Commento al Vangelo
Domenica 2 giugno - Ascensione
Liturgia: At 1, 1-11; Sal 46; Eb 9, 24-28; 10, 19-23; Lc 24, 46-53In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Termina il vangelo di Luca e le ultime parole di Gesù lo contengono tutto, inclusi Mosè, i profeti, i salmi; compresa la missione che ora tocca agli apostoli. Il vangelo non è un modello etico: è Gesù che patisce, muore e risorge. Gli apostoli e i cristiani devono unicamente testimoniare la pasqua che contiene anche la conversione e il perdono dei peccati. La prima (la conversione) è condizione del secondo (il perdono). Passione, resurrezione e gloria: è il destino di tutti. E' la notizia assoluta della Pasqua. L'Ascensione è quaranta giorni dopo quel mattino. Per tre anni gli apostoli erano stati con Gesù, testimoni del suo amore per tutti, compresi i peccatori. Ora, con la forza del Vento di Dio, vivranno ogni giorno alla presenza del Risorto e ne saranno testimoni, con la loro gioia, in ogni angolo del mondo.
Commuove l'ultimo gesto di Gesù che sale in cielo, alza le mani e benedice. È il gesto degli antichi padri: "Alzate le mani verso il tempio e benedite il Signore"; è la nostra risposta a Dio che ci benedice: "Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace".
Gesù sale al Padre, precedendoci a casa. Su, in alto, indica la direzione del nostro cammino che non precipita nella morte, ma vola in braccio al Padre. Prima del termine del cammino, anche noi come gli apostoli, dobbiamo "tornare a Gerusalemme", con gioia grande e col canto di lode in cuore. Perché cantare e star contenti? Per quella voce che, suggerita dal suo Spirito, viene da dentro e dice: "Sono risorto e adesso sono sempre con te!". Al momento del distacco Gesù compie anche il gesto di chi parte e accorda a chi resta il passaggio di consegne che si realizzerà pienamente a Pentecoste con la discesa dello Spirito Santo.
Luca termina di scrivere il suo Vangelo e inizia il libro degli Atti degli Apostoli. È l'altro libro, quello affidato a noi, da scrivere con i nostri comportamenti, capaci di mostrare, in qualche modo, la presenza di Gesù risorto su questa terra, in mezzo a noi.
Al comando missionario Gesù unisce la conferma della sua presenza: "Sarò con voi tutti i giorni". Se obbediamo al comando è perché confidiamo nella sua presenza. Sappiamo che in Gesù Dio ha assunto un nome nuovo, l'Emanuele, il Dio-con-noi.
Così pone la domanda il Catechismo degli adulti della Chiesa italiana (279): Con l'ascensione al cielo, cessa questo farsi vedere. Cessa anche la sua presenza?
E così risponde: «Ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose» (Ef 4,10), assicura la Scrittura. Il Risorto è più vicino a Dio e proprio per questo più vicino anche a noi; siede alla destra del Padre come Signore e proprio per questo continua più che mai a camminare sulle strade degli uomini.
Mons Angelo Sceppacerca2 giugno 2019