Domenica 1 Novembre - Solennità di tutti i Santi | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 1 Novembre - Solennità di tutti i Santi

Liturgia: Ap 7, 2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3, 1-3; Mt 5, 1-12aSul muro di una casa di riposo, una mattonella con le beatitudini degli anziani: “Beati quelli che mi guardano con simpatia… beati quelli che stringono le mie mani tremanti… beati quelli che non si stancano di ascoltarmi… beati quelli che comprendono il mio camminare stanco…”. Ma quante sono le beatitudini? Tante quanti sono i santi che le hanno vissute. Ognuno, secondo i doni di Dio, la personalità e la propria storia, fin quasi a darne volto.

Beati i poveri in spirito”: sono umili di cuore, quelli che non si lasciano possedere dalle ricchezze e attendono la salvezza solo da Dio, pronti alla solidarietà con i deboli e gli oppressi. La povertà-umiltà ha il volto di S. Francesco e nasce dal suo desiderio di essere una cosa sola con Gesù Crocifisso. “Francesco fu l’uomo più assomigliante a Cristo che sia mai venuto al mondo” (Legenda maior, 14,4), libero per essere fratello con tutti, i poveri e le creature.

Beati gli afflitti, perché saranno consolati”: coloro che soffrono per il male che è nel mondo, non rimangono indifferenti, fanno di tutto per un mondo più umano, non si deprimono per le difficoltà, portano la croce dietro a Gesù. Come S. Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux), che siamo abituati a considerare sempre felice. “Gesù permise che l’anima mia venisse invasa dal buio più fitto… Io credo perché voglio credere!” (sul petto aveva un foglio, scritto col sangue, con il Credo). “Offro queste atroci sofferenze per ottenere la fede ai poveri increduli”.
Beati i miti” che, perché umili davanti a Dio, sono anche benevoli, rispettosi e pazienti; non hanno pretese, non desiderano primeggiare; sono comprensivi, affabili, non violenti. S. Francesco di Sales, vescovo di Ginevra. Il santo della mitezza: “Si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto”. “Voglio distruggere completamente i miei nemici, trasformandoli in amici”.

Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia”: in senso evangelico la giustizia è la santità. E’ fame e sete di crescita umana integrale per sé e per gli altri. Tra i molti, un educatore, S. Giovanni Bosco: ogni suo gesto produceva elevazione sociale, culturale e spirituale. “Ho promesso a Dio che fino l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani. Io per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo, per voi sono anche disposto a dare la vita sono tutto per voi, giorno e notte, mattina e sera, in qualunque momento”.

Beati i misericordiosi”: coloro che sono colpiti dalle miserie altrui come fossero le proprie; compiono opere di misericordia; soprattutto sanno perdonare; cercano di vincere l’odio con l’amore. Uno dei tanti santi della carità, S. Camillo de Lellis, fondatore dei camilliani, ministri (servi) degli infermi. Curare i malati come “culto d’amore a Cristo ammalato nei poveri”. “Più cuore, voglio vedere più affetto materno(voglio) più anima nelle mani”. Anche Madre Teresa di Calcutta alle sue Missionarie della carità.

Beati i puri di cuore”. Non solo riguardo alla castità, come S. Luigi Gonzaga o S. Maria Goretti, ma anche alla coscienza. Sono retti, leali, non si servono di Dio per i loro interessi, ma lo servono e cercano la sua volontà. S. Thomas More, Cancelliere d’Inghilterra, non volle accettare lo scisma di Enrico VIII e rimase fedele al Papa. “La mia coscienza su questo punto è tale, che ne va della mia salvezza”. Fu condannato a morte.

Beati gli operatori di pace”, coloro che costruiscono rapporti giusti, non gridano parole di pace, mentre nel cuore c’è l’odio; ma operano davvero per la crescita spirituale e materiale di tutti. Rispettano ogni persona, ogni popolo, ogni cultura. Faticano con pazienza e perseveranza per la riconciliazione. Vengono in mente S. Caterina da Siena e Giorgio La Pira. Ma anche Giovanni XXIII, il Papa mite che ha scritto la “Pacem in terris” e che “Dava la sensazione fisica della pace” (così uno scrittore francese). Confidò un giorno: “Per essere in pace, bisogna mettere il proprio io sotto i piedi”.
Beati i perseguitati per causa della giustizia”: sono i martiri e coloro che non si lasciano intimorire dagli insulti, dalle discriminazioni e dalle violenze; ma rimangono fedeli a Dio e alla propria coscienza, perseveranti nella verità e nel bene. S. Massimiliano Maria Kolbe, internato ad Auschwitz, volle il posto di un compagno condannato a morte “perché lui ha moglie e figli”.

I Santi sono volti delle Beatitudini. Vangelo vissuto. “Musica scritta che diventa musica cantata” (S. Francesco di Sales).

Angelo Sceppacerca

Mons Angelo Sceppacerca1 novembre 2009
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