Dal Fascismo alla Liberazione | Diocesi di Trivento

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Dal Fascismo alla Liberazione

Dal Fascismo alla LiberazioneAbbiamo appena finito di leggere il testo di Roberto Colella “Il Molise dalla crisi del Fascismo alla Liberazione” per le edizioni ibc.
Si tratta di un volume molto snello in cui, partendo da una bibliografia ragionata sui libri che si sono occupati della seconda guerra mondiale in Molise, l’autore in cinque capitoli racconta la condizione sociale, politica e militare del Molise partendo dall’occupazione dell’Etiopia dell’ottobre del 1935 per giungere al 1946.

Colella muove dalla descrizione di un Molise pressoché interamente fascistizzato attraverso una continua opera di propaganda e parla di una popolazione che reagisce con entusiasmo alla sottoscrizione del prestito nazionale rispetto alle sanzioni economiche della Società delle Nazioni, ma sottolinea anche come l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 “fu accolta con entusiasmo dalla maggior parte della popolazione molisana”.

Di fronte alla retorica delle cerimonie fasciste, lo studioso fa rilevare come negli anni che vanno dal 1935 allo scoppio della guerra la regione, con un grado di ruralità pari all’80,3%, viva una condizione di povertà endemica e di forte mancanza di lavoro che spingono gran parte della popolazione ad emigrare o ad arruolarsi volontaria nel contingente italiano inviato da Mussolini in Spagna a sostegno del dittatore Francisco Franco.

Non mancano in quegli anni un certo sviluppo del settore edilizio e la bonifica di diverse aree, come la realizzazione di strutture per la produzione di cellulosa e perfino corsi serali per analfabeti, così come frequenti sono, perché ovviamente funzionali al Regime, sagre, celebrazioni e manifestazioni, ma il Molise vede una forte situazione di miseria delle popolazioni contadine con pesanti disagi soprattutto tra i braccianti.

Tali difficoltà naturalmente si accentuano con l’entrata in guerra dell’Italia e soprattutto quando il conflitto entra sul suolo della nostra regione.
Nei capitoli III e IV le fasi della guerra in Molise sono analizzate nei diversi scacchieri e nelle varie fasi con un riferimento meticoloso ai documenti ed alle testimonianze dallo sbarco dell’8^ armata britannica il 3 ottobre 1943 a Termoli fino alla battaglia su Monte Marrone nella primavera del 1944.

È una descrizione di bombardamenti, di perdita di vite umane, di rovine, di distruzioni, di pianti e di lutti, documentati anche da un interessantissimo materiale fotografico.
È solo durante gli anni della guerra e per essere più precisi successivamente all’arrivo degli Alleati che anche in Molise nasce qualcosa che assomiglia più ad un postfascismo che ad un antifascismo o almeno, come scrive Colella, c’è un momento in cui l’opposizione la Fascismo “viene allo scoperto” per merito di socialisti e comunisti.

È allora che anche il malessere sociale si organizza in protesta attraverso ribellioni popolari che, oltre ad opporsi alla dittatura ormai in declino, chiedono l’abbassamento delle tasse e rifiutano l’ammasso del grano.

Si sottolinea come tali proteste siano prevalentemente organizzate e condotte da donne.
Nell’ultimo capitolo l’autore parla degli anni successivi alla liberazione alleata del Molise.

Si affrontano le conseguenze tragiche della guerra per la nostra regione quali il problema del bilancio dei morti e feriti, delle mine e degli ordigni bellici da rimuovere, dei danni materiali ed umani causati dalle truppe di guerra, della difficile crisi economica e delle proteste popolari, ma si analizzano anche le difficoltà legate alla defastiscizzazione della vita amministrativa ed al suo cammino contrastato verso una piena autonomia. I partiti ed i sindacati cercano di lavorare in tale direzione, ma la difficile defastiscizzazione della scuola, i rigurgiti fascisti da parte di minoranze non disponibili ad arrendersi, come il risultato del referendum del 2 giugno 1946 sono la dimostrazione che negli anni immediatamente successivi alla guerra anche in Molise il cammino verso la democrazia non era molto spedito; Colella trova tuttavia nella vita politica di quegli anni qualcosa che si muove creativamente quando proprio alla fine del volume scrive “L’unica luce in questo periodo cupo fu l’impegno da parte di alcuni politici che attraverso le pagine di alcuni periodici lanciarono l’idea o meglio il progetto di autonomia regionale.

Insomma, nonostante le divisioni tra le forze politiche, il percorso della ricostruzione del Molise cominciava timidamente a delinearsi.
Il volume, a parte la passione e l’intelligente lavoro di ricostruzione storica di Roberto Colella che per questo merita grande apprezzamento da parte dei Molisani, è piacevole nella lettura ed accessibile a tutti, ma diremmo che il suo utilizzo migliore può senz’altro essere quello legato alla ricerca storica nelle scuole secondarie.

Per quanto riguarda noi, siamo davvero molto grati all’autore, perché questo suo nuovo lavoro aiuterà senz’altro i Molisani nella ricerca della memoria storica senza la quale è difficile progettare il futuro.di Umberto Berardo4 dicembre 2009

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