Domenica 8 agosto | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 8 agosto

Liturgia: 1Re 19, 4-8; Sal 33; Ef 4, 30-5, 2; Gv 6, 41-51Domenica 8 agosto

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Il dono di Dio è Gesù, il figlio di Giuseppe. L'ironia dei giudei ("Di lui conosciamo il padre e la madre") non è frutto di conoscenza, ma dell'ignoranza di chi non sa cogliere la gloria dietro la carne. La parola di Gesù - "nessuno può venire a me se non lo attira il Padre" - è difficile perché sembra dire che nessuno può iniziare la strada verso la salvezza se Dio stesso non lo spinge a farlo e nessuno può andare a Cristo se il Padre non lo attira.

Dire "Io sono il pane della vita" è come dire che egli è la salvezza per sempre, perché è la vita terrena e divina, eterna; la vita come la possiede Dio. Questa è la differenza del pane-Gesù rispetto alla manna nel deserto; ma è anche la differenza fra la salvezza eterna del Signore rispetto a quella dello scampo dalle mani degli egiziani. La carne del Signore indica la sua umanità offerta, fino al sacrificio della vita... per la vita del mondo. E questo è anche segno e legame con l'Eucaristia.

La conoscenza di Dio passa per Gesù, il Figlio. E si va al Figlio attirati dal Padre; questo è il percorso per accostarsi al mistero di Dio. Tutto è solo dono di Dio. E il dono di Dio è un pane che chi ne mangia non muore in eterno, perché è un pane disceso dal cielo: è la carne di Gesù, la sua corporeità, il suo essere uomo tra noi. È una carne data, offerta, immolata per la vita del mondo. Il mondo, noi stessi, così amati da Dio!

Nella persona, nell'insegnamento e nell'opera di Gesù veniamo, impariamo che Dio non cerca la propria gloria perché è Amore e l'amore cerca sempre l'altro. Anche tra il Padre e il Figlio, ognuno cerca la gloria dell'Altro. L'Amore è la glorificazione dell'Altro. L'amore è un sovrappiù, come le ceste avanzate dopo la moltiplicazione dei pani. Mentre la gente lo cerca perché vuole del pane, Gesù spiega che l'importante non è il pane, ma quel sovrappiù che è la condivisione del pane, l'offerta, l'amore che ci mette in comunione col Padre e con i fratelli. Questo pane è la vita eterna.

"Come il legno della vite, piantato in terra, dà frutto a suo tempo, come il grano di frumento, caduto in terra e marcito, sorge molteplice, allo stesso modo i nostri corpi, nutriti dell'Eucaristia, deposti in terra e qui dissolti, risorgeranno a suo tempo perché il Verbo di Dio elargirà loro la risurrezione a gloria di Dio Padre. Dio non ha... tollerato che ci dissolvessimo nella terra" (Ireneo di Lione).

Mons Angelo Sceppacerca8 agosto 2021
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