Riflessioni
L'influenza negativa della TV sui nostri ragazzi: una riflessione a riguardo
Dopo aver visto, delusi e amareggiati, qualche spettacolo alla televisione, quante volte mi è venuto di pensare che essa abbia toccato il suo livello più basso! Ma poi, in una occasione successiva mi son dovuto ricredere, perché si era scivolati ad un livello ancora più basso. Per fortuna il fatidico limite della “Fossa delle Marianne” è ancora lontano e i programmisti televisivi possono dormire sonni tranquilli.
Ma le nuove generazioni cosa apprendono dalla Televisione?
Essa li spinge ad essere attenti al consumismo, ad abbracciare il conformismo, e si ritrovano poi lentamente e inesorabilmente succubi o schiavi di mille manipolazioni, proprio quelle che si instaurano tra trasmittente ed ascoltatore, e che superano la soglia di una vera e propria patologia! Avviene così che al coraggio giovanile, schietto e generoso, si sostituiscono presto la piatta adesione alla moda, l’uniformarsi acritico alla mentalità corrente. In altre parole inizia qui l’abbrivio di una pericolosa e, forse, irreversibile massificazione. E tutti gli altri sforzi operati dalle altre agenzie serie (tipo la famiglia, la scuola e la Chiesa…) tese a favorite l’altruismo e l’impegno, l’educazione e a sobrietà, naufragano di fronte all’innestarsi di una mentalità di rinuncia ad ogni lotta contro la fuga dalla responsabilità che provano nei riguardi sia della società sia della famiglia, mentre trionfa l’egoismo che è insito in certe forme di divertimento ed è coccolato dai vari accattivanti tipi di pubblicità televisiva.
Ma soprattutto la televisione, tra le tante sue influenze negative, presso le persone meno smaliziate, ha anche quella di abituare a reazioni istantanee e purtroppo stimola l’errata speranza di risultati altrettanto rapidi ed istantanei. Si racconta che Salvatore Dalì, ormai arrivato in fin di vita e nutrito solo con le flebo, contro la sua stessa volontà, spinto da una strepitosa curiosità, quella stessa che era stata la caratteristica costante di tutta la sua vita e la fonte delle sue opere d’arte, appena gli tolsero l’ossigeno, a malapena riuscì a mormorare e lo intesero dire: portatemi la televisione e guai a chi si permette di spegnerla, perché sono ansioso di sapere che cosa dicono ancora sulla mia salute!
Eppure una Televisione sana e propositiva, in grado di usare l’espressività in forme immediate e suggestive, creative e libere dal consumo, può accompagnare, specialmente i più giovani e non, a cercare vie diverse, ad accogliere criticamente, ma anche positivamente, le nuove forme culturali che stanno emergendo, a guardare con entusiasmo imitativo a quanti hanno fatto scelte di vita a servizio degli altri, in una donazione piena. E si badi bene che questi non sono personaggi strani! Hanno risposto solo ad un amore più grande, come protagonisti di una vitalità nuova e vera, frutto dell’incontro con uno strumento comunicativo che esalta le tendenze più altruistiche e fa capire che i progetti di costruire una società più giusta siano ancora possibili.
Il desiderio di una televisione migliore è appena un vago sogno, cioè “un sogno che non è che un’ombra!” come potrebbe dire Shakespeare, oppure è un diritto che può aiutare a mirare sempre più in alto, anche più in alto di quanto si possa ritenere alla propria portata, perché prima di superare gli altri ci si deve abituare a superare soprattutto sé stessi.
A margine un decalogo in Power Point sull’uso corretto della in famiglia televisione.
don Mimì Faziolidi don Mimì FazioliTrivento (CB), 6 marzo 2008