Verona | Diocesi di Trivento

Editoriale

Verona

Il Convegno ecclesiale di Verona 2006

Porta questo nome: Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo. E’ il quarto (dopo quelli di Roma 1976, Loreto 1985 e Palermo 1995) grande convegno ecclesiale di tutte le diocesi italiane. Si terrà a Verona nell’ottobre prossimo.
E’ importante non perché è un convegno, ma perché è un convenire e un mostrarsi tutte insieme delle Chiese locali italiane. Una sorta di vetrina pastorale e spirituale nella quale i cristiani si confrontano serenamente col mondo nel quale vivono, ma nei confronti del quale si sentono sempre un po’ stranieri (secondo lo spirito della Lettera a Diogneto) e soprattutto intendono offrire motivi ed esempi di speranza.
E’ grande perché si tiene solo ogni dieci anni ed è partecipato da qualificati rappresentanti di ogni comunità ecclesiale italiana, dalle più piccole a diocesi come Milano con cinque milioni di fedeli.
E’ raccontato e commentato da tutti i giornali e le televisioni perché ci partecipa pure il Papa.
E’ nato – idealmente – nelle pieghe del Concilio Vaticano II, questa grande stagione dello Spirito che ha soffiato forte nelle vele della Chiesa e l’ha rimessa decisamente in cammino, non solo per affrontare il nuovo millennio, ma perché il Risorto è ancora il grande sconosciuto dell’umanità.
Per questi e altri motivi – che scopriremo man mano – questa rivista ha scelto di farsi compagna del viaggio di preparazione e avvicinamento a Verona 2006.
In vista del IV Convegno ecclesiale, il lavoro comune di riflessione è anche accompagnato da un vero percorso itinerante nazionale, una serie di incontri dedicati agli ambiti di testimonianza indicati nella Traccia di riflessione. Un vero pellegrinaggio in cinque tappe. Si è partiti dalla Sicilia a fine novembre. Seguiranno gli appuntamenti di Terni (10-19 febbraio), Novara (24 marzo-7 aprile), Arezzo (8-14 maggio) e Rimini (19-25 giugno). Cinque eventi, uno per ciascuno degli ambiti della testimonianza indicati dal documento preparatorio: la testimonianza-tradizione, la vita affettiva, la fragilità umana, la cittadinanza, il lavoro e la festa. Cinque tappe di un unico grande pellegrinaggio delle Chiese locali verso Verona per essere davvero «Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo».
Nel segno della tradizione, intesa come «esercizio del trasmettere la fede», dal 24 al 26 novembre scorso, a Palermo, si è tenuto il primo di questi eventi, realizzato in collaborazione con la Facoltà teologica di Sicilia. A dieci anni dal III Convegno ecclesiale svoltosi nel capoluogo siciliano nel novembre 1995, si sono vissuti tre giorni di confronto e di proposta sul cammino della Chiesa in Italia nella ricerca di una comunicazione della fede, attenta alle dinamiche culturali del nostro tempo. La conclusione ha avuto il segno della consegna alla comunità ecclesiale, nei primi Vespri della prima domenica di Avvento, della Prima Lettera di Pietro, il testo biblico di riferimento per il IV Convegno ecclesiale di Verona.
Il secondo appuntamento, riguardante l'ambito della vita affettiva, avrà luogo a Terni, dal 10 al 19 febbraio 2006, in collaborazione con la diocesi umbra. Nel contesto del mese valentiniano - prendendo spunto dalla festa di san Valentino, patrono di Terni -, si coglierà l'occasione per lanciare un forte messaggio sul valore degli affetti nel cammino di crescita delle persone e nelle relazioni tra le generazioni. Il terzo appuntamento farà riferimento all'ambito denominato della fragilità umana. All'interno del progetto «Passio», proposto dalla diocesi di Novara, è prevista una settimana - dal 24 marzo al 7 aprile 2006 - di appuntamenti per riflettere sull'esperienza del limite nella vita dell'uomo. Ad Arezzo invece, dall'8 al 14 maggio 2006 in relazione all'ambito sulla cittadinanza, è in programma una settimana di iniziative sui temi dell'educazione alle relazioni tra i popoli e alla pace realizzato con l'apporto dell'associazione Rondine-Cittadella della Pace. Infine, a Rimini, dal 21 al 25 giugno 2006 sarà approfondito l'ambito intitolato festa e lavoro. Sulla Riviera romagnola, in una città simbolo del divertimento, verrà vissuta una settimana di incontri, in particolare rivolti alle famiglie e ai giovani, per formulare una proposta che sappia tenere insieme due dimensioni fondamentali della vita dell'uomo: il lavoro e il riposo.
Nelle Regioni e nelle diocesi italiane sono già iniziati gli incontri per gli incaricati diocesani e non mancano le iniziative in programma: ritiri del clero e delle associazioni sul tema della speranza, il coinvolgimento persino dei monasteri di clausura e delle scuole, con un concorso rivolto agli studenti; seminari per e con i giovani. Intanto, al comitato organizzatore sta arrivando, da ogni diocesi, la segnalazione di un santo rappresentativo della propria storia; insieme ai testimoni del Novecento, indicati dalle Regioni, costituiranno un percorso di santità indicativo per i lavori del Convegno.
Dal titolo si comprende subito quali sono i termini in questione, i fondamenti, le cose serie: i testimoni, il Risorto, la speranza, il mondo. Puoi elencarli e leggerli nell’ordine che preferisci, ma devi trovare un soggetto: chi o cosa dà speranza a chi. E che c’è bisogno di speranza lo sentono tutti e la invocano gli angoli stessi della terra.
Per il credente tutto parte da lì, da quella pietra rovesciata a mostrare una tomba vuota: “non è qui, è risorto!”. L’annuncio di Pasqua è il grido che percorre le viscere della terra e dei secoli e si fa linfa per sopravvivere nei nostri giorni faticosi e duri.
Torneremo ancora a parlare della speranza che nasce – certa – dalla vita che vince la morte e dall’amore che supera l’odio (perifrasi per indicare il nome e la persona di Gesù Cristo, figlio di Dio e salvatore degli uomini). Sarà un anno bello, questo 2006 posto sotto il segno della speranza.

Don Angelo Sceppacerca

La fede che preferisco, dice Dio, è la speranza.
La fede non mi stupisce.
Risplendo talmente nella creazione… e nell’uomo. E soprattutto nei bambini. Che per non vedermi veramente ci vorrebbe che quella povera gente fosse cieca.
La carità, dice Dio, non mi stupisce.
Quelle povere creature sono così infelici che a meno di avere un cuore di pietra… come non si toglierebbero il pane di bocca per darlo a dei bambini che passano.
Ma la speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce.
Che quei poveri figli vedano come vanno le cose e che credano che andrà meglio domattina. Questo è stupefacente ed è proprio la più grande meraviglia della nostra grazia.
La speranza è una virtù teologale e delle tre è forse la più gradita a Dio.
La fede va da sé. La fede cammina da sola. Per credere c’è solo da lasciarsi andare, c’è solo da guardare.
La carità va da sé. Per amare il prossimo c’è solo da lasciarsi andare, c’è solo da guardare una simile desolazione.
Ma la speranza non va da sé. La speranza non va da sola. Per sperare, bimba mia, bisogna essere molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia.
La piccola speranza avanza tra le sue due sorelle grandi e non si nota neanche. Il popolo cristiano non fa attenzione che alle due sorelle grandi. La prima e l’ultima. E non vede quasi quella che è in mezzo.
La piccola, quella che va ancora a scuola. E crede volentieri che siano le due grandi che tirino la piccola per la mano.
Invece è lei che si tira dietro le sue sorelle grandi.
E’ lei, quella piccina, che trascina tutto.
Perché la Fede non vede quello che è.
E lei vede quello che sarà.
La carità ama quello che è.
Ma la Speranza ama quello che sarà.
Sulla via ripida la piccola speranza avanza.
E’ quella che sempre comincia.


(Charles Péguy)28 marzo 2006

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