Voglio un novembre illuminato la solennità di tutti i santi e riscaldato dall’omaggio doveroso tributato ai defunti, non un novembre annebbiato e intristito dalla paura della morte | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Voglio un novembre illuminato la solennità di tutti i santi e riscaldato dall’omaggio doveroso tributato ai defunti, non un novembre annebbiato e intristito dalla paura della morte

Voglio un novembre illuminato la solennità di tutti i santi e riscaldato dall’omaggio doveroso tributato ai defunti, non un novembre annebbiato e intristito dalla paura della morteAd Alessandro I Romanov, visitando egli il palazzo delle Tuileries, mostrarono con orgoglio il salotto detto della pace costruito per volere di Napoleone e arredato su suo disegno personale. L’imperatore russo con immediata spontaneità esclamò: non capisco a che cosa servisse il salotto della pace al bellicoso Napoleone!

Novembre mese dei santi, novembre mese dei morti: che ne facciamo della chiamata alla santità e del pensiero della morte?

Cito a memoria due proverbi popolari, molto diffusi una volta nel mondo rurale e che riassumevano la saggia esperienza dei nostri contadini.

Novembre o bello o brutto
in campagna si secca tutto.

Ricordati che per la festa di Tutti i Santi
devi riprendere il mantello e indossare i guanti

La campagna in novembre inizia un lungo ma necessario letargo: la linfa esploderà di nuovo nel turgore della prossima primavera.

La vita cristiana deve prendere vigore non dalla paura della morte, ma dal pensiero responsabile che la vita nostra dopo la morte sarà ancora più bella, più piena, più luminosa, più splendida.

Le festività religiose, purtroppo, quelle che erano di supporto e di sostegno alla vita quotidiana, ora sono relegate al devozionalismo di pochi nostalgici, mentre la vita quotidiana di molti, diventata anemica, scivola sul versante di una esistenza sempre più arida e più squallida.

Si può, si deve rispolverare ed indossare il mantello della fede, se ci si vuol proteggere dai rigori di questa nostra società caotica, che non ha più futuro, visto che si lascia imbastardire continuamente da sterili diatribe, da inutili polemiche e da permalosi ricatti.

E che fine hanno fatto allora i guanti delicati del rispetto verso tutti, della difesa dei più deboli e del servizio disinteressato?

Si racconta che il popolo di Firenze, ripensando a quanto aveva fatto per la sua patria Cosimo dei Medici, ambizioso e prepotente prima di ottenere la sovranità della città, generoso e mecenate dopo il conseguimento del governo della Signoria, diceva di lui: sarebbe stato bene che il nostro principe non fosse mai nato, e poi che non fosse mai morto.

A pari titolo potremmo dire: sarebbe stato bello che non ci fosse stata mai la morte, meno male che per tutti ci sarà la risurrezione finale.

Don Mimì Fazioli

di don Mimì FazioliTrivento (CB), 3 novembre 2009

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