Domenica 28 novembre - Prima di Avvento | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 28 novembre - Prima di Avvento

Liturgia: Ger 33, 14-16; Sal 24; 1Ts 3, 12-4, 2; Lc 21, 25-28.34-36Domenica 28 novembre - Prima di Avvento

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

Inizia l'anno della Chiesa con lo scenario apocalittico dei segni in alto che provocano angoscia e spavento mortale. Condizione, quest'ultima, quanto mai tragicamente attuale. Se la paura è per quanto potrà accadere, l'angoscia viene da quello che già succede qui in basso, nelle nostre città, nei luoghi della vita normale, a gente che fa le solite cose e si trova raggiunta e colpita dall'odio assassino.

Ci vuole la sapienza per interpretare la storia e vederci il mistero e l'opera di Dio. La prova è una condizione universale, tocca anche i discepoli di Gesù che vi sono immersi, senza esenzioni o privilegi. Solo la fede permette loro di vedere, in tutto questo, "il Figlio dell'uomo venire con potenza e gloria" e di vivere il dramma della storia risollevati, con il capo alzato, certi che "la liberazione è vicina". Come vorrei dire queste parole alle famiglie di Siria, Afghanistan, Iraq, Libano... A quelle sui gommoni della disperazione.

Un amico che era andato in Siria per portare un po' d'aiuto ha scritto: "Siamo il segno di un ricordo, ambasciatori di una Chiesa che non li dimentica, che prega con loro, che ascolta le storie, che scalda il cuore e anche qualche stanza gelida nel prossimo inverno. Quanto è forte la paura? Nella mia stanza da letto vedo i sacchetti di sabbia alla finestra: 'per precauzione!'. Se la sabbia impedisce a una scheggia di mortaio di penetrare, dall'altro mi rende impossibile lo sguardo sulla città. La paura di fatto mi rende cieco, impossibilitato nello sguardo. Nessuno a Damasco ha uno sguardo positivo. Da qui, lo dicono tutti, si può solo scappare. Per quanto tempo si può vivere con i sacchi di sabbia alla finestra?".

La sfida apocalittica di questo Vangelo, davanti agli avvenimenti di distruzione, dice che il Signore non è mai assente dalla nostra vita. La sua "liberazione" è la "redenzione", rivolta a tutto il genere umano, perché tutto è coinvolto nella schiavitù del peccato. I segni spaventosi sono già cominciati. L'intenzione del Vangelo è di tenerci stretti alla parola di Gesù, rendendoci conto che il Signore si è fatto vicino.

È l'Avvento. "Affascinate, cieli, con la vostra purezza queste notti di Avvento, o sante sfere, mentre le menti, docili come bestie, stanno vicine, al riparo, nel dolce fieno, e gli intelletti sono più tranquilli delle greggi che pascolano alla luce delle stelle. Oh, versate, cieli il vostro buio e la vostra luce sulle nostre solenni vallate: e tu, viaggia come la Vergine gentile verso il maestoso tramonto dei pianeti, o bianca luna piena, silente come Betlemme!" (Thomas Merton).

Il modello dell'avvento e dell'attesa sono le donne, le madri. Loro sanno cosa vuol dire aspettare. L'uomo non è capace e non dura ad aspettare. Dio sì che sa attendere. Facendosi uomo, il suo tempo infinito si accorcia nel finito di una sosta. Dio aspetta "per farci misericordia". L'avvento sta di fronte all'eternità di un Dio che accetta di trascorrere dalla nascita alla risurrezione. Passando per la morte.

Mons Angelo Sceppacerca28 novembre 2021
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