Domenica 7 marzo - Terza di Quaresima | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 7 marzo - Terza di Quaresima

Liturgia: Es 20, 1-17; Sal 18; 1Cor 1, 22-25; Gv 2, 13-25Domenica 7 marzo - Terza  di Quaresima

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo.

Se non bastano i miracoli per credere in Gesù, quali altri segni deve dare? Sullo sfondo della scena del Vangelo di oggi già s'intravvede la Risurrezione dai morti, il segno dei segni. Quando non bastano gli agnelli, la vittima la provvede Dio stesso: è Gesù, il Figlio amato, vittima, sacerdote e altare. E il suo corpo è il tempio nuovo, la vera casa del Padre.

Dopo un miracolo nuziale - non riportato dai sinottici - le Parole nel Tempio, dove Gesù si è recato perché è vicina la pasqua dei Giudei. Il Vangelo di Giovanni, dunque, è racchiuso tra una pasqua (dei Giudei) e l'altra (quella di Gesù), tra quella che ha dato inizio al popolo a quella che costituisce il nuovo popolo di Dio.

Il gesto violento è spiegato dalle parole che denunciano un Tempio trasformato in un mercato. Il rapporto con Dio non si compra, ma si riceve in dono, per solo amore. E l'amore sa anche indignarsi, farsi passione, persino "divorare" le persone di "zelo per la tua casa". È l'amore di Dio per l'umanità, un amore appassionato fino alla Passione del Figlio di Dio che muore e risorge. Ecco il segno offerto da Gesù. Se il primo segno a Cana annunciava l'amore nuziale tra Dio e l'umanità, il segno del corpo di Gesù crocifisso ne mostra il compimento - la consumazione delle nozze - nel sacrificio pasquale del Figlio di Dio.

Il cambiamento è radicale: dall'antica alla nuova alleanza, dalle pietre del tempio al corpo di Gesù, da un mercato allo sposalizio tra Dio e l'uomo. I segni di Gesù non sono prove per schiacciare l'incredulità, ma rimandi a significati più profondi, intimi, sponsali.

La risurrezione è accostata alla riedificazione perché "far risorgere" usa un verbo che vuol dire svegliarsi, levarsi, e quindi sollevare, innalzare, edificare.

La scena di Gesù che scaccia i venditori dal Tempio di Gerusalemme è così vivida e movimentata da attirare tutta quanta la nostra attenzione, col rischio di lasciare in ombra quello che più conta. I giudei avevano chiesto a Gesù "un segno" che giustificasse la sua azione e il Signore, in risposta, lancia una misteriosa sfida: "distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere". Solo dopo la risurrezione gli apostoli capiranno che il tempio di cui parlava Gesù era il suo corpo. Solo alla luce di Pasqua si comprende il rapporto fra il tempio profanato dai mercanti e il corpo di Gesù straziato sulla croce e risorto glorioso.

Mons Angelo Sceppacerca7 marzo 2021
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