San Valentino, è la festa degli innamorati, concediti una pausa di riflessione! | Diocesi di Trivento

Riflessioni

San Valentino, è la festa degli innamorati, concediti una pausa di riflessione!

San Valentino, è la festa degli innamorati, concediti una pausa di riflessione!

Di amore ne parlano tutti, a proposito e a sproposito. Ci sono i denigratori (questi ironizzano: come può l’amore sopravvivere nel matrimonio!), gli scettici (sono coloro che affermano: un anno fuoco e fiamme, poi solo cenere e fumo) e gli esaltati (cioè tutti quelli che passano tranquillamente da un’avventura amorosa ad un’altra).

Per fortuna c’è ancora la Parola di Dio che ci illumina ed anche l’esperienza quotidiana che ci conforta.

Il Cantico dei Cantici, infatti, quando afferma: «Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio / perché forte come la morte è l’amore / tenace come l’inferno è lo slancio amoroso. / Le sue vampe sono fiamme di fuoco / una fiamma del Signore», ci rivela che più forte della morte è l’amore.

Di fatto, non ci sono al mondo cose più importanti dell’amore che l’uomo possa possedere, tutto questo ce lo spiega questa storiella: un uomo, un giorno, punì severamente il suo figlioletto di circa 5 anni per la perdita di un oggetto prezioso di grande valore perché in casa di denaro, in quel periodo, ce n’era poco e serviva per sopravvivere. La mattina successiva il bambino portò un regalo al padre e gli disse: "Papà è tutto per te". Il padre restò visibilmente imbarazzato; ma lo stupore si tramutò subito in rabbia quando, aprendo la scatola, vide che dentro non c'era nulla, era vuoto. Disse in modo brusco: "Non lo sai che quando si fa un regalo, si presuppone che nella scatola ci sia sempre qualcosa di buono?". Il figlio lo guardò dal basso verso l'alto e con le lacrime agli occhi rispose: "Papà,... non è vuoto. Ho messo dentro tanti baci, fino a riempirlo". Il padre si sentì annientato. Si inginocchiò e mise le braccia al collo del suo piccolo e gli chiese perdono. Passò del tempo e una terribile disgrazia gli portò via il bimbo. Per tutto il resto della sua vita, il padre tenne sempre la scatola vicino al suo letto e, quando si sentiva scoraggiato o in difficoltà, apriva la scatola e tirava fuori un bacio immaginario, ricordando l'amore che il figlio ci aveva messo dentro.

San Valentino: è la loro festa e perciò gli innamorati, estatici, guardano la stella, si legano alla stella finta e bella delle loro illusioni e vi ricamano i sogni della loro fantasia e, poi, fissano i loro sguardi smarriti al bagliore delle speranze perdute e altro non fanno che gioire e piangere d’amore.

Quanti gli amori perduti, quanto perduto dolore tra le pagine nascoste delle umane delusioni! Ma non esiste la paura per chi sa amare e neppure esistono pesi da rimuovere, coloro che per felicità molto amore danno, questi sì che capiranno la Verità, che non è per un solo momento e nemmeno fonte di tormento, ma essa tutto illumina e tutto allieta.

Quante tempeste nel tuo cuore burrascoso e impaziente. Quante giornate chiare di pace, nitida e pura, ti ha offerto l’amore, dopo notti oscure e senza stelle nel cielo, riconciliandoti con Il profumo di fiori e ripercorrendo il ricamo degli antichi frammenti dei ricordi che resistono alla fragile dimenticanza del tempo?
Amore e speranza camminano insieme, accompagnano festosi i passi di ognuno e fanno percepire che tutta la vita è un dono, un grande dono di Dio.

Via, perciò, le melanconie delle ombre migratorie dei profondi rimpianti: l’amore vero ha un orizzonte infinito che sorpassa ilconfine del sole e riempie le profondità sconfinate del mare.
Quanti si dovrebbero chiedere se il loro è vero amore: perché non si accorgono che è intriso di orgoglio, fonte di dolore reciproco, emanazione di desiderio di possesso, sentimento camuffato che si risolve poi in un narcisismo prepotente, che non abbassa mai la testa, che si sfoga in un pianto patetico,che calpesta la dignità dell’altro e mira solo a distruggere.

Per l'immenso amore ci si sveglia al canto mattutino dei sacri doveri e per godere insieme del candore dei sentimenti e per incontrare anche gli altri con occhi trasparenti, con il riflesso dello spirito altruistico e con lo sguardo penetrante della cristiana carità.

Ritorna anche tu, per un attimo, al vostro primo incontro: in quel giorno hai avuta la sensazione di trovarti davanti a una persona da tempo conosciuta, al tuo vero angelo custode, mentre i suoi occhi parlavano e pian piano conoscevano tutto di te, era come la normalità di un desiderio avverato. Da quel giorno non hai mai più dimenticato le sue parole e ogni volta che ti soffermi su quel ricordo, su quella sua immagine, percepisci bene una presenza, un'energia, una guida e chissà, per te che credi nella spiritualità e, oltre ogni percezione sensoriale, nelle energie comunicate, tutto questo era un segno tangibile, una risposta programmata del buon Dio.

Se gli innamorati guardano il cielo riguardano, difendono bene, anche il loro amore. Un amore tenero e caldo che né il sole acuto dell’estate potrà sciogliere mai, né la pioggia gelida dell’inverno riuscirà a spegnere. In ogni autunno quest’amore non sarà mai come una foglia secca che trema allo spirare dei venti di bora, perché l’amore è quel tenace virgulto che l’eterna primavera della vita incorona e irrobustisce, anche quando l’ombra del dolore fa capolino nelle pieghe del quotidiano vivere.

Stare l’unoal fianco dell’altro non è per scrivere sulla sabbia e poi lasciarvi un’impronta passeggera. Nessuno incide l’amore vero sulla sabbia. Chi canta l’amore, o diventa egli stesso canto d’amore, ricerca un respiro che parta dalla finestra del cuore e che non si arresta se non prima di riempire di freschezza l’orizzonte infinito del cielo. E ogni volta che si guarda un tramonto dorato ciò non è mai per decidere la fine, ma per continuare, ancora e sempre, come nell’alba sfavillante di una eterna avventura.

Allora..., ognuno di noi conservi gelosamente la scatola piena di baci e di amore incondizionato dei genitori, del coniuge, dei figli, dei propri amici e, soprattutto, di Dio.

don Mimì FazioliTrivento (CB), 10 febbraio 2011

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