Ottobre Missionario - RINGRAZIAMENTO E GIOIA (Quinta Settimana) | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Ottobre Missionario - RINGRAZIAMENTO E GIOIA (Quinta Settimana)

Ottobre Missionario - RINGRAZIAMENTO E GIOIA (Quinta Settimana)

Domenica 29 ottobre – XXXa del tempo ordinario

RINGRAZIAMENTO E GIOIA
RIACQUISTÒ LA VISTA E PRESE A SEGUIRLO PER LA STRADA

SIGNIFICATO DELLA SETTIMANA
C’è più gioia nel dare che nel ricevere. Non sono solo parole di Gesù, ma anche frutto dell’esperienza umana e verità psicologica nei rapporti interpersonali. La gioia che viviamo in questa settimana nasce dal desiderio di ringraziare il Signore per le meraviglie compiute attorno e dentro di noi. Per quanto grande possa essere il nostro limite, la misura del perdono di Dio è sempre eccedente e sovrabbondante. La prima parola che viene spontanea è: Grazie! L’ultima che racchiude una vita intera è, ancora, Grazie!

Atto penitenziale
Celebrante Signore, tu sei la nostra gioia e il nostro ringraziamento al Padre. Perdona le nostre ingratitudini e le nostre tristezze. Abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Tutti Signore, pietà!
Celebrante Cristo, Tu conosci la nostra debolezza e sai trasformarla in fiducia. Donaci mani capaci di abbracciare, occhi per sorridere e cuore per condividere. Abbi pietà di noi. Cristo, pietà!
Tutti Cristo, pietà!
Celebrante Signore, Tu conosci la verità della nostra vita e sai che non avremo la vera pace finché il nostro cuore non riposerà in te. Sazia la nostra sete di speranza. Abbi pietà di noi. Signore, pietà!
Tutti Signore, pietà!

Lectio divina
Vangelo: Marco 10, 46-52
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.

COMMENTO
Gerico è l'ultima tappa del cammino che precede l'ingresso di Gesù a Gerusalemme e qui Marco ci dà appuntamento a un ultimo e definitivo miracolo: la guarigione dalla cecità. La situazione di Bartimeo è ben fotografata: è cieco, è mendicante, siede al margine della strada. La cecità indica la sua impossibilità di vedere; è una forma di chiusura alla realtà, una sorta di sepoltura: il cieco non è mai venuto alla luce. La mendicità è il suo stile di vita: egli chiede ciò di cui ha bisogno e vive di ciò che riceve. Lo stare seduto ai bordi della strada sottolinea la sua impotenza a percorrere un cammino; egli è come immobile e fuori strada. Bartimeo è però in grado di udire e parlare. Viene così a conoscenza che sta passando Gesù; avrà sicuramente sentito parlare di lui e da quell'ascolto sarà nata la sua fede che ora si esprime in un duplice grido. È l'invocazione del nome di Gesù, il solo dato agli uomini sotto il cielo, nel quale possiamo essere salvati. L'ordine a tacere dei presenti non ha presa su di lui: nessuna voce può soffocare questo grido che sale dal suo cuore. E il grido ripetuto più forte dice il modo di reagire alla tentazione di tacere, di rassegnarsi. È qui che Gesù gli si fa incontro, si ferma e si lascia avvicinare. Bartimeo vuol essere salvato e questo desiderio lo mette in movimento: getta via il suo mantello, simbolo di ogni sua sicurezza; balza in piedi, come per dire che abbandona quel suo vivere seduto; va da Gesù, confessando il nuovo orientamento della sua esistenza.

ATTUALITÀ
La domanda di Gesù a Bartimeo è la stessa rivolta a Giacomo e Giovanni nel brano precedente: ma che differenza tra l'ambiziosa pretesa dei due fratelli e la fiduciosa richiesta di Bartimeo! A questo punto è come se Gesù domandasse a ciascuno di noi: «Cosa vuoi che io faccia per te?». Gesù ci insegna a confrontare e conformare i nostri desideri ai suoi. Egli esaudisce sempre le sue promesse, ma non le nostre pretese: queste ci legano mentre quelle ci liberano.
A Gerico c’è una folla di sostenitori accompagna Gesù verso ciò che credono essere il suo trionfo: una rivoluzione. Una folla in marcia che spinge Gesù sulla strada della gloria. Ed un cieco, emarginato, seduto, sul ciglio della strada. Sono messi di fronte il gruppo dei “vedenti”, di quelli che ci vedono bene, ed un “non-vedente”. Solo il cieco coglie il senso dell'avvenimento.

PER LA MISSIONE
«Cercate sempre il suo volto!». Vedere Dio nella persona di Gesù di Nazaret: ecco il miracolo della fede. Dio ci ha fatto questo dono grande della fede perché, attraverso di noi, altri potessero a loro volta giungere alla visione di Dio. Vedere i discepoli seguire il Cristo è il modo con cui Dio si dà a vedere oggi, fino al giorno in cui tutti i ciechi guariti potranno entrare gioiosi e festanti nella Gerusalemme celeste.
Vi sono ancora dei ciechi da guarire. Lo attesta anche il luogo dove avviene la guarigione del cieco: Gerico è infatti una città dalla valenza escatologica. è là che finisce l’esodo: là si entra nella terra data dal Signore al suo popolo; è là quindi che giungerà anche il grande corteo escatologico del rientro dei figli dispersi d’Israele. La guarigione del cieco appare così come l’inaugurazione del tempo della realizzazione che deve raggiungere tutti i ciechi: questo è il tempo della chiesa.
La missione nasce dall’incontro salvifico con Gesù. Una volta risanati, siamo noi, ora, a percorrere le strade e a farci prossimo degli altri. Per loro l’annuncio, la testimonianza, la condivisione. Questo fece Bartimeo. Questo fanno i missionari.

Preghiera dei fedeli
1 Signore, anche se si chiude l’ottobre missionario, non finisce il compito evangelizzatrice della tua Chiesa. Tanto meno il nostro. Dacci la grazia degli inizi e manda il tuo Spirito di Pentecoste. Per questo ti preghiamo.
2 Signore, Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa e per il tuo amore ancora più grande. Illuminaci sulle strade da percorrere e dacci ancora testimoni della speranza che ci accompagnino nel cammino. Per questo ti preghiamo.

Proposta di gesti concreti da vivere nella settimana
1 Nella settimana del ringraziamento, siamo invitati a riconoscere il positivo delle cose, dei rapporti, della nostra vita. E’ come indossare occhi nuovi, lavati nell’acqua battesimale e fatti forti e lungimiranti dal soffio dello Spirito.
2 Vivremo questa settimana ringraziando – e imparando di nuovo a farlo – per tutto quanto il Signore e gli altri ci donano. Come Francesco, scopriremo, anche nelle cose, la fratellanza universale. E ci sentiremo più partecipi dell’unica e universale missione della Chiesa.

25 ottobre 2006

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