3 maggio - Santi Filippo e Giacomo | Commento al Vangelo

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3 maggio - Santi Filippo e Giacomo

Liturgia: 1Cor 15, 1-8; Sal 18; Gv 14, 6-143 maggio - Santi Filippo e Giacomo

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

3 maggio – ss. Filippo e Giacomo - Festa

La tradizione vuole che le loro reliquie sarebbero state deposte sotto l'altare della basilica romana dei Dodici Apostoli, il giorno della dedicazione. Per questo vengono festeggiati insieme, in occidente. Ma è un'occasione provvidenziale per legare Gerusalemme a Roma.
Filippo: conosciamo le circostanze della sua vocazione. Di Betsaida, come Andrea e Pietro, sente la voce di Gesù che gli dice: "Seguimi" (Gv 1, 43-44). È il dono gratuito della fede. Filippo si fa subito apostolo presso Natanaele (Gv 1, 44-48) al quale dice: "Vieni e vedi". Nome di origine greca; forse per questo all'ingresso di Gesù a Gerusalemme i Greci si avvicinarono a Filippo dicendo: "Vogliamo vedere Gesù". E' spesso con Andrea (moltiplicazione dei pani: "dove possiamo comprare del pane per tanti?". Andrea: "c'è qui un ragazzo..."; portavoce dei Greci presso Gesù: "Filippo andò a dirlo ad Andrea e insieme andarono a dirlo a Gesù"). Insieme rappresentano le sorti della chiesa dell'Asia minore. Costantinopoli fu fondata da Andrea, il primo dei chiamati. Filippo vi ha diffuso il Vangelo e vi è stato martirizzato.
Per un greco la sapienza è rivolta alla contemplazione dell'essere supremo. Filippo chiede: "Mostraci il Padre". Gesù risponde che vedere il Padre è riconoscerlo nel Figlio fatto uomo.

Giacomo, figlio di Alfeo, detto il Minore, è cugino di Gesù. Dopo Pentecoste fu scelto come primo vescovo di Gerusalemme. Dopo 30 anni di episcopato (un ruolo tra i più importanti fra i Dodici), fu precipitato dal tempio e finito a sassate dagli Ebrei. Ha una Lettera con le esigenze della legge cristiana. Invita alla speranza tutti coloro che vivono lontani dalla terra santa e li invita a fondare "l'Israele di Dio". Il risorto gli apparve.
Entrambi furono pronti a seguire Gesù. Comprendendo che la sequela è rispondere alla chiamata del Padre. Il Figlio, il Padre, lo Spirito: il Vangelo di oggi è tutto trinitario, ma svela e copre allo stesso tempo. Più che spiegare, invita ad entrare nel gioco, nella danza (pericoresi) trinitaria. Perché solo così si può entrare nella discrezione di Dio.

Sulla "discrezione", un maestro dello spirito ha scritto pagine incomparabili. Alcuni brevi passaggi: "Soltanto Dio rispetta in maniera assoluta la libertà dell'uomo. Egli la crea: non certo per pietrificarla o violarla. Perciò Dio non grida mai, né impone. Invece suggerisce, propone, invita. Non dice: "Io voglio...", ma "Se vuoi...". Certe espressioni come "comandamenti di Dio", "volontà di Dio" devono essere criticate e comprese grazie all'amore. Dio non rimprovera: egli abbandona questo dovere alla nostra coscienza. "Egli è più grande del nostro cuore" (1Gv 3, 20). Rimane nascosto per non essere irresistibile, la sua invisibilità è pudore. Non vuole che di lui si possano fornire le "prove" così che la nostra ragione rimanga "incastrata".

L'indiscrezione (che è l'opposto della discrezione), incompatibile con l'attributo divino della maestà, significherebbe un allargamento dell'amore di sé! Quella stessa realtà che, in fondo, noi andiamo scoprendo alla radice dei nostri imperialismo e dei nostri clericalismi. Ma la voce di Dio a malapena di distingue dal silenzio: è una "voce di fine silenzio". Non è "timidezza" perché la timidezza si innesta sull'orgoglio e impedisce l'audacia. Invece l'audacia di Dio è infinita: creazione, incarnazione. Cos'è allora la discrezione? Forse castità? Gregorio Nazianzeno, che era anche poeta, ha scritto: "Prima Virgo, sancta Trinitas", "La prima Vergine è la santa Trinità". Ecco, parlare della Trinità richiede tutte le virtù che aiutano a comprendere il mistero di un amore casto, purissimo. Partecipandolo si entra nella dinamica della vita trinitaria attraverso la via, la porta, che è Gesù.

Mons Angelo Sceppacerca3 maggio 2024
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