23 maggio - Domenica di Pentecoste | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

23 maggio - Domenica di Pentecoste

Liturgia: At 2, 1-11; Sal 103; Gal 5, 16-25; Gv 15, 26-27; 16, 12-1523 maggio - Domenica di Pentecoste

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Gesù manda lo Spirito, il Consolatore, dal Padre a noi E a noi lo Spirito darà testimonianza di Gesù perché a nostra volta possiamo testimoniarlo come coloro che sono stati con lui fin dal principio, anche se siamo di questo secolo, perché Lui, lo Spirito, ci "inzuppa" in tutta la memoria delle Scritture. Lo Spirito ci porta fin dentro a tutta la storia della salvezza, in perfetta attualità. La "Parola" non ha bisogno di essere attualizzata, perché è nel presente di Dio; è la nostra storia, al contrario, che deve e può essere rinnovata dallo Spirito alla perenne novità della Parola di Dio.

È il 50° giorno di Pasqua, Pentecoste; è forte il soffio dello Spirito che spalanca le porte alla testimonianza della risurrezione di Gesù! È così grande questo soffio di vita che ancora non siamo capaci di portarne il peso, come dice Gesù. Tutto il tempo che abbiamo davanti sarà riempito dall'opera dello Spirito che ci condurrà a tutta la verità.

Lo Spirito "viene" a noi, per noi. Anche Gesù è venuto per noi. Nessuno viene per se stesso, ognuno è per l'altro. Ecco perché la nostra obbedienza non è costrizione, ma risposta di amore e di libertà. La nostra fede non appartiene a un monoteismo rigido perché il Dio di Gesù Cristo è "per l'altro", Dio è Amore! E proprio lo Spirito, nella sua testimonianza, è la presenza definitiva di Dio nella storia. È lo Spirito del Cristo risorto ormai presente nell'umanità e nella storia dell'uomo. Qui sta il principio della pace che non è un equilibrio tra due antagonisti, ma l'amore reciproco di due realtà che vivono l'una per l'altra.

Lo Spirito Santo, questo «sconosciuto». Padre Marko Ivan Rupnik, gesuita e artista dice che "lo Spirito Santo rischia di essere il grande dimenticato" ed è convinto che molte difficoltà dell'oggi – una vera e propria "siccità spirituale" – sono dovute proprio al nascondimento dello Spirito Santo nella vita dei cristiani e nella Chiesa: "Senza di Lui prima o poi anche Dio, Cristo, il Vangelo, la Chiesa ci diventano estranei. Senza lo Spirito Santo il Vangelo è una lettera morta, la Chiesa un'organizzazione sociale, l'obbedienza una manipolazione, Dio una teoria. Con lo Spirito Santo Dio diventa nostro Padre, Cristo diventa mio Signore e Salvatore, il Vangelo la parola della vita e la Chiesa una comunità che ci innesta nella Trinità".

Pentecoste è occasione per fare spazio allo Spirito Santo nella nostra vita. È importante la preghiera perché, quando preghiamo, è lo Spirito che prega in noi, che in noi grida "Abbà", Padre. Anche la bellezza può avvicinarci allo Spirito perché la verità rivelata è l'amore e l'amore realizzato è la bellezza. Solov'ev diceva che non sono le muse a ispirare gli artisti, ma lo Spirito Santo.

Mons Angelo Sceppacerca23 maggio 2021
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