Ricordo di mons. Filippo La Gamba | Diocesi di Trivento

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Ricordo di mons. Filippo La Gamba

Ricordo di mons. Filippo La Gamba

Domenica sera 9 ottobre 2022, nella chiesa di San Pietro Apostolo in Frosolone, in occasione del centenario della nascita, è stato ricordato mons. FILIPPO LA GAMBA per quindici anni parroco di San Pietro a Frosolone e per ventisette parroco in sant'Emidio di Agnone

Carissimi
Perché facciamo memoria oggi di un prete? Cosa ricordiamo di lui? Solo l'aspetto umano della sua persona: il suo carattere, la sua simpatia, il modo di rispondere... o anche se era uno di quegli uomini che ci ha aiutato a conoscere ed incontrare Dio? Molti di noi ancora lo ricordano con viva gratitudine e con profondo affetto e quest'anno ricorre il 100° della nascita di Mons. Filippo La Gamba.

Curriculum vitae

  • Era il figlio di Domenico e Prezioso Pasqualina, nato il 9 ottobre 1922
  • fu battezzato e cresimato il 22 ottobre 1922.
  • Entra nel Seminario Vescovile di Trivento il 1° ottobre 1933.
  • Inizia il liceo classico al Seminario Regionale di Chieti il 1° ottobre 1938. Qui prosegue brillantemente anche gli studi teologici ed ha per compagni di classe due futuri Vescovi: mons Di Filippo e mons. Valentini; ed era molto legato all'altro compagno di classe don Ottavio De Cesaris, valentissimo musicista, con il quale collaborava con i suoi testi poetici alla realizzazione di inni e accademie musicali
  • Riceve la Tonsura a Chieti presso il Seminario Regionale dall'arcivescovo Confalonieri (L'Aquila) l'8 marzo 1942
  • ostiario e lettore in Sant'Emidio in Agnone da mons. Giannico vescovo di Trivento il 28 giugno 1942;
  • esorcista e accolito presso l'episcopio di Trivento da mons. Giannico il 30 luglio 1944;
  • suddiaconato presso il seminario regionale da mons. Venturi di Chieti il 29 aprile 1945
  • diaconato sempre nel Seminario Regionale di Chieti da mons. Gremigni di Teramo il 26 maggio 1945
  • e viene ordinato sacerdote da mons. Giannico in Santa Maria di Frosolone il 22 luglio 1945.
  • Insegnante di religione dal 1945 e vice parroco di don Peppe Trillo,
  • al quale succede nella Parrocchia dei San Pietro e Apostolo dal 1° ottobre 1948 all'8 novembre del1963
  • e dal l'8 novembre 1963 al 29 giugno 1990 è parroco in sant'Emidio di Agnone, come successore di mons. Nicolino Marinelli.

Fosti strenuo propagatore della vera fede:
Illuminato, generoso, devoto e scrupoloso.
La buona parola hai dispensato a chi crede
In noi resta un ricordo ben vivo ed affettuoso.
Preghiamo, ricordandoti con sommo affetto,
Perché il Signore ti ricolmi della pace eterna!
Ornamento e premio per ogni prete perfetto.

DAL BLOGG DEL COMPIANTO DIRETTORE GIORGIO D'ANTONIO, BRAVISSIMO A DIPINGERE PERSONAGGI
RIPRENDO:

Don Filippo La Gamba
Un sabato qualsiasi di molti anni fa....
Ero con Nicola (ru uapp) in prossimità del monumento ai caduti, quando passò don Filippo La Gamba che ci salutò. Poi aggiunse: tra qualche ora devo andare a Campobasso; se volete farmi compagnia ne sarò felice.
Aderimmo prontamente: Nicola quel sabato non lavorava. Io ero senza lavoro perciò non c'erano impedimenti di sorta.
Giunti a Campobasso don Filippo ci pregò di attenderlo per qualche tempo e così ci sedemmo su una panchina a osservare il passeggio degli altri..
Guardavamo quella varia umanità e Nicola osservò che le donne erano vistosamente imbellettate. " io non capisco perché si devono mettere in faccia tante porcherie specialmente quando sono belle di natura. .."
Gli risposi che dall'antico Egitto e anche dalle civiltà anteriori le donne si ornavano e si dipingevano il volto per rendersi più attraenti...
Evidentemente a moltissimi uomini piacevano così combinate mentre altri ne provavano disgusto...Gli citai Jacopone da Todi che scriveva: " Se è foemina paleda
secunnu sua natura,
arrossace la misera
non so con que pentura"...
E così osservando e parlando finì il tempo dell'attesa. Don Filippo osservò che erano le 13,30; si scusò del ritardo. Poi aggiunse: "Vi porto a un ristorante dove si mangia bene.
Dieci minuti dopo eravamo seduti a tavola da " Giovanni".
Ne uscimmo soddisfatti e satolli; ringraziammo don Filippo che si era fatto carico del conto di tremila lire.
Nicola osservò che avrebbe dovuto permetterci di pagare la nostra mille lire...
Alle 15 circa riprendemmo la via del ritorno....
Forse per le tante curve o per i sobbalzi della macchina su una strada non proprio livellata, Nicola ebbe conati di vomito.
Don Filippo dovette fermarsi e tenere la fronte a Nicola che rimise tutto; a ogni sbuffo di vomito diceva: " mille lire sprecate! .....

Invece non sono mai andate sprecate e dobbiamo ricordare con orgoglio le pietre miliari della sua attività sociale, culturale e pastorale:

A Frosolone

  • Quella sua seicento sempre a disposizione per le trasferte dei tornei estivi di calcio con i paesi vicini
  • La fedeltà alle tradizioni musicali di De Carlo e Trillo: Le sette parole e La Desolata, insieme a i fratelli Marinaro
  • Il presepe con ogni anno nuoci marchingegni ideati da Mimì Mainella
  • Le colonie estive ai Cappuccini
  • La mensa della POA qui vicino al convento-carcere di Santa Chiara.
  • I filmini qui in chiesa e durante le lezioni di catechismo
  • La sala parrocchiale: il bigliardino, il ping pong, la biblioteca, la Televisione
  • Il campetto di bocce
  • Il primo campo di pallavolo di Frosolone
  • Il Bollettino parrocchiale che diffondeva le notizie paesane presso i numerosi emigrati
  • Le attività caritative delle "circoline" e delle sorelle del Sacro Cuore di Maria
  • I tanti giochi da tavola: monopoli, dama, scacchi, costruzioni, ecc...
  • L'uso della santa sferza.

Ad Agnone

  • La valorizzazione della Biblioteca emidiana,
  • la pubblicazione degli Statuti e Capitoli della terra di Agnone, Athena Mediterranea, Napoli 1972, in cui furono tradotti i codici civili di Agnone che vanno dal XV al XVII secolo.
  • Gli articoli editi dall'Almanacco del Molise tra gli anni 1973-1988
  • Nella metà degli anni 80 propose ai professionisti locali la fondazione del Rotary International Club,
  • Redazione de Il Notiziario Emidiano,
  • La fondazione dell'Archeo Club,
  • Il Coro emidiano...
  • La messa beat nella chiesa di Maiella,
  • Collaborava spesso alle radio locali Radio Rama e Radio Agnone1, per rubriche culturali-religiose o semplici dibattiti.
  • Fra le tante poesie c'è quella del dicembre 1989, dal titolo Amica flebo, in cui scrive di voler diventare come una flebo, «capace di lenire le arsure di chi soffre e non ha fede».

Questo anniversario è però occasione per pormi una riflessione che mi suscita una espressione della Bibbia, che trovo nel libro del Siracide (cap 44), che mi ha sempre attirato: "Facciamo dunque l'elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati per generazione". Il Siracide ci dice chi sono questi uomini sottolineandone le caratteristiche: "Signori nei loro regni, uomini rinomati per la loro potenza; consiglieri per la loro intelligenza e annunziatori nelle profezie. Capi del popolo con le loro decisioni e con l'intelligenza della sapienza popolare; saggi discorsi erano nel loro insegnamento. Inventori di melodie musicali e compositori di canti poetici. Uomini ricchi dotati di forza".
Ma, prima di tutto, uomini in cui il Signore ha profuso la sua gloria e attraverso cui il Signore si rendeva presente nella storia.
Don Filippo, proprio come questi uomini, è ricordato per le sue virtù umane ma soprattutto per la sua capacità di essere testimone del trascendente in mezzo al suo popolo.

"Degli altri - dice l'autore sacro con una affermazione drammatica - non sussiste memoria; svanirono come se non fossero esistiti; furono come se non fossero mai stati, loro e i loro figli dopo di essi".

Esistono ancora uomini di cui fare l'elogio? Viene spontaneo da rispondere: «Certamente sì». Anche se poi vengono in mente tutti quegli articoli di sociologi, psicologi, teologi che parlano della crisi della figura del padre, della incapacità oggi di essere adulti autorevoli.

Per cui viene altrettanto spontaneo domandarsi: «Ma per cosa noi oggi faremmo l'elogio di qualcuno?». Le motivazioni dell'autore sacro sono le stesse nostre motivazioni? Di chi noi oggi manteniamo una viva memoria? L'espressione "padre spirituale", ci dice ancora qualcosa? Dove con "padre spirituale" intendo una persona che ci abbia trasmesso l'amore per Dio, per la sua Parola, per la sua Chiesa, per la preghiera, per la conoscenza interiore di se stessi.

Personalmente io ho nel cuore il ricordo vivo e perenne di don Filippo e penso che anche tutti coloro che lo hanno conosciuto e frequentato, soprattutto per la sua funzione di padre spirituale con la quale ha segnato la vita mia e quella di più persone, uomini e donne. Egli è stato fondamentale per la mia crescita spirituale, educandomi al rispetto verso tutti, ad impegnarmi seriamente in quel che credevo, a non rinunciare mai ai veri valori della vita e della fede.
Questa sua esperienza pastorale mi piace chiamarla "della gratuità". Nel senso che è entrata nella mia vita profondamente, lasciando segni belli, profondi, inconfondibili ancora vivi ed efficaci. E a me rimane il grande piacere della sua memoria e, soprattutto, il sacro dovere della gratitudine. A tutti don Filippo ha saputo comunicare, con profondo senso ecclesiale, saggezza ed intelligenza.

Egli ha servito, amato e sofferto la nostra stessa realtà umana e spirituale e quindi io colgo anche in tutti voi – come in me –, a trentadue anni dalla sua morte, il desiderio di dire grazie a don Filippo per il bene che il Signore ha operato per mezzo suo. Insieme possiamo dire con San Girolamo: "È un grande dolore averlo perduto, ma Ti ringraziamo, o Dio, di averlo avuto, anzi di averlo ancora, perché chi torna al Signore non esce di casa", don Filippo resterà sempre nei nostri cuori. Quanto ci ha pesato il vuoto che ha lasciato dopo che ha servito con intelligenza, con passione e tanta saggezza le due parrocchie che i vescovi gli avevano affidato, anche in compiti molto delicati, non c'è stata collaborazione importante che non ha dato ai vari vescovi che in Diocesi si sono succeduti (mons. Giannico, mons. Crivellari, mons. Palmerini, mons. D'Antonio, Mons. Valentini, mons. Santucci), in piena e fraterna collaborazione, con consigli saggi, prudenti, illuminati, espressione di un cuore che amava e soffriva per questa nostra amata terra.

Da credenti siamo certi che – come afferma S. Agostino -"non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo sempre amarli in Colui che non si può perdere".

Don Filippo è stato un Sacerdote a tutto campo, ha servito il Signore e la chiesa con intelligenza ed amore sino all'ultimo giorno, badando sempre al bisogno delle anime più che a se stesso, lo stile del suo servizio, fatto di impegno e generosità, di zelo pastorale per tutta la comunità, ritenendosi, umile servitore del Signore con la consapevolezza del servo inutile, che vede nel servizio la prima forma di carità.

Catechista illuminato, interprete gioioso, sempre fedele alle consegne ricevute, è stato colui che ha fatto fruttificare per dieci i talenti naturali che aveva ricevuto. Nella sua idea di comunità c'erano tutti: anziani, adulti, giovani e bambini, tutti avevano un ruolo fondamentale e prima di dire e insegnare loro, li ascoltava, li voleva sempre con sé... trovava lui stesso gli impegni, gli svaghi, nutriva il cuore e la mente e capiva anche di esigenze concrete, perché si poneva accanto accompagnandoli sempre con tanta discrezione e con autentico amore fraterno.

Per sé non cercava mai i primi posti, non amava mettersi in mostra. Eppure era gioviale ed affettuoso, sorridente e disponibile. Non ha mai lasciato prevalere nei suoi comportamenti superbia ed arroganza, ricerca del protagonismo e carrierismo. Mai ho visto in lui un gesto d'ira, una presa di posizione di orgoglio personale o un risentimento di odio.
Ha vissuto il suo ministero sacerdotale da autentico inviato a portare una parola che non era sua, ma di Dio. L'agire da mediatore, facendo le veci del Signore, lo rendeva felice. Si vedeva da come operava, che, accettata la chiamata del Signore, ne aveva fatto lo scopo della sua vita, un dono per tutti. Era consapevole del suo essere "servo", un lavoratore nella vigna del Signore. Lo è stato sino all'ultimo. Sapendo soffrire nel silenzio, non cedendo alle umane lusinghe e senza piegarsi alle insinuazioni dei cattivi. Servo saggio e fedele, conoscitore di questa parrocchia, dei suoi limiti e delle sue risorse, ne esprimeva le ansie e le preoccupazioni, le attese e le speranza. Orgoglioso delle sue radici, soffriva ogni volta che sentiva parlare male del nostro paese.

"Bene, servo buono!" Ha saputo adempiere al compito ricevuto ed alla missione che il Signore gli ha affidato, quella di custodire e far fruttificare. Custodire la ricchezza dei doni ricevuti nell'umiltà del servizio e farli fruttificare senza paura, senza angoscia, senza ansietà. Maestro di vita, ha insegnato a noi parrocchiani a scoprire e mettere a frutto i talenti ricevuti, a vivere la speranza in un mondo nuovo e la bellezza della fede. Un insegnamento che vale anche oggi per tutti noi: abbiamo ricevuto un patrimonio umano da far fruttificare, ma ora non commettiamo l'errore di nascondere i talenti ricevuti. Ha testimoniato la fede, ha diffuso l'amore, ha predicato la speranza cristiana, con grande senso di umanità, con spirito di sincerità si è attirata la simpatia di tantissimi fedeli.

Le sue mani hanno consacrato il pane di vita, benedetto e perdonato, aiutato e sostenuto, lavato e purificato i peccati. Il suo cuore ha amato ed accolto la Parola del Signore. La sua bocca ha annunciato il Vangelo della gioia, ha dato conforto, ha dispensato consigli di pace e non di afflizione. I suoi piedi hanno percorso le vie delle borgate, senza mai stancarsi. Ha dispensato il perdono e la misericordia di Dio. Ha vissuto la ricchezza del ministero sacerdotale. Non sono mancate in lui le qualità che il padrone riconosce al servo benedetto: la bontà e la fedeltà. Questo non vuol dire che non c'è bisogno di pregare. Ora imploriamo per don Filippo, ma anche per noi, la pace e il perdono dei peccati commessi per la fragilità della condizione umana.

Con questo ricordo ravviviamo in noi la speranza di cieli nuovi e terra nuova. È la stessa speranza che don Filippo nella sua vita terrena ha sempre tenuta desta, grazie alla sua fede nel Dio della vita, il Dio che crea e conserva in vita. Noi non celebriamo la morte, ma crediamo nella vita che il Signore Risorto ci mostra: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo. Non è qui, è risorto" (Lc 24, 6).

Questo momento del ricordo può trovare giustificazione solo in questa fede. Senza fede non c'è speranza. Senza fede non c'è futuro. Chiediamo al Signore di perseverare in questa fede in modo da essere anche noi servi fedeli e buoni, come è stato don Filippo in tutti i giorni della sua vita.

Ufficio comunicazioni socialiFrosolone, 13 ottobre 2022

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