Quarto incontro dibattito in occasione della Quaresima. La relazione sarà tenuta dal dott. Dario Sacchini, membro dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica | Diocesi di Trivento

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Quarto incontro dibattito in occasione della Quaresima. La relazione sarà tenuta dal dott. Dario Sacchini, membro dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica

Sabato 17 marzo, ore 17.30, presso il salone del Centro Polifunzionale di Colle San Giovanni in Trivento il dott. Dario Sacchini, membro dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica, terrà una relazione su “Accanimento terapeutico: violazione della dignità e della libertà dell’uomo?”, nell’ambito delle conferenze quaresimali proposte alla città dal Vescovo mons. Scotti.

L’incontro di sabato, quello sulla bioetica, sarà, tra quelli organizzati dalla Curia vescovile di Trivento e caldeggiati dal nostro vescovo mons. Scotti, in occasione della Quaresima 2007, uno dei più interessanti e utile perché, anche alla base delle spinte emotive causate da recenti e controversi fatti di cronaca, un po’ tutti abbiamo bisogno di riflettere su quali siano le regole morali da rispettare allorquando la stessa opinione pubblica, con una propotente forza emotiva, suggerisce, anzi impone, di mettere in atto interventi radicali e così, ricorrendo a tecnologie nuove e pratiche mediche sofisticate, con facile superficialità, ci si arroga il diritto di manipolare la vita stessa dell’uomo e, in nome dello sviluppo scientifico, si arriva fino ad oltrepassare, abbondantemente, la linea sia della tradizione che della liceità.

Il dottor Sacchini, esperto discepolo di mons. Sgreccia, partendo così dalla complessa casistica quotidiana farà precisi riferimenti e traccerà sicure regole attinenti a principi etici e fondamenti filosofici. I casi concreti sono: quale tipo di approccio con le terapie del dolore, quale il comportamento con il malato terminale e fin dove spingersi con le terapie antitumorali o con idratazioni e alimentazioni artificiali. E’ un campo che si estende dall’uso dei comuni analgesici fino al trattamento del malato neurologico in SVP (Stato Vegetativo Persistente), con l’aggiunta che queste decisioni vanno, talvolta, prese senza poter interpellare il parere dello stesso paziente.

Attualmente emergono anche due aspetti rilevanti per una vera umanizzazione della sanità: quello culturale e quello etico-economico. Da una parte le scienze, le loro scoperte, le loro interpretazioni e le loro applicazioni, coinvolgono ormai, nel bene e nel male, la vita di tutti, è quindi indispensabile che tutti ne siano informati; risulta molto importante una maggiore sensibilizzazione dei mezzi di informazione affinché tutti abbiano maggiori possibilità di "dire la loro". È giusto perciò che, attraverso ad una cultura scientifico-filosofica più diffusa, si allarghi il numero di chi può sapere, valutare e proporre. Inoltre oggi le strutture sanitarie sono state trasformate in vere e proprie aziende, con budget da rispettare e si parla sempre più di "razionamento delle risorse" e addirittura vi sono economisti, filosofi e anche medici i quali propongono, non già come rendere meno dispendiose o più efficaci le cure, o come distribuirle più equamente, bensì come scegliere chi curare e chi no. Ma per i medici e per gli operatori sanitari questo non può essere accettabile: non si può e non deve restare neutrali, non si può pensare solo a far quadrare i conti e vorrei così citare un’affermazione molto significativa del sociologo Sabino Acquaviva: “Se una società si pone il problema della felicità dell’uomo in maniera globale, nei suoi aspetti materiali, psicologici, politici e religiosi, allora è una società capace di vivere; se invece si muove sul piano strettamente economico e giuridico, si autodistrugge”.

C’è inoltre da sottolineare il fatto che nonostante che il rispetto della persona umana appaia essere il principio etico comunemente accettato dalla tradizione filosofica occidentale, questo stesso concetto assume una pluralità di sfaccettature che sono troppo spesso anche contrastanti tra loro. Ecco perché causa dell’enorme, e spesso incontrollato, sviluppo del progresso scientifico e tecnologico, per il progressivo deteriorarsi del rapporto tra medico e paziente e per la crescente limitazione delle risorse economiche in campo sanitario, come disciplina specifica, la bioetica ha registrato la sua formulazione sistematica negli anni settanta, anche se, per i suoi numerosi e attualissimi discorsi sull’argomento, il papa Pio XII può esserne considerato giustamente un illuminato precursore. Ma soprattutto, i moderni progressi raggiunti dalla scienza medica hanno imposto urgentemente di rivedere il nostro concetto di persona per sapere fino a che punto possiamo intervenire, ad esempio, per sopprimere un bambino non ancora nato o per abbreviare le sofferenze di un malato terminale. La sfida della bioetica è tutta qui: farsi carico della “vertigine” del comune mortale messo per la prima volta di fronte a possibilità sconvolgenti e stabilire così, una volta per sempre, chi sia l’oggetto-soggetto della propria riflessione: la persona umana, appunto, in tutto ciò che essa ha di proprio e costitutivo. Lo ha sintetizzato mirabilmente M. Gensabella Furnari nel suo libro “Ruolo del filosofo in bioetica” quando, a pag. 244, spiega “Lo spazio del filosofo non è quello della conclusione, l’ultima pagina del libro, ma è quello dell’orientamento, la prima pagina, quella dell’introduzione, che propone un “senso”, un’interpretazione che guidi la lettura. La luce della verità filosofica non è abbagliante, non si impone con autorità, è la luce dell’aurora, ancora soffusa, e tuttavia presente, capace di illuminare un giorno che deve ancora venire. Una luce che illumina gli spazi, senza fare troppa violenza alle ombre, lasciando a chi non vuole ancora svegliarsi la possibilità di farlo più tardi”.

La vita umana ha sempre un suo altissimo valore intrinseco, e la responsabilità sul singolo da parte del singolo è sempre anche responsabilità della comunità sociale nei confronti del singolo, per non parlare poi della responsabilità sulla vita individuale che ciascuno ha di fronte agli altri e di fronte a Dio. Il discorso sembra difficile e complicato perciò un esperto come il dottor Sacchini presenterà i principi essenziali e saprà rispondere alle numerose domande, quelle che ci facciamo ogni volta che un caso di cronaca ci riporta a definire il campo della liceità, che il pubblico rivolgerà all’illustre relatore.

Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali - Comunicato StampaTrivento (CB), 15 marzo 2007

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