Le cime tutt’intorno già si sono ammantate di bianco | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Le cime tutt’intorno già si sono ammantate di bianco

Gli studenti esultano: finalmente la neve! Mentre la protezione civile avverte: emergenza neve, circolare solo con pneumatici da neve o con catene a bordo. Gli operatori delle stazioni invernali prevedono una stagione favolosa, i poveri pensionati si chiedono preoccupati: dove arriverà mai quest’anno, se comincia così, la bolletta del riscaldamento? Ci si divide, bipartisan, anche sulla comparsa della prima neve d’autunno.
E così si dimenticano i saggi proverbi dei contadini “sotto la neve il pane, sotto la pioggia fame”, coniati in tempi non sospetti, quando le case non erano così bene coibendate e riscaldate come oggi, né le strade erano tenute aperte con potenti spazzaneve, ma solo con la fatica delle braccia degli spalatori. I nostri propositi intanto, o i patrimoni accumulati in decenni di lavoro e di stenti, non sono più come le nevi perenni, ma presto svaniscono, si dileguano, si sciolgono spariscono senza lasciare traccia.
Purtroppo si è persa tutta la poesia che le candide nevicate ispiravano, quando unico divertimento poteva essere quello degli scivoloni fuori programma dei passanti, tanto che qualcuno si azzardava a scrivere: le nevicate sono veri spettacoli con i fiocchi e che si vedono addirittura… gratis! Come pure, rimane sconosciuta l’attribuzione di trascendenza con la quale abbinavano alla neve gli autori della Bibbia, dato il suo carattere di elemento esotico, raro, ma sempre degno di nota per il suo splendore. Il riconoscimento della Provvidenza fa scrivere che Dio dà la neve simile a lana, sparge la brina, simile a cenere (Sal. 147, 16). Intanto il Salmo 148, al versetto 8, collega la neve ad altre forze ostili ed imponenti della natura, e precisamente al fuoco, alla grandine, al gelo e ai venti della tempesta. Giobbe, amletico e dubbioso, non può rispondere positivamente alla domanda. “Sei mai entrato nei serbatoi della neve, hai potuto mai vedere i depositi della grandine, che io tengo in serbo per il tempo della tribolazione” (Gb 38, 22-23). In Isaia troviamo il passo più significativo, quello che esalta la neve che rimanendo sulla terra fa crescere le messi ed è figura dell’efficacia della parola di Dio: ”come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza aver prima irrigato e fecondata la terra, così ogni mia parola…” (Is. 55, 10 -11). Nel libro dei Proverbi (31, 21) poi si esalta la sagace intraprendenza della madre virtuosa e laboriosa che non teme la neve per gli appartenenti alla sua famiglia. L’autore sacro è così tanto suggestionato sia dallo splendido candore della neve, che lo cita per far risaltare la trascendenza di Gesù nella scena della trasfigurazione (Mc 9, 3), sia dalla constatazione che, specie nei paesi caldi come è quello della Palestina, la neve rapidamente si scioglie fino a svanire completamente e ciò suggerisce e ne fa (in Giobbe 24,19) l’immagine del sicuro annientamento del malvagio
Ecco perché per me che sono solito implorare, con nostalgico fervore, “fatemi candido come la neve” è doveroso il pensiero che non c’è cosa più squallida della fastidiosa poltiglia fatta di fango e di neve.
Sì, il candore battesimale non si abbina mai né si stempera nell’attaccamento esagerato ai beni della terra. Don Mimì Faziolidi don Mimì FazioliTrivento (CB), 24 ottobre 2007

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