto si muore. Anche i conflitti che si hanno con se stessi non sono altro che i conflitti che si hanno nella relazione con i genitori. Se uno non si sa amato, non può amarsi e non può amare.

La falsa immagine di Dio è il peccato originale che Gesù è venuto a togliere finendo in Croce per l'uomo. Dio si rivela nell'aver mandato il suo Figlio che ci insegna a essere noi, figli, e ad amare i fratelli come sa fare solo chi conosce l'amore del Padre. Tutto il Vangelo è testimonianza di questo amore del Figlio che ci ama come ama il Padre. E il Padre ci ama come ama Lui, il Figlio unico.

Uno vale quanto è amato. Noi valiamo la vita di Dio. Ogni persona vale tanto. Così Dio ha amato il mondo e questo è il centro della fede cristiana, l'amore del Padre. Di queste cose parlavano Gesù e Nicodemo, di notte.

Oggi è la solennità della Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ci sono le feste in onore dei Santi, quelle della Madonna, quelle che celebrano i misteri della vita di Gesù. Oggi è la festa di Dio, la celebrazione gioiosa del mistero della Santissima Trinità, il Dio cristiano, "il più grande di tutti i misteri, la fonte ed il fondamento degli altri", secondo l'espressione di papa Leone XIII, che aggiunge: "è per conoscere e contemplare questo mistero che gli angeli sono stati creati nel cielo, e gli uomini sulla terra".

La domanda di Mosè al popolo smarrito nel deserto – vi è mai stata cosa più grande di questa: che un popolo abbia udito la voce di Dio? – è l'intuizione credente che l'inimmaginabile è divenuto disponibile e l'inaudito sperimentato. In Gesù, poi, la voce, la Parola di Dio, si è fatta visibile, carne dell'uomo.
Il mistero abissale e indicibile di Dio – i Tre che sono Uno! – non solo si è svelato e reso vicino nella persona e nella vita di Gesù, ma dice che anche la vita degli uomini è modellata sulla vita di Dio. Significa che la somiglianza dell'uomo con Dio è connessa – legata! – alle relazioni interpersonali, all'amore tra le persone umane: la sola analogia possibile con le relazioni tra le Persone divine della Santissima Trinità.

Teresa, l'adolescente entrata nel Carmelo di Lisieux a 15 anni e morta a 24, la più giovane "dottore della Chiesa", scoprì nella sua breve vita la partecipazione alle relazioni trinitarie proprio nel rapporto con le altre sorelle: reciprocità e gratuità, abbassamento (piccolezza) e carità. La piccola Teresa scoprì, proprio nell'amore all'altro, la chiave per aprire il mistero di Dio che è Padre, Figlio e Spirito.
Se un filosofo è arrivato a dire che "l'altro è l'inferno", il cristiano sa che l'altro è il suo Cielo.

Mons Angelo Sceppacerca7 giugno 2020
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