Beviamoci anche l’amaro del dopo-elezione: se Trivento piange, Frosolone non ride! | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Beviamoci anche l’amaro del dopo-elezione: se Trivento piange, Frosolone non ride!

Beviamoci anche l’amaro del dopo-elezione: se Trivento piange, Frosolone non ride! Non ancora si placa il clamore post-elettorale, l’entusiasmo di chi ha vinto e la delusione di chi ha perso. I veleni del dopo-voto ancora sono micidiali, pronti a far scattare ricorsi o ritorsioni. Per l’occasione proporrei, adattandolo alla situazione elettorale, un vecchio assioma: sfidarsi è bene, non sfidarsi è meglio!

Da osservatore profano della politica, sprovveduto ed ingenuo come sono, mi permetto di fare tre, anzi quattro, semplici chiose.

Stando ai risultati prima delle verifiche ufficiali e dei temuti ricorsi, mi chiedo: per il prossimo quinquennio saremo amministrati da un governatore ex-democristiano di sinistra che amministra tranquillamente con collaboratori di destra o ci verrà annunciato che ha vinto un presidente ex-democristiano di destra che si è scelto per compagni di merenda collaboratori di sinistra?
Si è parlato tanto di bipolarismo e di bipartitismo come soluzione santa e miracolosa, un vero toccasana contro tutti i mali causati dai protagonisti della prima repubblica. Invece anche ora abbiamo assistito non solo a miriadi di liste dai titoli roboanti ed incomprensibili, a voli a della quaglia, spericolati salti di stambecco, a tane privilegiate per gatti randagi, a casacche che si vestono e si svestono con una leggerezza senza ritegno. Come sulle parolacce alla televisione, mettiamo veramente un po’ di vero bip… bip… alle incoerenze di chi sputa su un piatto e dopo qualche settimana ci vuol far mangiare i propri elettori. Si perché loro hanno sempre riservati per sé piatti privilegiati, anzi … piatti d’oro.

Il rimedio? Coloro che cambiano partito stiano in quarantena per un quinquennio e dopo, se mai, se ne riparlerà!
In alcuni grossi centri, come quelli citati nel titolo, ma non solo, ci si lamenta perché non si è riuscito ad eleggere un solo rappresentante locale. Ma non dovrebbe essere chiaro e incontrovertibile che ogni eletto si debba svestire degli abiti paesani e si deve sentire, a tempo pieno, coinvolto, onorato e preoccupato per tutto il territorio regionale e non solo per il proprio orticello di casa? Se abbiamo amministratori di così strette vedute e di basso profilo istituzionale, anche in questo caso, un rimedio coraggioso e innovativo ci sarebbe: come per il nome del capo di un gruppo di liste si son fatte le primarie, nei centri, presso i quali serpeggia la delusa amarezza, si potevano fare preventivamente le primarie distinte tra i soli candidati locali sia del gruppo di destra e così anche per quelli di sinistra e avere il coraggio di proporre in paese il vincente agli elettori. Così ora Trivento e Frosolone avrebbero avuto non uno ma forse due rappresentanti, uno di sinistra e uno di destra. La matematica non è un’opinione, è la voglia di mangiare troppo che appanna la mente!

Un’ultima riflessione vorrei riservarla agli esagerati costi della politica. E’ questo un problema grande e grosso come una montagna e che offende i più deboli. E’ infatti sotto gli occhi di tutti che chi riesce eletto ha fatto tombola e sistema sicuramente in modo definitivo se stesso (e a volte anche amici, parenti ed amanti fino alla terza o quarta generazione). Un modo onesto e impeccabile ci sarebbe per uscirne fuori, ed è questo: io che mi candido dichiaro e certifico il mio attuale stipendio che è e resta tale per sempre, come amministratore mi si daranno i soli rimborso-spese effettivi, e quando termina il mio mandato io riprenderò tranquillamente la mia attività senza foraggiamenti spropositati di benefit, di vitalizi e di contributi, questi sì veramente esagerati e scandalosi, di reimmissione in attività professionale.
Comunque, camminando a piedi per le strade, cerchiamo di aver pietà di tutti quei santini elettorali che ancora ci guardano, afflitti ed infangati, evitiamo di calpestarli: non sono semplici foglie morte, potrebbero ancora far male. Loro si ritengono ancora grandi, ma, forse, non hanno saputo mai fare un granché di grande.don Mimì FazioliTrivento (CB), 26 ottobre 2011

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