La salvezza ed il rilancio dei piccoli Comuni del Molise | Diocesi di Trivento

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La salvezza ed il rilancio dei piccoli Comuni del Molise

La salvezza ed il rilancio dei piccoli Comuni del MoliseNel Molise su 136 Comuni la maggior parte, nella quasi totalità nelle aree montane interne, conta meno di mille abitanti e vive ormai da anni una condizione di spopolamento progressivo dovuta soprattutto ad una situazione economica pesante incapace di produrre occupazione soprattutto tra i giovani.

La classe politica che amministra la Regione, le Province ed i Comuni, con le dovute eccezioni, si è preoccupata molto poco di educare le giovani generazioni alla cultura del lavoro e dell’impresa, ma, per alimentare il bacino clientelare dei voti per i partiti, ha alimentato attese, spesso deluse, per il cosiddetto posto.
Sul nostro territorio di conseguenza sono rimasti quelli che hanno scelto d’inserirsi tra la fila dei questuanti o chi ha maturato una grande qualifica professionale ed una robusta preparazione personale, che in qualche modo hanno consentito di avere un lavoro in loco.

Gli altri sono stati costretti all’emigrazione e la loro intelligenza e volontà di lavoro spesso ne hanno fatto, all’estero o in altre regioni, fior d’imprenditori o di professionisti.
Viviamo in un piccolo paese del Molise centrale, nel cui territorio ormai i Comuni hanno raggiunto una dimensione talmente anemica di popolazione da non dare adito forse neppure più alla speranza; noi, invece, vorremmo con caparbietà ancora nutrirla e proprio per questo nello scorso novembre, in un convegno tenuto a Trivento, abbiamo provato a suggerire alla classe politica ed a tutti i cittadini delle aree interne un dibattito largo sul territorio capace di portarci ad un tavolo di lavoro per l’elaborazione di un serio ed articolato progetto di sviluppo per i piccoli Comuni delle aree interne da promuovere e finanziare.
Questa ci appariva e ci sembra ancora la via migliore per un rilancio economico di territori del Molise altrimenti inesorabilmente destinati allo svuotamento demografico.

Il Consiglio Regionale del Molise sceglie un’altra strada, purtroppo a nostro avviso ancora legata all’assistenzialismo e subdolamente orientata al possibile clientelismo di sempre.
In questa direzione ci pare vada la legge “ incentivi a favore dei piccoli comuni molisani atti a favorire la ripopolazione (sic!) ed a contrastare lo spopolamento” approvata nella seduta del 17 febbraio 2009, con i voti della maggioranza e l’astensione della minoranza, senza aver sentito in merito neppure le parti sociali e dopo aver convocato l’ANCI solo a ridosso della data di approvazione.
In tale provvedimento, se escludiamo la lodevole finalità generale dell’art. 1 in cui si dice di volere “la promozione ed il sostegno delle attività economiche, sociali, ambientali, culturali in essi esercitate e la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale, rurale, storico-culturale custodito in tali comuni”, leggiamo d’incentivi del tutto vaghi ed indeterminati sul piano della quantificazione delle risorse e sulle condizioni di accesso, tra l’altro più legati a servizi sociali che ad attività economiche capaci di aiutare l’occupazione giovanile.

Nella legge ad esempio non si precisa alcun rapporto tra i contributi previsti alle persone ed il loro reddito; anzi, con “forme aggiuntive di sostegno all’indennità di residenza”, si privilegiano ancora soggetti come i farmacisti già adeguatamente incentivati e per giunta operanti come una delle tante caste a regime di monopolio.
A parte una graduatoria generale del disagio, determinata dalla Giunta regionale ed aggiornata annualmente, per il resto gl’interventi previsti rimangono del tutto generici e rimandano ad atti successivi della stessa Giunta, eliminando qualsiasi forma di coinvolgimento negli stessi quantomeno dei Comuni interessati.

Ma procediamo con ordine.
L’art. 3 si preoccupa di sostenere servizi come centri polifunzionali o istituti scolastici, dimenticando che i piccoli Comuni del Molise le scuole le hanno perse quasi tutti da un po’ e che altri servizi, come ad esempio gli uffici postali, hanno chiuso o funzionano per fasce orarie.
Qui ad esempio la logica dei poli scolastici zonali ed intercomunali non è proprio di casa!

Nell’art. 5 è previsto un incentivo per l’insediamento nei piccoli Comuni “stabiliti in euro 2 mila annui, da erogarsi per un massimo di cinque annualità consecutive, previa verifica del mantenimento della residenza o della sede di effettivo svolgimento dell’attività economica”.

In tale disposizione nulla è in relazione al reddito delle persone e soprattutto alla garanzia dell’effettivo domicilio reale nel paese in cui si chiede la residenza.
Al riguardo lasciateci essere sospettosi dopo aver visto spostamenti provvisori di residenza in piccoli Comuni finalizzati all’inserimento nelle liste elettorali.
Ancora più indeterminate e quindi lasciate anch’esse agli atti successivi di Giunta sono le agevolazioni tributarie ed economiche previste nell’art. 6 per attività commerciali ed artigianali.
Ora, signori miei, che una Regione voglia incentivare delle attività commerciali con duemila euro annui e qualche sgravio fiscale fin qui ancora tutto da precisare dopo aver affossato proprio le piccole attività commerciali nei paesi, favorendo la diffusione della grande distribuzione, lasciateci dire che diventa davvero ridicolo, grottesco e rappresenta una vera e propria beffa per quanti a suo tempo hanno dovuto chiudere la propria piccola azienda!

Addirittura le “agevolazioni per favorire l’insediamento e il mantenimento della residenza, anche per l’acquisto dell’abitazione principale, per la ristrutturazione di vecchi edifici o case” ed il “contributo spese una-tantum per ogni nuova nascita od adozione avvenuta all’interno di famiglie residenti” nei piccoli Comuni non hanno alcun riferimento al reddito delle famiglie cui sono destinati.

Il Consiglio Regionale del Molise con riferimento al provvedimento nazionale di Ermete Realacci avrebbe dovuto pensare ad una legge in grado d’impedire realmente lo spopolamento delle aree interne della regione e di rilanciare attività economiche legate alle risorse locali, ma anche alle nuove forme dell’economia della conoscenza.
Nulla di tutto questo per noi nella legge in questione appena approvata e che presto diventerà esecutiva.

Come vorremmo sbagliarci, ma la nostra sensazione è che da noi ancora si scelga l’assistenzialismo, come già si è fatto con i fondi Pop e quelli dell’art. 15.

Se si avesse solo un po’ di coraggio per verificare i risultati in termini di occupazione reale di tutti i fondi fin qui impegnati, forse si capirebbe che c’è la necessità di imboccare un percorso politico davvero innovativo.di Umberto BerardoTrivento (CB), 5 marzo 2009

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