14 febbraio - Mercoledì delle ceneri | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

14 febbraio - Mercoledì delle ceneri

Liturgia: Gl 2, 12-18; Sl 50; 2Cor 5, 20-6, 1; Mt 6, 1-6.16-1814 febbraio - Mercoledì delle ceneri

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

"Quando fai l'elemosina... quando pregate... quando digiunate...". L'inizio della Quaresima ci ricorda i tre pilastri della religione: l'elemosina, la preghiera e il digiuno. Sono i pilastri della religione perché definiscono il nostro rapporto con gli altri, con Dio e con le cose. Queste tre relazioni dicono anche che tipo di vita viviamo, rendono pubblica la verità della nostra esistenza. Infatti, ogni nostra azione può essere compiuta o per aver notorietà e approvazione dagli altri, oppure per essere graditi a Dio solo, fatta per amore e in umiltà.
In ogni azione, anche in quelle "buone", è naturale il bisogno di riconoscimento. Ognuno vive dello sguardo dell'altro. Il punto è: da chi vogliamo essere identificati, davanti a quali occhi stare, se a quelli degli uomini o a quelli di Dio. Gesù ci invita non solo ad essere religiosi – facendo elemosine, pregando e digiunando – ma a purificare fino in fondo le intenzioni del nostro cuore.

"Quando fai l'elemosina". L'elemosina non è solo un gesto di bontà, ma un atto di giustizia perché è impronta di solidarietà col povero, vicino o lontano che sia. Tutti i beni della terra sono destinati al "bene comune" e la solidarietà garantisce non solo la vita materiale, ma anche quella spirituale: l'amore fraterno. Fede e giustizia sono come l'anima e il corpo: non c'è l'una senza l'altro. Dal tempo di Gesù fino ad oggi gli ipocriti (letteralmente "gli attori", quelli che indossano una maschera) non sono scomparsi e nelle loro opere, anche quando sono camuffate di perbenismo, c'è sempre nascosto lo scopo di voler primeggiare. L'apparire vince sulla realtà e la vanità avvelena ogni gesto. L'invito di Gesù, per l'elemosina come per la preghiera e il digiuno, è a viverli "nel segreto", ossia nella parte più intima che nessuno vede, nel cuore delle intenzioni.

"Quando preghi". Prima ancora di insegnarci il "Padre nostro", Gesù spiega come pregare. Anche la preghiera, infatti, può esser fatta per farsi vedere. La preghiera autentica è porsi davanti a Dio, non davanti agli uomini. Pregare è aprirsi a Dio, parlargli e udirlo, non chiudersi su di sé. Si può essere ipocriti anche nella preghiera. L'ipocrita, pur di apparire, si serve di tutti, anche di Dio. Ma Dio resiste ai superbi e si apre agli umili. Se è vero, come dice il Siracide, che la preghiera dell'umile penetra le nubi, chi potrà mai calcolare il bene piovuto sulla terra grazie alle preghiere dei piccoli del Signore?

"Quando digiuni". Il digiuno è segno di conversione perché il morso della fame volontaria ci fa capire che non di solo pane vive l'uomo. Con questa consapevolezza operare con giustizia e dividere i propri beni con i poveri, sono le naturali conseguenze del digiuno cristiano. Nella nostra società consumistica ridotta a bocca che tutto divora e a tubo digerente che tutto assimila, il digiuno riacquista significato e attualità se lo si comprende come medicina per guarire dalla brama del possesso, come metodo per giungere alla virtù della sobrietà, come antidoto al veleno dell'edonismo che tutto riduce al consumo di sensazioni. Una società senza amore e senza parole fraterne, senza madri e senza padri, sarà sempre più anoressica o bulimica.

Come si può dire che la religione è all'origine delle guerre? Solo il peccato lo è, comunque e sempre. Nel cuore rivelato della religione, invece, c'è l'appello al superamento delle contese e alla comprensione per il povero. Una regola d'oro accomuna le grandi tradizioni religiose: fai all'altro quello che vorresti fosse fatto a te. In questa giornata, inizio della quaresima, i cristiani sono tutti invitati a digiunare e pregare per la pace. Non è fuori luogo pensare che questo appello possa essere raccolto anche da altri credenti per i quali il digiuno, l'elemosina e la preghiera sono pure pilastri del loro credere. A digiuno, con le tasche più leggere per aver condiviso e dopo aver pregato nell'intimo, la pace è più vicina, avverabile.

Mons Angelo Sceppacerca14 febbraio 2024
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