Domenica 23 agosto | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 23 agosto

Liturgia: Is 22, 19-23; Sal 137; Rm 11, 33-36; Mt 16, 13-20Domenica 23 agosto

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Siamo a Cesarea di Filippo, nell'estremo Nord, in zona pagana, il punto più lontano da Gerusalemme. Qui Gesù chiede ai discepoli, con umiltà, "chi sono io per voi?". La domanda non nasce da una crisi di identità, ma si offre come strada per portare i discepoli dentro il suo mistero. E' la risposta a questa domanda, infatti, che costituisce il discepolo. Il problema non è interrogare Dio, ma lasciarci interrogare da Lui. Lui è e resta sempre un mistero; rispondergli, invece, costituisce l'avventura di essere uomini. Il cristianesimo non è una ideologia, neppure una morale, ma il rapporto personale con Gesù. Siamo alla svolta del Vangelo di Matteo: Pietro e gli altri riconoscono Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio. Quella di Pietro è la professione di fede cristiana: Gesù è il centro e il culmine della rivelazione di Dio perché è il Figlio. E Pietro diviene "pietra", un attributo di Dio stesso. La Chiesa si costruisce su questa pietra come la casa dei figli di Dio.

Il fatto che Gesù possa essere scambiato con Giovanni il Battista, Elia, Geremia e altri profeti dice chiaramente come Egli si collochi nel solco di una tradizione spirituale che Dio ha regalato ai padri ebrei e attraverso di loro all'intera umanità. Questa storia divina ora giunge al suo apice nella persona e nell'opera del Figlio di Dio. Riconoscere questo e trarne tutte le conseguenze è dunque evento decisivo. Non più la Legge e la profezia, non tanto i "segni" di Dio nella creazione, ma Dio stesso si rende pienamente presente alla storia nella persona di suo Figlio. L'accoglienza di Lui, seguire Lui, la comunione d'amore con Lui...è la fede. È la salvezza. Gesù è il Dio Salvatore del mondo.

In questo Vangelo Gesù fa il primo annuncio della sua morte e resurrezione. Per la prima volta parla della croce, che è scandalo per tutti, anche per Pietro che vorrebbe persuaderlo a fare altrimenti. In certo senso Pietro si mette davanti a Gesù. Ma Gesù deve andare a Gerusalemme perché lì, con le sue ferite, guarirà le nostre. Per questo Gesù rimprovera Pietro e gli ordina di rimettersi al suo posto, ossia dietro a lui. Questo è il vero senso del rimprovero: lungi da me! Non è un allontanarlo, ma un rimettere ordine nelle precedenze. Prima viene Gesù, il Santo, che è amore. Poi noi che dobbiamo seguirlo sulla stessa strada. Anche il primato di Pietro si spiega sul modello del primato del Signore che è venuto per servire e dare la vita. Il primato è un servizio nella fede e nell'amore. Così diviene anche principio di comunione e di unità.

La confessione di Pietro, l'umile pescatore di Galilea, è voce dei suoi compagni e indica al mondo intero e a tutte le generazioni future il punto assoluto della presenza divina e il luogo della salvezza per ogni uomo e donna della terra. Su questa "pietra" della fede si edifica la nuova comunità umana riconciliata e sposata con Dio.

La risposta di Pietro non è la deduzione di un discepolo che ha una maggiore e diretta conoscenza del Maestro. Nessun discepolo potrebbe arrivare a una dichiarazione simile. Nonostante i profeti e l'intera preparazione dell'antica alleanza sulla figura del Messia, tutto il popolo è disorientato di fronte a Gesù di Nazaret; quello che gli accade sotto gli occhi trascende ogni previsione. Persino Giovanni Battista, dalla prigione, manda i discepoli a chiedergli se è davvero Colui che deve venire.

La confessione di fede di Pietro è enorme perché dice che in Gesù – e solo in lui – c'è tutto Dio, tutta la verità, tutta la potenza. Significa anche, da parte nostra, che nessun altro è Signore e che ogni vita ha senso solo in rapporto a lui. Una realtà e una conoscenza non raggiungibili dall'uomo, ma possibili solo per dono di Dio e proprio a partire dal segreto dell'uomo-Gesù: è il Figlio di Dio! La Chiesa è fabbricata su questo segreto e anch'essa può apparire inadeguata al mistero che custodisce e al compito che Dio le affida. La beatitudine di Pietro è quella della Chiesa. Anche la Chiesa è puro dono di Dio. Per questo le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.

Il titolo dell'affresco del Perugino, Contestazione di Gesù Cristo Legislatore, è giustificato dal fatto che in secondo piano, sulla grande piazza lastricata, vi sono due scene di contestazione a Gesù Cristo: minaccia di lapidazione a destra e tentativo di arresto a sinistra. In primo piano invece è la consegna delle Chiavi: Gesù Cristo, rifiutato dall'antico Israele, fonda il nuovo Israele e lo affida a Pietro, nuovo Mosè e nuovo Aronne.

Cristo è in piedi, staccato dal gruppo; Pietro in ginocchio; in mezzo le chiavi: quella penzolante, scura, spicca sul marmo chiaro della piazza e rinvia l'occhio indietro fino al tempio, al centro di un ampio spazio inquadrato da due archi imperiali romani. Il solenne edificio ottagonale simboleggia soprattutto la Chiesa, edificata sulla roccia, cioè su Pietro, e perciò sempre solida e attuale. L'affresco è un commento al vangelo di questa domenica e si trova nel luogo stesso dove si elegge il papa, la Cappella Sistina.

Mons Angelo Sceppacerca23 agosto 2020
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