Minuscoli siamo in questo tempo che passa, minuscoli ma appesi ai fili di una feconda memoria… | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Minuscoli siamo in questo tempo che passa, minuscoli ma appesi ai fili di una feconda memoria…

Minuscoli siamo in questo tempo che passa, minuscoli ma appesi ai fili di una feconda memoria… Ho spesso immaginato che le esperienze vissute sopravvivano, all'atto dello sperimentarle, nella nostra coscienza, come fossero, a seconda del coinvolgimento interiore, o petali di fiori, se belle e delicate, o aste e lance residui di una battaglia, se dolorose e lancinanti. Ecco allora la stanza della mia memoria ogni volta che la apro mi appare come un groviglio di ricordi ed emozioni sospesi ed incrociati nel tempo, in un equilibrio precario, intatti e sovrapposti proprio come i legnetti dell'infantile gioco dello Shangai.

E così rimangono in noi le cose più indelebili che lasciano una traccia e che si compongono e scompongono, in quest'infinito rimodellamento che ci fa perdere tempo prezioso. A volte abbiamo la sensazione che niente di ciò che è accaduto sia accaduto veramente e perciò stiamo in guardia su ciò che avviene realmente, e tante cose scartiamo o lasciamo andare, prendiamo o afferriamo, mentre la vita passa e noi la passiamo a scegliere, a rifiutare e a selezionare, in preda a pentimenti, ad occasioni mancate, a conferme, ad affermazioni e occasioni sfruttate, mentre l'unica cosa certa è che tutto persiste nella nostra coscienza e nulla si perde.

Prova a fermarti, un momento, in un campo di grano maturo e ascolta il fruscio dei lunghi steli mossi nell'aria per ricordare qualcosa che da tempo forse hai trascurato: dietro il campo c'è tutta una terra in salita, piena di sudore e di fatica, e c'è un cielo che di notte si riempie di stelle. Quello che mi dice il campo di grano nei brevi istanti che oso contemplarlo, è «Eccomi», dice semplicemente "Ci hai mai pensato? Le persone con cui si riesce a stare in silenzio, sono poche. La gente pensa che stare insieme voglia dire parlare e così le parole diventano panico, imbarazzo, i vuoti sono momenti da riempire. Stare in silenzio invece è pienezza, è condividere l'essenziale. La felicità è inspiegabile, è come un'acqua calma che sale dentro, muovendosi lenta, con un ritmo simile al battito del cuore".

Invece, al cielo tra gli steli ondeggianti do un'occhiata furtiva, come chi guarda verso un nuovo orizzonte quasi in attesa che questo si sveli da sé, ben sapendo che nulla ci si può ripromettere che esso già non contenga, e che un gesto troppo brusco potrebbe farlo svanire malamente. Molto mi deve quel campo, ed io altro non so fare che tacere e lasciarlo entrare in me stesso. E il campo e gli steli esili, a poco a poco, frusciando, mi si innestano e si radicano nel mio cuore.

Ogni volta che oso fare un passo dentro la selva gialla, il campo sembra che mi accolga con la sua voce crepitante e assolata, e le mie risposte sono state i gesti cauti, a volte bruschi, con cui scosto i lunghi steli, per levare lo sguardo all'azzurro fantastico del cielo. C'è in quel fruscio un silenzio salutare, di un luogo così ameno e fecondo, che ti avvicina all'orizzonte del cielo e ti lancia una scommessa e una promessa di vita ancora ignota, ma certamente impervia e seducente come le colline circostanti.

Io voglio essere, non sembrare di essere. Essere in ogni istante cosciente di me e totalmente vigile. E nello stesso tempo mi rendo conto dell'abisso che separa ciò che sono per gli altri da ciò che sono per me stesso.

È proprio quando la mia coscienza riceve larghe ferite che essa diventa ancora più sensibile e delicata, e perciò bisognerebbe, per entrare in fondo a noi stessi, credo, leggere anche un po' di quei libri che mordono e pungono. Con un po' di esagerazione dico: se il libro che leggiamo non ci sveglia, come un pugno allo stomaco, a che serve leggerlo?

Ecco perché, per queste vacanze, prometto di rileggermi attentamente i testi sapienziali della Sacra Bibbia.don Mimì FazioliTrivento (CB), 17 giugno 2013

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