Domenica 13 dicembre - Terza di Avvento (B) | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 13 dicembre - Terza di Avvento (B)

Liturgia: Is 61, 1-2.10-11; Lc 1; 1Ts 5, 16-24; Gv 1, 6-8.19-28Domenica 13 dicembre - Terza di Avvento (B)

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

"Sono solo una voce, un servo neppure degno di sciogliere i calzari...". Eppure lo stesso Gesù non esitò ad indicare Giovanni come "il più grande dei nati di donna", come dire: l'uomo più grande della storia! Tutta l'iconografia cristiana, specie quella orientale, ne è splendida prova: al centro delle iconòstasi è sempre Gesù, e ai suoi lati Maria e Giovanni il Battista.
Come può, dunque, una semplice "voce" essere così grande? Può, perché è la voce che annuncia la Parola, il dito che indica il Verbo fatto carne, il Dio con noi. Questo è il Natale a cui ci stiamo avvicinando e Giovanni è il testimone vero per non correre il rischio di sbagliare strada.

Giovanni non è un profeta come tutti quelli dell'Antico Testamento perché ormai la Parola di Dio parla agli uomini in Gesù di Nazareth. Pur essendo solo "voce", Giovanni è grande perché è un testimone, una voce che contiene la Parola. Questo è il significato della testimonianza cristiana, nel senso che il cristiano non deve fare altro che questo: avere la Parola dentro la propria vita. Giovanni mai dirà di essere un testimone, perché farà coincidere la sua testimonianza con il diminuire e lo scomparire della sua persona. Giovanni si qualifica attraverso un non-essere ("Egli non era la luce") che non è di ostacolo, ma al contrario è via preziosa della sua testimonianza.

Sono chiare le parole di Paolo VI quando, pensando soprattutto alla mentalità dell'uomo di oggi, affermava: "Più che di maestri, abbiamo bisogno di testimoni". Una cultura che sembra aver dichiarato la morte della metafisica, riconoscerà solo quell'annuncio portato con la testimonianza della vita. Questa non è una metodologia nuova, una sorta di "tattica vincente". È la via tracciata da Gesù stesso. Uno fra i tanti padri della Chiesa che l'ha descritta in modo semplice ed efficace è Agostino: "Il Verbo di Dio, esistente in maniera incomunicabile presso il Padre, per venire a noi cercò la carne come suo mezzo espressivo; si inserì in essa, venne a noi e non abbandonò il Padre". Il "farsi carne" della Parola di Dio è, al tempo stesso, la più alta forma di comunicazione perché, nello stesso tempo, crea comunione.
Nell'esperienza, la parola e la vita si uniscono e ne nasce la testimonianza, la sola capace di trasmettersi agli altri. Senza la testimonianza non c'è né comunicazione né comunione. Se l'opposto della testimonianza, la menzogna (che è falsa testimonianza), è il reato più grave, l'origine degli altri mali (come insegna il racconto del peccato di origine), la testimonianza – al contrario – fonda la cultura e la storia.

Nel tempo di Avvento si staglia la figura del Battista, la voce prestata all'attesa di Israele e di tutta l'umanità. Nella voce di Giovanni vi è anche l'eco di ogni grido di uomo che non cessa di sperare. A differenza dei nostri mass media, che troppo spesso giustificano l'esistente e stanno comunque dalla parte del potente di turno, Giovanni – da vero profeta – svela la falsità e l'ingiustizia e, dando voce ai poveri e agli oppressi, riaccende in loro il desiderio di verità e di salvezza. Come profeta e testimone (martire) autentico, anche Giovanni subì il trattamento riservato a chi si vuol far tacere: la testa tagliata. Ma il suo compito è stato assolto, la Parola è stata udita e l'Agnello è stato indicato.

Il Vangelo dice che Giovanni venne "per rendere testimonianza alla luce"; e resta lui stesso come un faro nella notte perché è il testimone che ricorda, che ha nel cuore la Parola e la mette in pratica.

Mons Angelo Sceppacerca13 dicembre 2020
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