Le notizie del martirio di Nazario e Celso ci sono state tramandate da San Paolino, amico e biografo di S. Ambrogio | Diocesi di Trivento

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Le notizie del martirio di Nazario e Celso ci sono state tramandate da San Paolino, amico e biografo di S. Ambrogio

Le notizie del martirio di Nazario e Celso ci sono state tramandate da San Paolino, amico e biografo di S. Ambrogio

Quale testimone oculare, egli racconta come S. Ambrogio, nell'anno 395, rinvenne i loro corpi che giacevano ignorati, in due sepolcri distinti, in un orto fuori della città. Dapprima fu aperto il sepolcro di Nazario e il corpo del martire apparve impregnato di sangue, come se questo sangue fosse stato versato di recente. La sua testa, che era stata recisa dal carnefice, apparve integra ed incorrotta, con i capelli del capo e con la barba: sembrava come se fosse di recente lavato e deposto nel sepolcro. Subito dopo, da un confuso racconto dei custodi, venne a sapere che nelle vicinanze c'era il corpo del martire Celso.

A Milano San Nazario è invocato martire e co-apostolo, per l'impegno profuso nell'annuncio del Vangelo.

Vorremmo sapere molto di più, ma ci basti ricordare l'espressione dello stesso S. Ambrogio: "Ho affermato che sono martiri, ho predicato abbastanza".

Fra discepoli di San Nazario si distinse il giovanetto Celso il quale si sentì totalmente attratto dallo stesso ideale di annunciare e testimoniare il Vangelo da diventare collaboratore fedele nella vita, nella predicazione e nel martirio glorioso.

"Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra Fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è figlio di Dio?" È per questa fede, operante nella carità, che i due eroici testimoni del Vangelo divennero catechisti itineranti di città in città, di villaggio in villaggio.

Vittore, l'intrepido Pontefice d'origine africana, tredicesimo successore di Pietro nella sede di Roma, negli anni 186/197 fu il vigile custode della dottrina e della prassi liturgica, minacciata da eretici e anche da Vescovi riottosi. Fu lui a decidere che la Pasqua fosse celebrata di domenica, il giorno della risurrezione, e non il 14 di Nisan, anniversario della crocifissione del Signore, com'era praticato in alcune Chiese dell'Oriente.

Questa solennità deve farci ricordare la centralità della Domenica, celebrazione della Pasqua settimanale, e ci fa guardare con più amore a questo santo Patrono e sprona ciascuno di noi a vivere la domenica come giorno del Signore risorto, giorno nel quale sentiamo la necessità vitale di nutrirci del Pane della Parola e del Pane del Corpo e Sangue di Gesù Cristo per ricevere l'energia soprannaturale che ci rende capaci di vivere da cristiani autentici.

Il programma della Festa di San Nazario 2019Ufficio comunicazioni socialiTrivento, 27 luglio 2019

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