Riflessioni
Festa di San Valentino e d'intorno
Andiamo verso la metà di febbraio: tempo da vivere tra i richiami della mondanità della festa di san Valentino e delle pazzie del Carnevale… oppure nella sana tradizione delle Sante Quarantore!
Siccome il tempo è galantuomo e non aspetta nessuno, mi toccherebbe raccogliere e tesaurizzare ogni momento che mi rimane, avendo capito quale grande valore ha e perché. Se poi riuscirò a condividerlo con altre persone, esso diventerà ancora più importante.
Da Carnevale mi difendo ancora bene, ripetendomi la intelligente filastrocca infantile: “Carnevale, vecchio e pazzo, s'è venduto il materasso… quando muore il Carnevale e gli fanno il funerale: dalla polvere era nato e di polvere è tornato”. A patto che, per tutto l’anno, poi ci siano in giro meno maschere di falsità e di ipocrisia, e questo, s’intende bene, anche a cominciare da me stesso.
Per la festa di san Valentino è bello sapere che gli innamorati si scambiano gli auguri, ma per me è veramente decisivo ricordare che ognuno poggia l’anima dove meglio essa è accolta, dove meglio s’esprime, e più che le parole e le immagini, più che le musiche e le emozioni, contano le scelte importanti e le decisioni mature. Non si può sciupare il tempo vivendolo e banalizzandolo, privo di progetti seri e senza alcuna finalità in comune.
Auguri ai veri innamorati, cioè… non solo ai giovani innamorati, ma anche a tutti gli innamorati che giovanili restano, nonostante il passare degli anni.
Quante false e deluse illusioni in questa ricorrenza! Da quanti occhi, che lo scorso anno erano felici ed innamorati, ora scendono copiose lacrime di tristezza, perché il cuore è rimasto ferito dal rimpianto ed incatenato dal disprezzo!
Riconosco che pur essendo stato definito il cuore dell’uomo il cuore di uno zingaro, io mi devo sforzare di legare il mio con improcrastinabili impegni e con leggere catene, onde ritrovare la giusta strada, evitando quelle inutili soste in enigmatici labirinti che renderebbero il mio essere sempre più sconosciuto e la mia vita di fede sempre più colma di afflizione o segnata dalla mano del dubbio.
Vorrei che la gente, anche superando la bufera di neve che si annuncia per le strade pericolose e per il freddo ancora così pungente, si accosti in questi giorni al Santissimo Sacramento esposto in tante chiese, vicine alle nostre case e lontanissime dal rumore e dalla confusione, ma pur sempre illuminate e riscaldate da quel Sole dell’Amore che ci ripete con ardore: Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi darò sollievo!.
Anche se la vita mi desse cento motivi per piangere, vicino a Lui saprò dimostrare a tutti di averne ancora cento e uno per sorridere: è Lui infatti il sole che riflette la gioia, è Lui che mi dona la pace.
Davanti a Lui posso dispiegare i pensieri più belli, le dolci poesie, le rinunce più grandi e le scelte più gratificanti. E dedicargli anche queste mie povere note, così stonate e intrecciate agli insuccessi quotidiani, espresse con parole che escono spesso di getto, così disordinate, mentre vorrei esprimere sempre sentimenti gioiosi, notizie allegre, esperienze vive e vitali.
Sono queste strane parole: parole senza maschera, ma parole che tremano mentre si guardano, che si prendono per mano e si abbracciano intimorite, si fermano per giorni e poi si riprendono e danzano felici. Sì sono proprio parole che ogni tanto si fermano, con il fiato affaticato e lungo, perché hanno corso così tanto e sono sempre, nonostante tutto, così tanto felici.
Parole che pure guardano oltre e ripensano, con estrema serietà, le altre parole, quelle veramente sincere pronunciate, con dolcezza infinita, da una persona più vera, più semplice e più santa, parole che hanno segnato la storia dei nostri ultimi decenni: "Viviamo in un mondo che soffre la fame. Non solo fame di un pezzo di pane. Ma pure fame d'amore. Ci sono persone che si sentono non desiderate, non amate, dimenticate, trascurate. Intanto, noi siamo troppo occupati, fino al punto di non avere tempo per sorriderci l'un l'altro… ". (Madre Teresa di Calcutta)
di don Mimì FazioliTrivento (CB), 11 febbraio 2010