Avvento | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Avvento

Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto.
Gv 20,11-18

Lectio
Leggiamo questo brano come fosse una sequenza di scene…
1. Maria sola
2. Maria parla con gli angeli
3. Maria parla con Gesù ma non lo riconosce
4. Maria riconosce Gesù
5. Maria è inviata da Gesù
E così possiamo scoprire un cammino che Maria compie: dal restare sola davanti al mistero della morte a un annuncio che porta a tutti. La domanda che possiamo porci è: quali sono le tappe di questo cammino? E… possiamo farlo anche noi?

Consideriamo, poi, i dialoghi. Gli angeli e Gesù pongono domande a Maria. Domande molto belle e profonde: “Perché piangi?” “Chi cerchi?”. Le domande che possiamo porre anche all’umanità di ogni tempo, alle persone che soffrono, a noi di fronte alla sofferenza. Consolare… è porre (e porsi) domande, cercare un senso al dolore.
Le risposte di Maria partono da una situazione che lei immagina e che la sconvolge: qualcuno ha preso il corpo morto dell’amato. Il desiderio di Lui diventa paura. In questo possiamo vedere l'opera sottile del male, del Diavolo che trasforma il desiderio di Dio in paura che paralizza la vita.
Tutto, però, è risolto dall’incontro interpersonale tra Maria e Gesù, l’incontro tra l’amato e l’amante. Allora viene superata la paura e resta il desiderio colmato della presenza. I temi che si impongono sono il desiderio, l’ostacolo della paura come frutto del male e l’incontro a tu per tu. Tre temi che potremmo approfondire sotto il profilo della fede e con l’aiuto di diversi tipi di testi (musica, film, poesia, letteratura, filosofia ecc.).

Meditatio
Le tappe del cammino di Maria, dalla separazione mortificante alla gioia dell’annuncio, sono significative. Possono delinearci una vera e propria mappa per comprendere l’itinerario che porta dagli avvenimenti dolorosi della vita alla pienezza della fede in Cristo! Che cosa accade a chi viene evangelizzato? Percorriamo questa strada:
· L’atteggiamento di partenza è quello del restare vicino al sepolcro. Il primo passo è sporgersi… tentare di entrare nel mistero della morte, del dolore, della perdita dell’amato. Un passo che la psicologia ci dice non facile, non scontato. Un passo che però la sapienza del cuore ci dice necessario, imprescindibile. Solo nella capacità di prendere coscienza della propria finitezza, della morte e nel coraggio di entrarci dentro possono aprirsi le porte di un’umanità autentica.
· Il primo incontro è con una presenza soprannaturale: gli angeli. Possiamo scorgere in questo tutta la dimensione religiosa dell’uomo che si esprime in mille modi e che tenta di dare una risposta al dolore: perché piangi? La conoscenza delle religioni può essere un bel percorso da fare per tentare di trovare in esse un’amplificazione di questa ricerca di senso.
· Il secondo incontro è quello con il Cristo. Un incontro che ancora si muove sul terreno della pura religiosità. Ma già si intravedono i segni dell’adesione a Lui. Possiamo pensare al momento del catecumenato, come momento di scoperta di qualcuno che viene scoperto gradatamente.
· Il terzo è l’incontro definitivo: Gesù, il maestro, riconosciuto. Il passaggio decisivo è la personalizzazione: ci si sente chiamati per nome e Lui è il “mio” maestro. Non c’è più la genericità. Non c’è più separazione tra chi mi sta davanti e Colui che il cuore cerca. È la fase battesimale della vita in cui questa è totalmente donata a Colui che si cerca.
· Il quarto passo è quello della vita mistica. Dove per mistico non vogliamo dire qualcosa che esce dalla realtà, ma anzi che la penetra così a fondo da vivere come Maria: separata dall’amato per annunciarlo. È la vita battesimale che diventa servizio all’umanità. Che diventa (v)angelo per altre “Maria”. In questa luce possiamo ritrovare nella vita e nelle opere di Santa Teresa di Gesù Bambino una preziosa guida che permette di unire insieme amore per Dio e servizio missionario nelle piccole cose quotidiane.

La riflessione sui dialoghi ci spinge, invece, a scoprire il gran tema del desiderio di Dio. La vita umana trova senso in questo. E il grande ostacolo, la forza del peccato si manifesta in due direzioni: l’abbandono di questo moto del cuore oppure la sua accentuazione ansiosa che diventa timore, paura. Maria non riesce a riconoscere il maestro perché è assillata dall’idea di aver perso il suo corpo: l’unica cosa che le è rimasta per poterlo amare. Egli è lì, ma l’ansia di averlo perso non le permette di riconoscerlo. Anche nella vita di santa Teresa di Gesù Bambino, come in quella di molti mistici, è presente questa esperienza. Soprattutto negli ultimi giorni della sua vita quando si sentì tentata di ateismo, di negazione della presenza di Dio.

Oratio Salmo 41 (42)
Come la cerva anela ai corsi d'acqua,
così l'anima mia anela a te, o Dio.
3 L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio?
4 Le lacrime sono mio pane giorno e notte,
mentre mi dicono sempre: «Dov'è il tuo Dio?».
5 Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge:
attraverso la folla avanzavo tra i primi
fino alla casa di Dio,
in mezzo ai canti di gioia
di una moltitudine in festa.
6 Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
7 In me si abbatte l'anima mia;
perciò di te mi ricordo
dal paese del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar.
8 Un abisso chiama l'abisso al fragore delle tue cascate;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sopra di me sono passati.
9 Di giorno il Signore mi dona la sua grazia
di notte per lui innalzo il mio canto:
la mia preghiera al Dio vivente.
10 Dirò a Dio, mia difesa:
«Perché mi hai dimenticato?
Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?».
11 Per l'insulto dei miei avversari
sono infrante le mie ossa;
essi dicono a me tutto il giorno: «Dov'è il tuo Dio?».
12 Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

Contemplatio

Actio
L'Avvento spesso è ancora un tempo di programmazione di attività. Possiamo pensare, allora, a due iniziative da proporre al nostro gruppo, alla nostra parrocchia e al territorio in cui viviamo:
· La prima nasce dalle tappe del cammino di Maria: può essere una buona griglia di lettura delle persone che frequentano la nostra chiesa. Sarebbe bello chiedersi per ogni tappa del cammino se ci sono persone, gruppi, movimenti o associazioni che se ne occupano, se nel cammino comune c'è attenzione alle diverse fasi della crescita spirituale delle persone e come si può migliorare l'attenzione e il servizio che la propria comunità offre alle persone che la frequentano o che entrano in contatto con lei, fosse anche per una semplice curiosità o una “necessità amministrativa”
· La seconda nasce dai temi che abbiamo evidenziato. In collaborazione con realtà che sul territorio operano nel campo dell'animazione culturale si possono pensare degli incontri che offrano a tutti la possibilità di riflettere e di confrontarsi insieme sui temi del desiderio, della paura e dell'incontro interpersonale. Può essere un cineforum o un teleforum, una serie di incontri con “esperti”, delle tavole rotonde, ma anche si possono pensare concorsi per le scuole o per artisti.


AVVENTO SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO
INCONTRO COL RISORTO COME SCOPERTA DEL DESIDERIO DI DIO

“Compresi che la chiesa aveva un cuore, e che questo cuore bruciava d’Amore. Compresi che solo l’Amore faceva agire le membra della chiesa, che se l’Amore si fosse spento, gli Apostoli non avrebbero più annunciato l’Evangelo, i Martiri avrebbero rifiutato di versare il loro sangue… Compresi che l’Amore era tutto… Allora esclamai: - La Mia vocazione è l’Amore”

“Un piccolo fiammifero può incendiare una foresta. Una fiammella, quasi estinta, può produrre fiamme belle, e queste a loro volta, possono produrne infinitamente altre da accendere il mondo intero. Spesso anche senza che noi lo sappiamo, grazia e luci che riceviamo sono dovute ad un anima nascosta, perché il Signore nella sua bontà vuole che i santi si comunichino reciprocamente la grazia per mezzo della preghiera, affinché in cielo si amino di amore grande, molto più grande di quello della famiglia più ideale di questa terra. Quante volte ho pensato che io potrei essere debitrice di tutte le grazie ricevute alle preghiere di un anima che può avermi chiesta a Dio, e che io conoscerò soltanto in cielo. Si, una piccolissima scintilla potrà far nascere grandi luci in tutta la Chiesa. In cielo non s’incontreranno mai sguardi indifferenti, perché tutti si riconosceranno reciprocamente debitori di tutele grazie che hanno valso la loro corona.”

Lo storico Joseph Lortz, parlando degli uomini che più influirono nel rinnovamento della chiesa nel secolo XIX, cita anche Teresa di Lisieux, dicendo che “ella non è quella santa sentimentale quale fu creduta per lungo tempo da certa devozione di maniera”. Solo nel 1956, quando i suoi manoscritti furono pubblicati integralmente, fu rivelata al mondo la figura straordinaria di questa donna. Figlia del suo tempo, quando l’ateismo si faceva ormai strada nella cultura europea lei, pur vivendo dentro le mura di un Carmelo, “ebbe – continua Lortz – una magnanima comprensione per i non cristiani, per gli increduli e perfino per gli scomunicati”.
Teresa non esitò a sedersi alla mensa dei senza fede e a fare suo il loro tormento. Così, dal buco nero dell’incredulità, attraverso il suo cuore di vergine, il grido dolorante di questa porzione dell’umanità saliva fino al cielo.

Si arrampica a Milano sul Duomo fino alla Madonnina, a Pisa sulla Torre, e a Roma si spinge anche nei posti proibiti del Colosseo. La quattordicenne Teresa Martin è la figura più attraente del pellegrinaggio francese, giunto in Roma a fine 1887 per il giubileo sacerdotale di Leone XIII. Ma, nell’udienza pontificia a tutto il gruppo, sbigottisce i prelati chiedendo direttamente al Papa di poter entrare in monastero subito, prima dei 18 anni. Cauta è la risposta di Leone XIII; ma dopo quattro mesi Teresa entra nel Carmelo di Lisieux, dove l’hanno preceduta due sue sorelle (e lei non sarà l’ultima). Muore la madre quando Teresa ha soltanto quattro anni. In monastero ha preso il nome di suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, ma non trova l’isola di santità che s’aspettava. Tutto puntuale, tutto in ordine. Ma è scadente la sostanza. La superiora non la capisce, qualcuna la maltratta. Lo spirito che lei cercava, proprio non c’è, ma, invece di piangerne l’assenza, Teresa lo fa nascere dentro di sé. E in sé compie la riforma del monastero. Trasforma in stimoli di santificazione maltrattamenti, mediocrità, storture, restituendo gioia in cambio delle offese. E’ una mistica che rifiuta il pio isolamento. La fanno soffrire? E lei è quella che “può farvi morir dal ridere durante la ricreazione”, come deve ammettere proprio la superiora grintosa. Muore dopo meno di un decennio di vita religiosa. Ma è da morta che diviene protagonista, apostola, missionaria. Sua sorella Paolina (suor Agnese nel Carmelo) le ha chiesto di raccontare le sue esperienze spirituali, che escono in volume col titolo Storia di un’anima nel 1898. Così la voce di questa carmelitana morta percorre la Francia e il mondo, colpisce gli intellettuali, suscita anche emozioni e tenerezze popolari che Pio XI corregge raccomandando al vescovo di Bayeux: “Dite e fate dire che si è resa un po’ troppo insipida la spiritualità di Teresa. Com’è maschia e virile, invece! Santa Teresa di Gesù Bambino, di cui tutta la dottrina predica la rinuncia, è un grand’uomo”. Ed è lui che la canonizza nel 1925. Non solo. Nel 1929, mentre in Urss trionfa Stalin, Pio XI crea il Collegio Russicum, allo scopo di formare sacerdoti per l’apostolato in Russia, quando le cose cambieranno. Già allora. E come patrona di questa sfida designa appunto lei, suor Teresa di Gesù Bambino.

Don Angelo Sceppacerca3 dicembre 2006

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