Domenica 12 febbraio | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 12 febbraio

Liturgia: Sir 15, 16-21; Sal 118; 1Cor 2, 6-10; Mt 5, 17-37Domenica 12 febbraio

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio". Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: "Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: "Non commetterai adulterio". Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: "Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto del ripudio". Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: "Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti". Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: "sì, sì", "no, no"; il di più viene dal Maligno».

Sono presentate alcune antitesi ("Fu detto... ma io vi dico) che spiegano la giustizia secondo Gesù: non solo non devi uccidere, ma non devi infuriarti; non solo non devi commettere adulterio, ma anche non devi desiderare di commetterlo; non solo non devi giurare il falso, ma non devi giurare affatto: sì se è sì, no se è no. Quando Gesù pronunciava queste parole, spiegando agli uomini la fratellanza universale, a Roma gli schiavi venivano bastonati a sangue. Il padrone aveva su di loro diritto di vita e di morte.

Gesù parla del regno e corregge il concetto di giustizia, rispetto a quello che si erano dato gli scribi e i farisei, costruito sull'osservanza scrupolosa della legge; la nuova giustizia, più grande, è basata su ciò che c'è sotto, su ciò che c'è prima delle azioni, sulle intenzioni, sui desideri, sui pensieri che abitano il cuore. La parola di Gesù è solida, esigente ed esclusiva: come è sufficiente un termine aggressivo per essere sottoposti al giudizio, così basta uno sguardo di possesso per essere adulteri nel cuore. Il discepolo di Gesù è fedele alla volontà di Dio e non pratica alcuna forma di dominio sugli altri.

Se c'è una cosa tutta particolare della fede cristiana (innestata e cresciuta su quella ebraica), è la relazione tra le persone e con Dio. Per noi l'Altro, che sia Dio o il prossimo, è al centro della vita. Così nella relazione tra uomo e donna; fino al punto che nel cristianesimo questa relazione è immagine, sacramento, del rapporto con Dio. Il vangelo torna a chiedere: dov'è tuo fratello? Dov'è tua moglie, tuo marito, la suocera, il figlio, l'altro con cui sei adirato? perché continui a non chiedere e dare perdono? Non puoi adorare Dio se prima non ami l'uomo. Il volto vero di ogni relazione è nel cuore, nell'intimo profondo di ogni persona. Il cuore, nella Scrittura, non è solo il luogo delle emozioni e dei sentimenti, ma anche dell'intelligenza e della volontà. Per questo anche le azioni esterne nascono dentro. In natura è lo stesso: le radici per l'albero, le fondamenta per i palazzi.

Non serve giurare. In Gesù, Dio si è fatto nostro prossimo: in ogni persona e in ogni avvenimento ci incontriamo con Lui. Giurare sarebbe dubitare di questa sua presenza e il nostro "sì, sì; no, no", vuol dire che la vita è tutta vissuta alla sua presenza, direttamente, senza barriere o mediatori. Il problema – questa la differenza – è che l'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda al cuore. E' sempre andata così, fin da quando Dio scelse Davide, rispetto ai suoi fratelli. Oggi il Siracide: "grande è la sapienza del Signore; forte e potente, egli vede ogni cosa, egli conosce ogni opera degli uomini".

Il di più della nuova legge, quella del cuore, chiede di fare dei passi avanti. Per restare alle antitesi del vangelo di oggi, a fare un passo avanti nella fraternità, un passo avanti nell'amore, un passo avanti nella sincerità. E passo dopo passo...

Mons Angelo Sceppacerca12 febbraio 2023
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