Domenica 6 Novembre | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 6 Novembre

Liturgia: 2Mac 7,1-2.9-14; Sal 16; 2Ts 2, 16-3, 5; Lc 20, 27-38Domenica 6 NovembreIn quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Gesù parla nel tempio di Gerusalemme. E’ la punta e il riassunto del suo magistero. Davvero Gesù è il volto delle nozze tra Dio e l'umanità, è lui stesso lo sposo e il dibattito tra sadducei e farisei circa la risurrezione dei morti diventa occasione della rivelazione della vita nuova in Dio. I figli di Dio “sono figli della risurrezione” perché vivono in comunione con il Signore che “non è Dio dei morti, ma dei viventi”. Nella pagina di questa domenica non si parla di matrimonio fecondo, ma del matrimonio immagine della comunione tra Dio e noi e la fede nella resurrezione è essenziale perché, se non ci fosse, non si sarebbe neppure il discorso di Dio. La risurrezione non è solo la nostra sorte dopo la morte, ma la condizione nuova di vita, di figli della risurrezione. Nati dalla risurrezione di Cristo, già viviamo la vita eterna perché vita con Dio.

Il livello dell’argomento dei sadducei, che vorrebbero mettere in difficoltà Gesù con una parabola ironica (la donna andata in sposa sette volte), è molto basso, erede di una cultura che ben lontana dal concetto cristiano di matrimonio, dove l’uomo e la donna si donano reciprocamente e fino in fondo e nessuno “possiede” l’altro, ma ognuno si “offre” all’altro. Per i sadducei – e tutti a quel tempo – il dominio è del maschio e la passività è della donna.

Non è facile lasciarsi incontrare dal Signore; molti sono gli inciampi. Nel vangelo di oggi il Signore ci rassicura che neppure il “nemico” assoluto, la morte, sarà di ostacolo alla nostra unione con lui che, proprio nell'immagine data dai sadducei, prende faccia di sposalizio. Gesù mostra anche l’incredibile profondità dell’amore che unisce l’uomo e la donna – non il dominio e la sottomissione – segno misterioso ma credibile dell’Amore e del mistero stesso di Dio.Mons Angelo Sceppacerca6 novembre 2016
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