Commento al Vangelo
Domenica 4 luglio
Liturgia: Ez 2, 2-5; Sal 12; 2Cor 12, 7-10; Mc 6, 1-6In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando.
Dopo le autorità che vogliono uccidere Gesù, ora sono i concittadini e i suoi parenti a rifiutarlo. Il dubbio ha contagiato persino i credenti in Lui. Il mistero di Gesù è scandalo e follia per ogni uomo che, fuori dalla fede, è cieco. Senza la fede Gesù non compie i segni, i miracoli, meravigliandosi egli stesso di tanta sfiducia nei suoi confronti.
Lo scetticismo incredulo non concepisce la presenza di Dio in Gesù di Nazareth, figlio del carpentiere. L'effetto di tale atteggiamento è l'insoddisfazione atea (la grande eresia dello gnosticismo), allora come oggi: la persona di Gesù non ha a che fare con Dio. Eppure oggi come allora, chi crede e si fida di questo Dio esulta perché proprio questo carpentiere svela la potenza, la prossimità e l'amore di Dio. Gesù è il crocifisso risorto, rivelazione di Dio nella storia umile e concreta dell'uomo. La fede salta l'inciampo dello scandalo.
A Nazareth passa il solco che separa quelli che rifiutano da quelli che si lasciano incontrare e cambiare da Gesù. Il discrimine della fede cristiana, prima ancora che sul messaggio e sulle opere di Gesù, avviene intorno alla sua persona. Gesù non fonda una religione, perché è Lui il Signore, il Figlio del Dio vivente.
La prima eresia non fu la negazione della divinità di Cristo, ma quella che si scandalizzò della sua umanità e che nella sua debolezza crocifissa non vide la salvezza per tutti. Certo occorre la fede per adorare quella carne venduta per trenta denari, il prezzo di un asino o di uno schiavo. Nessun ebreo avrebbe mai messo in dubbio la grandezza di Dio. Ma davanti alla persona di Gesù tutti si chiedono: come può Dio esser disceso nella piccolezza? Uno scandalo che porterà Gesù alla Croce. L'accusa che lo condannerà a morte sarà la bestemmia di dirsi figlio di Dio.
Commentando questa pagina di Vangelo, Benedetto XVI disse: "L'uomo Gesù di Nazareth è la trasparenza di Dio, in Lui Dio abita pienamente. E mentre noi cerchiamo sempre altri segni, altri prodigi, non ci accorgiamo che il vero Segno è Lui, Dio fatto carne, è Lui il più grande miracolo dell'universo: tutto l'amore di Dio racchiuso in un cuore umano, in un volto d'uomo".
L'umiltà non fa concorrenza a niente. All'estremo limite della potenza, essa è la vulnerabilità di un bambino deposto in una greppia o di un giovane inchiodato su di una croce. Perché, quando nella liturgia si prega "Dio eterno ed onnipotente", è tanto difficile ricordarsi della parola di Gesù: "Chi ha visto me ha visto il Padre"? Non c'è un altro Dio diverso dal Padre di Gesù.
Mons Angelo Sceppacerca4 luglio 2021