Domani è un altro giorno, ma… | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Domani è un altro giorno, ma…

Domani è un altro giorno, ma… Ormai sapete tutti che gran parte della cosiddetta classe dirigente, a qualsiasi livello, è lì per nomina piuttosto che indicata dal popolo per elezione.

Si è scritto che il sistema proporzionale non è più funzionale ad una democrazia moderna ed allora menti eccelse di parlamentari, organizzate in commissioni, hanno generato nuovi modelli di organizzazione della rappresentanza che poi esse stesse hanno definito "porcate".
I poteri forti trovano tutti i sistemi per far digerire propri uomini alla guida degli Stati e degli organismi internazionali.

Ciò che è avvenuto in Italia con le nomine di Monti, Letta e Renzi è la dimostrazione lapalissiana che il nostro Paese è nelle mani di una plutocrazia che riesce ormai a saltare anche le norme più elementari di funzionamento delle istituzioni parlamentari che vanno avanti spesso a guida di uomini non eletti ed ormai con decisioni a colpi di voti di fiducia che di fatto hanno svuotato il ruolo di un parlamento, esso stesso in gran parte nominato dalle segreterie dei partiti.

Il governo Renzi è in carica dal 22 febbraio 2014 ed aveva iniziato il suo mandato con annunci roboanti di riforme che avrebbero dovuto migliorare la situazione economica e politica dello Stato.
Ebbene Renzi, segretario di un partito sedicente di centro sinistra, vira in modo deciso verso posizioni neoliberiste in linea con i desiderata del mondo economico e finanziario che lo sostiene ed i giochi sono fatti grazie ad un trasformismo già sperimentato dal PD nella regione Molise; così come era successo qui ad opera di gruppi di centro-destra, infatti, prima Berlusconi ed il NCD con il patto del Nazareno ed oggi Verdini diventano l'asse di orientamento delle politiche del Partito Democratico, dal quale in pochi finora hanno cercato di smarcarsi su decisioni davvero gravi per il futuro dell'Italia.

Renzi ci ha regalato fin qui una legge elettorale in linea con quelle di stampo berlusconiane e che ancora una volta nega al popolo il diritto di scelta.
Gli ottanta euro, concessi con un colpo elettoralistico a chi già sopravviveva, invece che dirottarli verso il sostegno ai disoccupati, hanno creato solo problemi di bilancio.

Sempre a colpi di fiducia è passato il Job Act che ha finito per annullare l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori ed eliminare per sempre il diritto ad un lavoro a tempo indeterminato.
Questo provvedimento di legge avrebbe dovuto incentivare l'occupazione ed invece siamo il Paese con il tasso di disoccupazione giovanile al 41,5% a fronte di quello tedesco al 7,1% e di una media europea al 20,6%.

Qualche settimana fa volevano farci credere che talune trasformazioni contrattuali di lavoro fossero nuove assunzioni, ma il Fondo Monetario Internazionale ha gelato ogni ottimismo e la stessa Confindustria prevede che la stagnazione possa durare almeno fino al 2015 soprattutto nel Mezzogiorno.
Non riusciremo ad avere previsioni diverse, se in Italia non siamo capaci di sconfiggere mafia e corruzione, vendiamo aziende, delocalizziamo produzioni, manchiamo di moderne infrastrutture e per giunta non siamo più in grado di attrarre capitali stranieri o di puntare sulle nuove tecnologie neppure in settori fondamentali quali quelli della moda.
Ancora con un voto di fiducia è passato il provvedimento di riorganizzazione del sistema scolastico italiano che vede, come abbiamo già scritto qualche tempo fa, un'aziendalizzazione della scuola con un'eliminazione della libertà dell'insegnamento di docenti succubi di scelte verticistiche, ed un'istruzione orientata ormai verso la privatizzazione.
Martedì, sempre con voto di fiducia, è passato il decreto sui tagli alla sanità.

Secondo il governo dovrebbe servire a diminuire le tasse alle imprese portandole per il 2007 al 24%.

Questo è in realtà l'annuncio di una nuova promessa, mentre i tagli alla sanità sono l'ennesimo colpo di grazia ad un welfare che sta continuando a contrarre pesantemente i servizi ai cittadini ed in particolare ai più poveri.
Sappiamo che molti, all'interno del suo partito, hanno sostenuto Renzi illudendosi che potesse essere l'ultima spiaggia sul piano della rinascita economica.

Crediamo che essi debbano oggi seriamente riflettere sulla situazione di un Paese dove i diritti sono sempre più compressi ed il futuro economico non lascia intravvedere prospettive.

Il Mezzogiorno in particolare vive, e noi molisani ne sappiamo qualcosa, situazioni di degrado e di povertà che non sono più tollerabili e sulle quali non possiamo lavarci la coscienza fidando nell'azione del volontariato, perché questa non è la politica dei diritti, ma purtroppo solo degli aiuti che oltretutto umiliano chi li riceve.

La situazione dei governi locali, come testimoniano i casi Crocetta e Marino, ma ahimè anche Frattura, sta a dimostrare che senza una presa di coscienza collettiva su una seria inversione di tendenza continueremo ad accontentarci di una stagnazione che già sta portando tanti giovani ad una nuova emigrazione. Umberto BerardoTrivento (CB), 31 luglio 2015

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