Domenica 16 agosto | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 16 agosto

Liturgia: Is 56, 1.6-7; Sal 66; Rm 11, 13-15.29-32; Mt 15, 21-28Domenica 16 agosto

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita.

La salvezza è questione di fede. Il Vangelo di oggi lo mostra senza alcun dubbio. Come il centurione pagano che si rivolge a Gesù perché guarisca il suo servo, anche la donna Cananea, appartenente al popolo più odiato dagli Ebrei e abitante la zona di Tiro e Sidone (notoriamente materialista e viziosa!), fa da contrappunto alle opposizioni di scribi e farisei, alla mancanza di fede dei compaesani di Nazareth e alla poca fede dei discepoli.

Il dono di Gesù – la guarigione a distanza, in questo caso – è per chi lo chiede con fede, con fiducia. Ma questo Vangelo dice ancora altro: mostra le difficoltà che anche in seguito incontrerà il passaggio della salvezza ai pagani. La fede soltanto, infatti, provoca l'intervento di Dio al di là di ogni barriera culturale o religiosa, allora come oggi. Gli apostoli cercano di dissuadere Gesù dall'intervenire e lo consigliano di "mandarla via"; così, nella missione verso i pagani più che missionari saranno tentati di essere dimissionari!
La preghiera della donna, invece, ha la forza del grido: Signore, abbi pietà, fammi grazia! Per ben tre volte lo chiama Signore! E Gesù l'esaudisce: la figlia fu guarita da quell'istante. L'ora della fede è la stessa della salvezza.

Il dialogo serrato tra la donna e Gesù, con l'intermezzo dei discepoli, riguarda "il pane dei figli" e a chi esso appartenga. La Chiesa degli inizi ben presto dovrà aprirsi alla missione verso i pagani e ricorderà questo episodio per comprendere che la vera distinzione non è data dalla geografia e tanto meno dalle culture: ogni muro è abbattuto dalla fede. Certo, il pane è per i figli, ma figli si è per la fede non per il sangue.
Resta anche, di questo Vangelo, la tragedia di una donna che vede morire la figlia e che, disperata, vince ogni vergogna e pudore pur di trovare un rimedio, una speranza. Quanti padri e quante madri, in mezzo a noi, vivono gli stessi drammi, la stessa disperazione! Chi può mai misurare il dolore di un genitore che vede spegnersi, fra le braccia, la vita di un figlio? Non ci sono facili parole consolatorie, né ragionamenti lenitivi. Di fronte a certe morti solo la fede nella vita eterna e nella resurrezione della carne può saziare una tale fame di speranza. Ed è proprio questo che ha mosso la donna Cananea ad andare incontro a Gesù. Di questo hanno parlato. Questo è accaduto.

È sempre salvifico l'incontro di Gesù col nostro cuore malato. Quello con la cananea allarga il dramma e la necessità di ricevere aiuto a tutta l'umanità; una tragedia dalla quale solo Dio può scamparci.
Il privilegio d'Israele rimane la via obbligata per tutta l'umanità come modello essenziale per avere salvezza: non l'uomo che s'innalza verso Dio, ma un Dio compassionevole che si abbassa fino agli uomini. Questa è la fede che Gesù trova nella donna; è la fede d'Israele, anzi in una misura che non si trova - come nel caso del centurione - in tutto Israele! Significa che non c'è scampo se non per chi ha bisogno e supplica di essere salvato.

La donna cananea, straniera e madre, rappresenta la Chiesa delle genti, la speranza per tutti i popoli, il bisogno di portare il Vangelo in ogni angolo della terra. Come il pane ai cagnolini: gesto di fede e umiltà, di fiducia nella misericordia e gesto d'infinita compassione.

Gesù la esaudisce, si piega su di lei, ma ne esalta la figura; quasi si converte alla fede di quella donna che sa bene come stanno le cose, che ha una fede grande quanto la sua umiltà. Nemmeno i discepoli fanno come quella madre che, per ottenere la guarigione della propria figlia, chiama per tre volte Gesù come Signore.

Mons Angelo Sceppacerca16 agosto 2020
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