Per chi suona ancora la campanella? Un po’ per chi raccoglie e un po’ per chi vuole seminare | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Per chi suona ancora la campanella? Un po’ per chi raccoglie e un po’ per chi vuole seminare

Per chi suona ancora la campanella? Un po’ per chi raccoglie e un po’ per chi vuole seminare Sono tra quelli che erano abituati, il primo ottobre, a mettersi la cartella a tracolla e recarsi ogni mattina alla scuola: la scuola per socializzare, la scuola per apprendere, la scuola per entrare un giorno nella vita. Le vacanze, il tempo libero, il divertimento quasi te li dovevi scordare e riparlarne a giugno, a Dio piacendo, se non c’erano materie da riparare.

Dicono che: ad un gatto ventisette anni di vita bastano ed avanzano, un leone a trenta anni già è un vecchio inutile leone, un cavallo a quaranta anni può mettere fine al suo sudato lavoro, ad un'anguilla cinquantacinque anni sono più che sufficienti per sgusciare tra mille trabocchetti, ad un elefante sono concessi ben settantasette anni per passeggiare devastando nella savana e solo la tartaruga può godersi i suoi lenti centocinquanta beati anni di vita.

Poi, alla fine, su tutti, uomini ed animali, un triste giorno incontrastato piomba il tempo, che “atterra” tutti e sembra che trionfi su tutto, sovrano indiscusso!

Invece l'uomo, arrivato ai faticosi ottanta o novanta anni, si libera dal tempo e lo supera! Questa è la nostra vera grandezza, questa la nostra grande responsabilità: essere, insieme, fragili e resistenti, mortali ed eterni!

Chiesero un giorno al filosofo Talete quale fosse la cosa più antica del mondo; egli rispose: Dio, poiché non ha principio. Gli chiesero ancora: e la cosa più saggia? Il sommo matematico sentenziò: è il tempo che ci fa dimenticare ogni cosa. Risposta questa che da una parte, quella di chi guarda con nostalgia solo al passato, potrebbe sembrare vera, ma dall’altra, quella di chi ha fede e guarda al futuro, risulta un assioma veramente errato, o come direbbe il nostro corregionale Di Pietro “è un errore completamente sbagliato”.

Questo sta a significare che lo scienziato, nel migliore dei casi, è un buon conoscitore delle cose, ma non è ancora saggio. La persona saggia invece è colui che riesce a temperare e armonizzare la conoscenza con il discernimento. Un piccolo esempio: come la gente che non è puntuale non si rende conto che spreca non solo il proprio tempo, ma soprattutto spreca il tempo degli altri come se gli appartenesse, appropriandosene ingiustamente, così io devo stare attento, abituato come sono a dire spesso «domani», anche se qualche volta lo faccio per prudenza, la maggior parte delle volte è chiaramente per pura e semplice pigrizia, se non addirittura per autentica viltà.

In altre parole se fin dal primo mattino perdo un'ora, invano la cercherò, per recuperarla e valorizzarla, nel corso di tutta la giornata.

Ognuno di noi ha l'età che si fa con le proprie abitudini: ciascuno in questo autunno caldo raccoglie sì i frutti che in passato ha seminato, ma ancora più saggiamente può iniziare a seminare tutto ciò che nel futuro e nell’eternità desidera raccogliere.don Mimì FazioliTrivento (CB), 30 settembre 2011

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