Commento al Vangelo
Domenica 31 Luglio
Liturgia: Is 55, 1-3; Sal 144; Rm 8, 35.37-39; Mt 14, 13-21 Avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.E’ un banchetto, collegato al precedente che si era svolto nel palazzo della corte di Erode ed era terminato con la morte del profeta. Questo di Gesù è nel deserto e termina con l’abbondanza della vita e con la folla che si sazia da avanzarne dodici ceste. Il banchetto di Erode divide ed uccide; quello di Gesù, nella condivisione del pane, unisce e fa vivere, sfama il suo popolo.
Gesù è più di Mosè (la manna), più di Eliseo (sfamò cento persone con venti pani). Gesù è al centro della comunità ed è evidente il significato eucaristico, il legame con l’ultima cena quando Gesù dà se stesso come pane. Tre quadri: Gesù con la folla, misericordioso e compassionevole; il dialogo con i discepoli; Gesù prende, benedice, spezza e fa distribuire.
Gesù parte e si ritira. “Il bene sembra indietreggiare di fronte al male che avanza e sembra prevaricare sul bene, ma è questa la debolezza del male e la forza del bene che lo assorbe e lo consuma in sé” (Fausti). Ritirarsi è ἀναχωρέω (anakoréo, da cui anacorési, il ritirarsi della tradizione eremitica e monastica). Di fronte al male si decide di ritirarsi per consegnarlo nelle mani di Dio attraverso la preghiera, e così vincerlo. Gesù si ritira nel deserto e le folle si ritirano… dietro a Gesù.
Dinanzi alle folle Gesù prova compassione; di fronte alla miseria ha misericordia, gli si smuove l’intimo, il profondo della persona (letteralmente: le viscere). L’azione di Gesù non è di potenza, ma di com-passione, di sim-patia, fino a ridursi all’impotenza della croce. Sembra di vedere quei Cristi bizantini, magrissimi, scarnificati, ma con le pance rilevanti, piene di viscere di misericordia. Nella compassione per le folle è adombrata la sua stessa passione.
Cinque pani e due pesci. E’ poco, ma è il margine in cui Dio entra per operare il segno imprevedibile e nuovo. Su questo poco si fonda tutto il vangelo, capace di sconfiggere tutto il comprare e il vendere della città degli uomini. Alla legge del possedere si contrappone quella del dare, di chi ha poco e da tutto. E Gesù chiede che il poco gli venga portato, desidera la nostra collaborazione. Il vero miracolo non è sommare, moltiplicare, ma dividere, con-dividere.
Mons Angelo Sceppacerca31 luglio 2011