Commento al VangeloDomenica 3 novembreLiturgia: Sap 11, 22-12, 2; Sal 144; 2Ts 1, 11-2, 2; Lc 19, 1-10 La preferenza di Dio è per i peccatori. La vicenda di Zaccheo lo conferma. Un uomo influente e molto abbiente, ma decisamente insoddisfatto di sé; sembra aver ogni cosa, ma manca dell'essenziale. La legge escludeva i pubblicani dalla salvezza; il vangelo esclude i ricchi. Zaccheo, dunque, è un peccatore pubblico, un caso impossibile. I discepoli gli impediscono persino di vedere Gesù; addirittura criticheranno il Signore quando deciderà di andare nella sua casa.Zaccheo significa Dio ricorda. Dio si ricorda di lui perché ne ha misericordia, soccorrendolo subito e in fretta. Ricorda Maria che corre a portare il Salvatore a chi l'attende. Così l'ansia di Zaccheo si trasforma in esultanza, felicità. Ricorda il sussulto di Giovanni nel grembo di Elisabetta. Ogni incontro con Gesù libera dalle colpe e dalle angosce e riempie di pace e gioia.La folla critica Gesù perché non capisce il perdono di Dio. Dio non è come lo hanno descritto scribi e farisei di sempre. È diverso. Per lui tutti sono uguali nel bisogno di grazia e di perdono.Gesù che si trova a suo agio in casa di un peccatore che si pente e riparando i torti fatti. La giustizia è il primo frutto della conversione.Zaccheo cercava Gesù, ma alla fine scopriamo che, più e prima, era Gesù che cercava Zaccheo che si era perduto. La chiave di tutto il vangelo è nelle parole di Gesù: "Il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto".Mons Angelo Sceppacerca3 novembre 2013