Domenica 25 febbraio - Seconda di Quaresima | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 25 febbraio - Seconda di Quaresima

Liturgia: Gen 22, 1-2.9.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8, 31-34; Mc 9, 2-10Domenica 25 febbraio - Seconda di Quaresima

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

In tutto il Vangelo la voce del Padre si ode solo due volte. Una volta dopo il Battesimo di Gesù nelle acque del Giordano e la seconda nel vangelo di oggi. In entrambi i casi il Padre dice e conferma la stessa cosa: Gesù è il Figlio prediletto e noi dobbiamo ascoltarlo. Se il Padre ha detto solo questo, significa che in questo c’è tutto perché il Figlio è la Parola che svela pienamente chi è Dio e se noi l’ascoltiamo diveniamo, in Lui, figli. Anche la trasfigurazione di Gesù mostra in anticipo ciò che anche noi saremo grazie alla passione, morte e resurrezione di Gesù.

L’episodio della trasfigurazione è spesso rappresentato dagli artisti, soprattutto orientali, ma non solo. Un grande pittore, Fra Giovanni da Fiesole, il Beato Angelico, un artista santo, ha lasciato delle bellissime immagini sulle pareti del Convento di S. Marco in Firenze. Fra queste, appunto, la “Trasfigurazione”. È un affresco eseguito con molta cura, impiegando otto giornate, almeno il doppio del tempo dedicato agli altri misteri raffigurati nelle celle del convento. Cristo, di proporzioni maggiori rispetto alle altre figure, apre le braccia come sulla croce, alto sopra un monticello roccioso simile al calvario, abbagliante di luce nelle sue vesti candide, al centro di una fulgida mandorla bianco crema, in un campo di ocra gialla chiarissima. Il volto, incorniciato dal giallo dorato della chioma e della barba, è intenso e assorto; lo sguardo non fissa le persone presenti; è piuttosto rivolto al futuro, alla passione e alla risurrezione. Intorno a lui, immersi nella sua luce, vediamo i personaggi del racconto evangelico Mosè ed Elia e i tre discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni. In questa domenica il Vangelo della Trasfigurazione e il quadro del Beato Angelico ci fanno contemplare il mistero di Cristo. Questo mistero potremo comunicarlo agli altri nella misura in cui siamo affascinati dalla bellezza dell’amore di Dio che ci è venuto incontro in Gesù Cristo.

La Trasfigurazione è luce abbagliante. Lo fu per i tre apostoli presenti sul monte Tabor, lo è ancor più per noi abitanti della città secolarizzata. Non si tratta di saper cose di teologia, per poter ascoltare – come il Padre dice dalla nube – il Figlio di Dio. Lo diceva molto bene Bernanos: “Nessuno di noi saprà mai abbastanza di teologia per diventare appena canonico; ma sappiamo abbastanza per diventare dei santi”. Ecco, la trasfigurazione ha innanzitutto a che fare con la santità perché è l’anticipazione della resurrezione, la sua “figura”. E la resurrezione è lo stile di vita del cristiano incamminato sulla via della santità: pur in mezzo a difficoltà e smarrimenti, egli vive come “risorto”, trasfigurato.

Come per i tre discepoli che con Gesù discendono dal monte, anche per noi sono lecite le domande su cosa significhi “risorgere dai morti”. Questo tempo di quaresima, proteso verso la Pasqua, ci porti – per dono – la soluzione di ogni domanda: il segreto della gioia e della vita passa attraverso la croce. E’ il “mistero” del Figlio di Dio; è il “mistero” di tutti gli uomini.

Mons Angelo Sceppacerca25 febbraio 2018
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