Domenica 30 ottobre | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 30 ottobre

Liturgia: Sap 11, 22-12, 2; Sal 144; 2Ts 1, 11-2, 2; Lc 19, 1-10Domenica 30 ottobre

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Gesù sta andando a Gerusalemme. Oggi è a Gerico. Alle sue porte aveva incontrato un cieco che, affermando la sua fede, recupera la vista. Due città messe dinanzi alla scelta se accogliere o respingere, nella visita del Figlio di Davide, la salvezza. A Gerico entra in scena Zaccheo, un personaggio strepitoso, ben diverso dal cieco e dagli altri incontrati sulla strada verso Gerusalemme. Zaccheo non è virtuoso, non gli interessa né la Legge di Dio né la vita eterna. E' il ricco capo dei pubblicani e, per vedere questo Gesù, gli basta salire sui rami di un sicomoro, a debita distanza. Da questo balcone, invece, è lui stesso visto da Gesù che gli fa fretta di scendere "perché oggi devo fermarmi a casa tua".

Dinanzi alla fede del cieco, il miracolo pare scivolare nella semplicità di una dichiarazione: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". Per ridare sangue al cuore del ricco, è necessario che Gesù si fermi a casa sua. Zaccheo è toccato: scende in fretta e pieno di gioia dal suo albero. Gesù, passando, alza lo sguardo perché "ha sentito" Zaccheo. Non nella voce, ma nel desiderio. E gli si offre ospite a casa, familiare, intimo, amico. Zaccheo scende ed è già cambiato. Fa i conti in modo nuovo: dà invece di ricevere e guadagna perdendo.

Zaccheo significa Dio ricorda. Dio si ricorda di lui perché ne ha misericordia, soccorrendolo subito e in fretta. Ricorda Maria che corre a portare il Salvatore a chi l'attende. Così l'ansia di Zaccheo si trasforma in esultanza, felicità. Ricorda il sussulto di Giovanni nel grembo di Elisabetta. Ogni incontro con Gesù libera dalle colpe e dalle angosce e riempie di pace e gioia.

Gesù non solo entra in casa di Zaccheo, ma desidera rimanerci, trattenersi: "Oggi devo fermarmi a casa tua". È un rapporto stabile, profondo. Torna in mente il legame tra la vite e il tralcio. Oggi nessuno è lasciato senza speranza.

È una vicenda nella quale Gesù compie quasi tutti i passi in progressione: si ferma, porta lo sguardo su Zaccheo, lo chiama a scendere, gli chiede ospitalità... Sembra descritta una vera strategia di conquista (un altro nome dell'evangelizzazione) mentre, dall'altra parte, c'è la crescita nella consapevolezza di aver bisogno del Signore, della ricerca di Lui, della gioia per l'incontro con Gesù e la determinazione a cambiar vita con gesti concreti e generosi. All'inizio Zaccheo era salito sull'albero con gesto di rifugio, di separazione; ora invece, dinanzi a tutti, si alza in piedi, dignitosamente.

L'iniziativa è sempre di Gesù; lo era stato con la samaritana e col cieco; lo è con Zaccheo, lo sarà col giovane ricco. E intanto, "tutti mormoravano"! Questo è il peccato di opposizione, il più duro da vincere.

La dichiarazione di Gesù è il succo del vangelo: se cambi il cuore, riacquisti la vista e riconosci in ogni uomo il fratello figlio dello stesso Padre. Questa è l'antica promessa depositata nella storia dell'umanità fin da Abramo, custodita dai padri ebrei fino ad oggi quando, a Gerico, sotto un sicomoro, passa il Messia di Dio e si ferma e chiede di entrare in casa di chi si sente perduto.

Ho conosciuto anch'io "Zaccheo", un negoziante di elettrodomestici, già quattro volte in Sri Lanka, a costruire casette per i pescatori spogliati dallo tzunami. Come Zaccheo, sente parlare in giro, raccontare, ma vuole vedere di persona. L'ho visto dare, più volte e senza enfasi. Fa tante domande solo per sapere di più di Gesù e del suo vangelo. Non gli manca nulla di Zaccheo, a cominciare dalla statura. A Zaccheo manca qualcosa di M. il travolgente umorismo napoletano. E manca la caffettiera di M., nuova ad ogni viaggio perché alla fine, puntualmente, resta in altre mani.

Mons Angelo Sceppacerca30 ottobre 2022
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