Commento al VangeloDomenica 24 AprileLiturgia: At 14, 21-27; Sal 144; Ap 21, 1-5; Gv 13, 31-35Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».La passione che Gesù soffre non è subita, ma accettata in obbedienza al Padre; per questo anche il voltafaccia di un suo apostolo è nelle sue mani: Giuda non viene abbandonato nelle mani del Satana entrato in lui. Anche nel tradimento si compie la volontà di Dio Padre ed è il principio della glorificazione di Gesù. Padre e Figlio si esaltano reciprocamente nella Pasqua del Figlio, che manifesta il mistero del Padre come Amore e il Figlio obbediente fino alla Croce come “Colui che è Dio ed è nel seno del Padre”.Il ritorno al Padre è l’assenza di Gesù dai suoi fino a quando, con la nostra ultima Pasqua, anche noi saremo pienamente con il Signore. Ma fin d’ora il comandamento dell’Amore è la sua presenza nell’assenza. Noi siamo con Lui, che ci ha amato con la vita, se ci amiamo allo stesso modo fra noi.In Giuda si mostra la salvezza dalla perdizione. Tradire è perdersi perché si smarrisce l’amore. Gesù salva perché si offre, specialmente a Giuda dandogli il suo “boccone”. Dio ci ama, anche se rinneghiamo, se tradiamo; se noi lo rifiutiamo, Lui non ci rifiuta. Giuda tradisce, Pietro rinnega. Per noi non è molto diverso. Giuda è uno dei Dodici, uno dei Discepoli, non è un altro, è uno di noi; è ciascuno di noi, il nostro ritratto. Per questo i discepoli si chiedono: Sono forse io? Ma in Giuda vediamo anche chi è Dio. Uno che ama fino a dare la vita per Giuda, l’unico in tutto il Vangelo che fa la comunione. Perché Gesù ama Giuda? Perché chi ha un figlio che dà dispiaceri, lo ama di più. È l’amore assoluto di Dio.La glorificazione del Figlio è la Croce, perché sulla Croce rivela l’amore estremo, rivela Dio, rivela la gloria, perché sa amare così. La gloria di Dio è sempre connessa con la salvezza dell’uomo. Adesso, dappertutto, è la gloria di Dio, cioè la rivelazione dell’amore del Signore. Se entriamo in questa ferita della croce, laddove si rivela l’amore e guardiamo il Signore, allora capiamo qualcosa di noi e possiamo diventare come il discepolo che Gesù amava. Infatti, subito dopo, viene il comando dell’amore. Sulla tomba di Madre Teresa, a Calcutta, è stata incisa proprio questa parola: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.Mons Angelo Sceppacerca24 aprile 2016