Chi può esultare per la sentenza della UE: una vera, pestifera e tragica Uscita Estemporanea! | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Chi può esultare per la sentenza della UE: una vera, pestifera e tragica Uscita Estemporanea!

Chi può esultare per la sentenza della UE: una vera, pestifera e tragica Uscita Estemporanea!La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha pontificato: la “presenza del crocifisso” nelle aule scolastiche contrasta con il “pluralismo educativo” che dovrebbe caratterizzare una “società democratica”.

Qualcuno sussurra, suppone, maligna che i giudici siano stati condizionati da una vecchia storia che più o meno diceva così: un sacerdote, salito sul treno, si siede e si sprofonda subito nella recita assorta del suo breviario. Al controllore che gli chiede di verificare il biglietto, il prete, senza interrompere la preghiera, gli consegna quella che crede di essere la sua regolare tessera di abbonato pendolare. Ma trasale allorché si sente apostrofare dal pignolo bigliettaio: Mi scusi, io gli crederei, ma bisogna verificare cosa ne pensa l’amministrazione centrale… Infatti il reverendo distratto aveva dato al controllore un’immagine cartonata del Crocifisso con la scritta perentoria: Lui ha pagato per tutti!

Mi sembra quasi di riascoltare un mix di canzoni anni 60, con le dovute variazioni: “Partirà l’Europa partirà, dove arriverà questo non si sa, sarà come l’arca di Noè...” Infatti vi sono saliti sopra oves et boves. Ma alcuni dicono non fa niente, tanto “Fin che l’Europa va lasciala andare…”. Per questo nemmeno si ascoltavano gli appelli accorati di chi diceva inseriamo nella sua Costituzione le “radici giudaico-cristiane”. Ora un po’ di lacrime di coccodrillo le dobbiamo versare, visto che “la festa appena incominciata è già finita”.

Altri si sono rafforzati, rimpinguati, hanno spolpato la carne e a noi, cristiani, non resta che rosicchiare l’osso.

Visto come i nostri cari giudici sono stati così sensibili e solerti nell’accogliere il grido angosciato di una madre finnica, c’è anche da aspettarsi di vederli salire sulle classiche tre caravelle, le navi di Colombo (la Nina, la Pinta e la Santa Maria), per andare ad espiantare la croce da lui piantata sul suolo di San Salvator o, ancora più baldanzosi, salire in cielo per spegnere la Croce del Sud perché non faccia concorrenza alla bellicosa islamica mezzaluna?

A quando sarà negato alla venerazione del popolo dei fedeli anche il Crocifisso di San Damiano o saranno cancellate tutte le espressioni poetiche o le indimenticabili preghiere che al crocifisso si sono ispirate?

Permettete che ne citi una per tutte, quella del poeta orientale Rabindranath Tagore e che ha per titolo “Dammi coraggio”.

“Ti prego: non togliermi i pericoli, ma aiutami ad affrontarli. Non calmar le mie pene,
ma aiutami a superarle. Non darmi alleati nella lotta della vita... eccetto la forza che mi proviene da te. Non donarmi salvezza nella paura, ma pazienza per conquistare la mia libertà. Concedimi di non essere un vigliacco usurpando la tua grazia nel successo; ma non mi manchi la stretta della tua mano nel mio fallimento.
Quando mi fermo stanco sulla lunga strada e la sete mi opprime sotto il solleone; quando mi punge la nostalgia di sera e lo spettro della notte copre la mia vita, bramo la tua voce, o Dio, sospiro la tua mano sulle spalle. Fatico a camminare per il peso del cuore carico dei doni che non ti ho donati.
Mi rassicuri la tua mano nella notte, la voglio riempire di carezze, tenerla stretta: i palpiti del tuo cuore segnino i ritmi del mio pellegrinaggio”.

Strapparsi le vesti adesso, tacere, indignarsi, subire, reagire, protestare, contestare, coalizzarsi: si può fare questo ed altro, ma ora è anche tempo per riflettere come dobbiamo fare i conti con gli attacchi concentrici, mirati, corrosivi e demolitori di tutto quanto di più bello, nobile e sacro la tradizione millenaria della nostra Europa è riuscita a conservare nonostante tutto ciò ha una origine precisa negli iniziali sberleffi degli Illuminati padri della Rivoluzione Francese e nella potenza danarosa e mediatica dei fratelli massoni.

Riprendiamoci la croce e contempliamo il Crocifisso, riappropriamoci della testimonianza cristiana fondandola sulla convinzione che se hanno perseguitato il fondatore della Chiesa perseguiteranno anche noi, lusingandoci con gli artificiosi discorsi della libertà di coscienza che negano in questo caso il principio dei diritti della maggioranza in nome del rispetto di una sparuta minoranza.

John Kennedy ci ha lasciato questo frammento di preghiera, un vero gioiello di poesia: “Dammi l'amore per eccellenza, l'amore della croce, ma non delle croci eroiche che potrebbero nutrire l'amor proprio, ma di quelle croci volgari, che purtroppo porto con ripugnanza... Di quelle croci che si incontrano ogni giorno nella contraddizione, nell'insuccesso, nei falsi giudizi, nella freddezza, nel rifiuto e nel disprezzo degli altri, nel malessere e nei difetti del corpo, nelle tenebre della mente e nel silenzio e aridità del cuore.
Allora solamente Tu saprai che Ti amo, anche se non lo saprò io, ma questo mi basta”.


Con Davide Turoldo è il caso di dire: “Per favore, non rubatemi la mia serenità. E la gioia che nessun tempio ti contiene, o nessuna chiesa t'incatena: Cristo sparpagliato per tutta la terra, Dio vestito di umanità: Cristo sei nell'ultimo di tutti come nel più vero tabernacolo: Cristo dei pubblicani, delle osterie dei postriboli, il tuo nome è colui che-fiorisce-sotto-il-sole”.

Al contrario come è squallida questa la laicità radicale dell’Europa che rifluisce sul nostro paese e lo vuole incatenare!

Perché ci vogliono togliere il Crocifisso? Forse perché questo Gesù era e resta ancora un vero provocatore: quando ci arrabbiamo Lui ci dice: perdonate! Quando uno di noi ha paura, Lui gli dice: coraggio! O quando alcuni megalomani fanno grandi progetti, Lui con sensato realismo dice loro: metteteli da parte! E se io voglio accumulare per me, Lui mi ordina: Lascia tutto!

Toglietemi tutto, ma non il mio Crocifisso: “Gesù, sempre ti porto con me, a tutti ti preferisco. Quando cado, Tu mi risollevi. Quando piango, Tu mi consoli. Quando soffro, Tu mi guarisci. Quando ti chiamo, Tu mi rispondi con la tua presenza”.

Io non conosco nessuno che come Lui abbia parole di Vita eterna: di Lui e della sua Parola ne ho tanto bisogno.

Un Cristo senza croce, una croce senza Cristo
(Centro Missionario Diocesano Verona)
Amico io vado in cerca di una croce.
Vedi, ho un Cristo senza croce, l'ho acquistato presso un antiquario. Mutilato e bellissimo. Ma non ha croce.
Per questo mi si è affacciata un'idea. Forse tu hai una croce senza Cristo. Quella che tu solo conosci. Tutti e due siete incompleti. Il mio Cristo non riposa perché gli manca una croce. Tu non sopporti la croce, perché le manca Cristo. Un Cristo senza croce, una croce senza Cristo.
Ecco la soluzione: perché non li uniamo e li completiamo? Perché non dai la tua croce vuota a Cristo?
Ci guadageneremo tutt'e due. Vedrai.
Tu hai una croce solitaria, vuota, gelata, paurosa, senza senso: una croce senza Cristo. Ti capisco: soffrire è illogico. Non comprendo come hai potuto sopportare cosi a lungo. Una croce priva di Cristo è una tortura, il principio logico della disperazione. Hai il rimedio tra le mani. Non soffrire più solo. Su, dammi questa croce vuota e solitaria. Dammela. Ti darò in cambio questo Cristo mutilato, senza riposo, né croce. La tua croce non è più solamente tua; è anche e nello stesso tempo la croce di Cristo. Su, prendi la tua croce amico; la tua croce con Cristo. Non sarai più solo a soffrire. La porterete in due, il che vuol dire dividerne il peso. E finirai per abbracciare e amare la tua croce, una volta che Cristo sarà in essa.

Don Mimì Fazioli

di don Mimì FazioliTrivento (CB), 5 novembre 2009

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