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Verso la fine delle autonomie locali?

Verso la fine delle autonomie locali? I cittadini chiedono con forza la riduzione dei costi della politica con l'eliminazione di sprechi e privilegi soprattutto là dove il denaro pubblico viene sperperato.
Il Parlamento, invece di rimuovere tali anomalie con la riduzione del numero dei deputati e senatori, con l'abbattimento delle indennità di tutti gli eletti nei sistemi di rappresentanza e con l'eliminazione degli enti inutili, pensa di tenere buona la protesta della società civile con dei provvedimenti che si concentrano nella riduzione della spesa negli enti locali e soprattutto verso i piccoli Comuni dove notoriamente si sa che le spese per l'amministrazione non sono certo le più elevate.

Già L'art. 1, comma 2, della Legge 26 marzo 2010 n. 42 aveva disposto la riduzione del 20% dei consiglieri e degli assessori provinciali e comunali; ora l'art. 16, comma 17, del D. L. 13 agosto 2011 n. 138, convertito in Legge 14 settembre 2011 n. 148 riduce ulteriormente il numero dei consiglieri e degli assessori in base al numero degli abitanti ed elimina la giunta nei Comuni con popolazione inferiore a 1000 abitanti. In questi ultimi in pratica, dopo l'eliminazione dei Co.Re.Co., il ruolo di controllo dell'operato del sindaco da parte dell'opposizione diventa oltremodo difficile e quasi impossibile, considerati i costi per i ricorsi al TAR.
I Comuni con popolazione inferiore a 1000 abitanti sono obbligati ad associarsi in Unioni Municipali con una popolazione complessiva di almeno 5000 abitanti, salvo un eventuale diverso limite demografico fissato dalla Giunta Regionale. Tali Unioni avranno un'assemblea municipale costituita dai sindaci dei Comuni aderenti, un presidente eletto da tale assemblea ed una Giunta nominata dallo stesso.

È evidente, crediamo, come tale nuovo organismo costituisca un elemento di forte involuzione nel processo di organizzazione democratica degli enti locali, non tanto per il fatto che appare sempre più oligarchico, quanto perché elimina una rappresentanza reale dei cittadini dei singoli Comuni che non avranno in esso alcun consigliere di maggioranza e minoranza se non i sindaci.


Le elezioni amministrative in questi piccoli Comuni, allora, non diventano una farsa?
Il Consiglio dei Ministri, tra l'altro, il 23 febbraio 2012 ha esaminato un disegno di legge del Presidente del Consiglio e del Ministro dell'Interno che, se fosse varato, rappresenterebbe un ulteriore attacco demolitore nei riguardi della democrazia di base. Prevede una riduzione del numero dei consiglieri provinciali proporzionata al numero degli abitanti e la possibilità di candidarsi al seggio in consiglio provinciale solo per i sindaci ed i consiglieri comunali della provincia che potranno nel quinquennio conservare entrambe le cariche.

Come è chiaro a tutti, la rappresentanza diventa sempre più piramidale e meno diffusa nel diritto elettorale attivo.
Sulle province abbiamo già espresso con nitidezza la nostra convinzione sull'opportunità di una loro abolizione, demandandone le limitate funzioni alle Regioni ed ai Comuni.
Rimane molto delicato il tema dell'accorpamento dei piccoli Comuni che può a nostro avviso essere fatto sul piano dei servizi e degli organi amministrativi, ma garantendo a tutte le collettività che entrano nell'Unione Municipale un sistema di rappresentanza reale al quale si deve arrivare attraverso l'elezione diretta dei cittadini e non dei soli sindaci; oltretutto nell'assemblea municipale devono sedere rappresentanti eletti nei consigli comunali come espressione della maggioranza e della minoranza. Altro elemento indispensabile, a nostro avviso, è la turnazione nel ruolo di Presidente dell'Unione Municipale tra i sindaci dei Comuni, perché questo rappresenta un elemento di rispetto di tutte le comunità.

Siamo certi che anche nel Molise i nostri rappresentanti in Consiglio regionale e negli altri enti locali abbiano letto e valutato i provvedimenti che abbiamo sinteticamente cercato di esporre sopra.
Pare che l'obbligo di attuazione degli stessi sembra essere slittato al 2013.

Ci auguriamo di essere stati distratti, ma non abbiamo finora letto alcuna nota critica o proposte alternative su provvedimenti che rischiano subdolamente di cancellare il riconoscimento e la promozione delle autonomie locali affermati con forza nell'art. 5 della Costituzione Italiana.
Sappiamo che ora qualcosa si sta muovendo sul piano dell'elaborazione di idee in merito e dunque soprattutto le amministrazioni comunali, attraverso delibere di Consiglio, cerchino di mantenere alto il profilo democratico delle istituzioni locali.Umberto Berardo14 maggio 2012

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