NewsDiscorso del Vescovo Scotti durante la fiaccolata ad AgnoneUn popolo si è messo in cammino per testimoniare silenziosamente la presa di coscienza di una situazione che ormai è diventata insostenibile per quanti vivono nel nostro territorio.L’ultima ricerca della Caritas della Diocesi di Trivento ha presentato un quadro preoccupante riguardo allo spopolamento delle zone interne. Molti giovani, dopo che si formano con tanti sacrifici, sono costretti ad emigrare portando altrove le proprie energie fisiche ed intellettuali, impoverendo il tessuto umano e culturale delle nostre contrade e mettendo in crisi il futuro di tutti.Lo spunto per una presa di coscienza ulteriore ci viene offerto dal Piano Sanitario Regionale che mette in discussione l’esistenza dell’Ospedale San Francesco Caracciolo. Tale situazione è il risultato di anni (di disinteresse) e di mancata progettazione seria per uno sviluppo che avrebbe potuto fermare l’emorragia delle forze giovanili e ridare slancio all’economia.Una voce profetica si è levata in Agnone per indicare la strada da percorrere; Giovanni Paolo II ha spronato dicendo: “Non arrendetevi di fronte ai gravi problemi del momento. Non rinunciate a progettare il vostro futuro”. Purtroppo questo messaggio, guardando la situazione che stiamo vivendo, è stato completamente ignorato e disatteso. Ci si è lasciati andare attendendo soluzioni che non sono mai arrivate e dando fiducia a tante promesse che sono rimaste solo promesse.Come ho già detto all’incontro dei sindaci e degli altri amministratori invitati a riflettere sulla situazione della nostra realtà diocesana:“ Il bene comune non può essere affidato semplicemente all’efficacia vincolante della legge e delle situazioni. Non è possibile delegare soltanto alle pubbliche autorità il suo raggiungimento. La tensione al bene comune deve divenire atteggiamento morale, mentale, spirituale radicato in tutti perché tutti si sappia riflettere, agire in termini di bene comune e non di bene privato, personale”.E’ necessario riscoprire il principio della gratuità perché essa ha una funzione profetica; non ci si può accontentare solo del principio della solidarietà perché in questo modo l’individuo è assistito ma non rispettato nella sua dignità.La sfida da raccogliere, oggi, è di battersi per restituire il principio del bene comune alla sfera pubblica. Non si può più pensare che quello che è dovuto deve essere atteso e implorato come benevolenza che viene concesso dall’alto.Occorre riconoscere i diritti e i doveri di ogni persona per non escludere ampie fasce di cittadini in modo particolare i più deboli, non riconoscendo i diritti e i doveri della persona. Per cui i compiti precipui dei poteri pubblici consistono soprattutto, nel riconoscere, rispettare, tutelare e promuovere i diritti e nel contribuire a rendere più facile l’adempimento dei doveri.Coloro che hanno la responsabilità della cosa pubblica non possono disattendere le esigenze delle zone più ferite dall’emigrazione e fare scelte che lasciano in abbandono i più bisognosi.E’ necessario affrontare le sfide con coraggio e intelligenza. Le scelte devono andare nella direzione più opportuna e doverosa in vista del bene di tutti, anche se ciò contrastasse con il proprio bene e con quello della propria area di appartenenza.Il tempo liturgico dell’Avvento che stiamo vivendo ci invita a scrollarci di dosso l’apatia e riprendere in mano la storia della propria vita e quella della comunità ripartendo da quei valori civili e religiosi che hanno fatto grande Agnone e i tutti centri della Diocesi di Trivento.L’avvento è tempo di speranza. “Ogni uomo è chiamato a corrispondere all’attesa che Dio ha su di Lui. Del resto l’esperienza ci dimostra che è proprio così. Che cosa manda avanti il mondo, se non la fiducia che Dio ha nell’uomo? E’ una fiducia che ha il suo riflesso nei cuori dei piccoli, degli umili, quando attraversa le difficoltà e le fatiche si impegnano ogni giorno a fare del loro meglio, a compiere quel poco di bene che però agli occhi di Dio è tanto, in famiglia, nel posto di lavoro, a scuola, nei diversi ambiti della società”. ( Benedetto XVI)Ci chiediamo che possiamo fare? È tempo di decisioni carissimi fratelli e sorelle. Mettendoci insieme, accantonando le rivalità, è possibile invertire la direzione. Il futuro è nelle mani di Dio e di ognuno di noi. Non è più tempo di affidarlo ad altri ma è ora di riappropriarsi con responsabilità del futuro sapendo che vivere è impegnarsi.Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali - Comunicato StampaAgnone (IS), 9 dicembre 2007Condividi pagina