I cattolici celebrano tra qualche giorno la domenica del Corpus Domini | Diocesi di Trivento

Riflessioni

I cattolici celebrano tra qualche giorno la domenica del Corpus Domini

I cattolici celebrano tra qualche giorno la domenica del Corpus DominiI cattolici celebrano tra qualche giorno la domenica del Corpus Domini: domenica delle belle infiorate, delle lunghe processioni e di una formidabile riscoperta, mentre in Inghilterra una chiesa episcopaliana, l’Open Episcopal Church, in controtendenza ha inventato la comunione per posta dal sintetico e curioso slogan “host by post”.

Seguire le tradizioni o accogliere le novità, tutte le novità, anche quelle più cervellotiche e dissacranti. Noi viviamo di ricordi, ci nutriamo di ricordi... Ogni giorno che passa deposi­ta dentro di noi i suoi sogni, le sue esperienze di sofferenza o di gioia, le sue delusioni e noi dovremmo diventare sempre più ciò per cui siamo stati creati. A volte bisognerebbe non stancarsi e non staccarsi dalle memorie… Infatti per esempio anche le memorie dei pec­cati servono, esse ci ricordano la fragilità di quando, lungo il cammino, siamo venuti meno ed abbiamo inciampato e siamo caduti. Così pure le memorie delle per­sone che abbiamo amato: ora non sono più fisicamente con noi, ma non le abbiamo dimenticate, non le possiamo dimenticare; anzi, esse ancora influiscono sulla no­stra vita con tutte le parole dette, con i gesti e l'affetto che ci hanno ogni giorno regalato. Quante persone si vedono in giro spremute come un limone, aride come il deserto, fredde come montagne di icebErg che vagano negli oceani, disilluse, abbandonate ed esaurite.

“Si allinearono per un momento al posto della Comunione, e il sacerdote si dette a porre in quegli umani salvadanai la divina moneta eucaristica" (Manuel Galvez).

La celebrazione domenicale dell'Eu­caristia non è ancora diventata per tutti noi un punto il riferimento basilare, anche se parliamo di condivisione fraterna dobbiamo estinguere quella strana fame che colpisce soprattutto chi sta bene. Infatti personalmente i nostri giovani non conoscono la fame del pane, ma sono assillati da una certa altra fame, quella che si accompagna con la sovrabbondanza., con il possedere tante cose e ciò nonostante protestiamo perché non abbiamo ancora abbastanza, e vorremmo avere di più: avidamente, ingordamente, bramosamente, voluttuosamente. Fame che si manifesta anche quando si è riempito di pane lo stomaco e di benzina il serbatoio della fuoriserie. E’ la fame del sempre di più. Anche questa è altro che fame normale, è fame di cose, fame sfrenata frutto di un desiderio inarrestabile, compagna di un cuore sempre più ingordo e inappagato. Si comincia da piccolini a volere l’orsacchiotto, il video gioco e il monopattino, poi si chiede il tricic­lo, la bicicletta e la mountain bike, fino ad arrivare al motorino e alla moto di grossa cilindrata, poi la prima utilitaria e la macchina confortevole, per passare al fuoristrada e al camper, e poi si vuole la seconda casa, e magari lo yacht a Portofino… e via di questo genere.

“Dio, pur essendo sapientissimo, non seppe darci nulla di più dell'Eucaristia; pur essendo potentissimo, non poté trovare niente di meglio dell'Eucaristia; pur essendo ric­chissimo, non riuscì a regalarci nulla di più prezioso. E tu, che sei ignorante, impotente e poverissimo, pretendi di farne a meno?” (s. Agostino).

Per fortuna c’è Lui che riesce a riempire il serbatoio delle nostre aspirazioni, di una fame nobile, degna della condizione di uomi­ni, questa nostra fame di infinito che avvertiamo proprio quando riusciamo a fare attorno a noi un po' di si­lenzio, captiamo e ci sintonizziamo con le voci che vengono dal profondo, da Dio. Sant'Agostino l'ha espresso questa scoperta con le meravigliose parole «Tu ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te». Ecco, Gesù è venuto a saziare questa fame che ha spinto i fanciulli che in questi giorni hanno ricevuto la prima Comunione e li ha sollecitati ad attingere dal Signore Gesù la forza per crescere dili­genti e serenamente impegnati nel dovere quotidiano, mentre in lo­ro deve rimanere sempre viva la fame di questo cibo che nutre per la vita eterna,

“L'Eucaristia è ricordo della morte e risurrezione del Cristo, ma è certezza della sua continua presenza come cibo dell'uomo pellegrino, nell'attesa della Sua venuta" (G. Ravasi).

Quanti tra noi ancora sono tormentati dal dubbio e dall'incredulità! L'uomo che non vive di solo pane materiale riesce a scoprire e ad amare la presenza viva e corroborante del Cristo nell'Eucaristia, per trovare in sé la forza per rinnovare radicalmente la propria vita e metterla a servizio dei fratelli?
“Gesù abita in tre tabernacoli: nel seno della santissima Trinità, il tabernacolo della sua gloria; nell'Ostia, il tabernacolo del suo affetto; nell'anima nostra, il tabernacolo del suo cuore" diceva sovente santa mistica Elisabette Leseur. La vita umana si rispecchia nel deserto biblico, vera icona di un’esperienza polivalente: esso è insieme luogo di prova e umiliazione, ma anche tempo di ricerca della verità profonda della propria vita, luogo spaventoso di serpenti e scorpioni, ma anche esperienza di liberazione dalla condizione servile, tempo di fame, durante il quale il popolo si nutre della manna e della parola che esce dalla bocca del Signore in una terra assetata e senz'acqua, nella quale il Signore fa sgorgare l'acqua dalla roccia durissima. Esperto, nella sua vita personale, e testimone di queste vicende tipiche dell'esistenza umana, il cristiano testimone ed evangelizzatore porta per le strade del mondo l'unica risposta valida, che è Cristo, la buona notizia di vita vera per tutti i popoli.

Benvenute vacanze, benedette vacanze se vacanze nella fede, vacanze di silenzio, vacanze per un incontro…

Il silenzio senza la fede molto spesso logora, distrugge, soffoca, inquieta l'anima e la riempie di smanie e di agitazione, di irrequietezza e di tentazioni, di inquietudine e di follia.
Ma noi, anche se indaffarati nella vita di tutti i giorni o immersi nella sfiducia e nello sconcerto, non possiamo starcene qui inermi ad aspettare che qualcosa cambi, ad aspettare che qualcosa possa accadere senza il nostro personale, decisivo coinvolgimento. E’ allorquando che il silenzio diventa gravido di speranza che riesce a rivelare tutto il suo fascino e il suo grande mistero e ogni volta, poi, che chiudiamo gli occhi e che proviamo ad ascoltare la voce interiore, proprio quel silenzio si fa portavoce e ci rivela che Lui è dentro, dentro di me, dentro di ogni uno di noi e ci dice: Io sono qui, vicino a te, tanto vicino che potresti riuscire a toccarmi, senti mi stai già sfiorando con il tuo respiro…Io sono dentro te, adesso che ti parlo, adesso che la tua sete non è ancora appagata, voglio poterti dire che sono sempre qui e riesco a leggere anche i tuoi più intimi pensieri, i tuoi messaggi di quanto hai sentito la mia assenza e poi mi hai cercato e nella notte della solitudine quanti pensieri convulsi hai rivolto lontano da me ed eccomi qui dopo tanti tuoi silenzi… Io ci sono, ci sono ancora e ci sarò sempre, qui, accanto a te.

Don Mimì Fazioli

di don Mimì FazioliTrivento (CB), 11 giugno 2009

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