Domenica 19 Luglio | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 19 Luglio

Liturgia: Ger 23, 1-6; Sal 22; Ef. 2, 13-18; Mc 6, 30-34Domenica 19 Luglio In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Particolari concreti, tratti da una vita semplice, comune a tutti, riportati solo dal vangelo di Marco e affidati alla memoria credente. Le folle sono attirate da Gesù e dal suo insegnamento proprio perché intuiscono la prospettiva di una vita completamente diversa, ma realistica. E’ la vita nuova secondo il Vangelo. Alcuni particolari: gli apostoli che raccontano quello che è successo, che hanno detto e hanno fatto; il bisogno di riposare un po’ perché a volte non c’è tempo neanche per mangiare, assaliti dalla folla in ogni momento e in ogni luogo; Gesù, con la barca, li porta in un posto tranquillo e riservato, ma la gente lo intuisce e arriva prima; il Signore – davanti a quella povera gente – si meraviglia, si commuove e prova compassione. Lasciato da parte il riposo, riprende ad insegnare.

“In disparte, in un luogo deserto”, ripetuto due volte. La stanchezza davvero si fa sentire, la fatica degli apostoli è tangibile. Più forte ancora è la pressione della folla che, con l’intuizione tipica dei poveri, capisce dove sono andati Gesù e i discepoli e li precede a piedi, si fa trovare dinanzi. Commovente, “come pecore che non hanno pastore”. Non ci sono miracoli, moltiplicazione di pani, guarigioni da malattie, se non quello della misericordia commossa e della parola che insegna e illumina l’anima, risanandola. Dalla vita quotidiana, la stanchezza del lavoro e del ministero, lo sfinimento delle prove e del sentirsi soli, la parola del Signore, la comunione fra noi e con Lui; tutto indica una liturgia, un presagio di Eucarestia.

Le persone vanno guardate con gli occhi del Signore. Anche lo sguardo su noi stessi deve essere il suo: “Ora venite voi a riposare un po’”. La cosa più importante è stare con Lui, il pastore; anche i dodici sono parte del gregge.Mons Angelo Sceppacerca19 luglio 2015
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