Domenica 2 gennaio - Seconda dopo Natale | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 2 gennaio - Seconda dopo Natale

Liturgia: Sir 24, 1-4.12-16; Sal 147; Ef 1, 3-6.15-18; Gv 1, 1-18Domenica 2 gennaio - Seconda dopo Natale

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l';hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.

Siamo alla fonte di ogni cosa, come alla prima delle parole sacre della Bibbia; questo Vangelo ci porta in Dio stesso, principio di tutto e di ciascuno di noi messo nella condizione di essere veramente suo figlio. La vita in Dio - dove il Verbo è tutto rivolto al Padre - è anche la sostanza della nostra vita: veniamo da Lui, di Lui viviamo e a Lui torniamo. Anche tutta la creazione ha nella Parola la propria origine perché tutto è stato fatto per mezzo della Parola. Questa Parola, per noi uomini, è più che per le altre creature: è vita, è luce, ci fa essere e ci fa coscienti di essere, consapevoli del destino di partecipazione alla vita stessa di Dio.

Fin dal principio è lotta fra la luce che splende e le tenebre che la rifiutano; queste, però, non "l'hanno vinta". È il dramma della storia, ma anche la certezza dell'esito dell'assoluta inferiorità delle tenebre di fronte alla luce. La venuta di Giovanni è vero evento divino. Giovanni, la sua persona e la sua missione, sono eventi divini perché portano e mostrano la testimonianza non attraverso una manifestazione di potenza ma, al contrario, nel segno della piccolezza dinanzi a Gesù, il Messia Salvatore. Proprio il non-essere di Giovanni è il segno prezioso della sua testimonianza.

La luce è quella vera perché non nascosta e ormai mostrata a noi, per noi. È la prova della fedeltà di Dio alla sua promessa. La luce è vera perché illumina ogni uomo; non c'è oscurità che non viene rischiarata dal dono che è questa luce. Il mondo che gli si oppone dice la struttura della creazione in esilio da Dio e la sua prigionia nel male che dà la morte. A chi accoglie la luce del Verbo è data la grazia di diventare figli di Dio. Non lo si diventa per merito dei "sangui" dei sacrifici degli animali, ma solo per la volontà di Dio.

Il Verbo si fece carne, quasi annullandosi nella carne della condizione umana, anche la più piccola e ferita. Il Verbo di Dio si vela nella povertà dell'uomo. Eppure quella carne, l'umanità di Gesù, è la massima rivelazione sia di Dio sia dell'uomo secondo Dio. Capace perfino di mostrarci la gloria che non era possibile vedere. Questa gloria ora si è fatta visibile nella sua suprema manifestazione, il Crocifisso. È per mezzo di Gesù Cristo che si sono rese presenti e pienamente manifestate la misericordia e l'amore di Dio.

Se il Verbo si è fatto carne, il Risorto si è fatto Chiesa. E, prolungando la logica dell'incarnazione, ha voluto che anche la sua Chiesa fosse non solo universale, ma anche particolare. Chiesa particolare in senso pieno è la comunità Diocesana riunita intorno al Vescovo. Ma, all'interno della Diocesi, la vita ecclesiale si circoscrive ulteriormente in altre figure minori, specialmente le parrocchie, dove ci si incontra, ci si chiama per nome e ci si guarda negli occhi, dove l'appartenenza può essere sperimentata come in una famiglia. Il Verbo di Dio, che si è fatto carne e ha messo le sue radici in Israele, vuole che anche i credenti in lui siano ben radicati in una concreta esperienza di comunione, situata in un preciso contesto e nello stesso tempo aperta all'universalità.

Nell'inno di Giovanni si avverte la commozione, la meraviglia e la gioia dell'evangelista e dei primi testimoni. Sentimenti forti che si ritrovano lungo la storia della Chiesa nei santi e nei mistici cristiani. La Beata Angela da Foligno, grande mistica francescana, sul letto di morte, rivolta ai figli spirituali che la circondavano, esclamò: "Il Verbo si fece carne". Poi rimase assorta in contemplazione per oltre un'ora. Quindi, come ritornando a proseguire il colloquio, aggiunse: "Ogni creatura viene meno. Tutta l'intelligenza degli angeli non basta". Allora gli astanti domandarono: "Non basta per che cosa?". E lei concluse: "Per comprendere".

Mons Angelo Sceppacerca2 gennaio 2022
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