Essere genitore oggi: mestiere ad alta tensione! | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Essere genitore oggi: mestiere ad alta tensione!

Essere genitore oggi: mestiere ad alta tensione!Il 19 marzo ricorre la Solennità di San Giuseppe e la Festa del papà.

Perché ogni papà ha i piedi ben piantati per terra e lo sguardo propositivo verso il domani? Perché egli pur essendo estremamente concreto, a volte è anche un po’ sognatore ed ha sempre il cuore intriso di polvere di stelle?
Questa volta la riflessione è in formato diverso: una favola, una brevissima applicazione e un decalogo per chi vuol essere un discreto papà, senza eccessive illusioni…

La favola
Quando Dio creò la donna ormai era esperto di creature umane e perciò aveva potuto riporle nel cuore tanta tenerezza, nel volto tanta dolcezza e negli occhi tanto amore.
Ma la mattina presto, mentre era tutto indaffarato a creare l’uomo, il primo uomo, Egli era stato molto indeciso, anche perché aveva passato la notte insonne per pensare al principe del creato che avrebbe formato. In verità, fin dall’alba, dovette provare e riprovare, e accortosi di essere un po’ pasticcione e molto incongruente, chiese perfino consiglio ad un angelo, gentile questi, ma diffidente, il quale non sapeva dire altro in termini pre-bartaliani “E’ tutto sbagliato, è tutto da rifare!” e, alla fine, anche grazie ai suoi rilievi e alle sue osservazioni, le cose si misero per fortuna per il verso giusto.
Ecco, più o meno, come si svolse la faccenda delle faccende.
Dio aveva iniziato con una struttura leggera, molto leggera, e piccola, molto piccola, perché l’uomo fosse più adatto a rapportarsi con i bambini. Lo aveva fatto alto poco più di un soldo di cacio, perché potesse sempre giocare con loro, senza doversi mettere in ginocchio o curvare pericolosamente fino a terra la sua schiena. Ma il prototipo si rompeva, si bloccava, si sbriciolava.
Si avvicinò allora l’angelo buono e gli suggerì di usare un legno più grande, più forte, più nobile e più resistente: il futuro papà avrebbe potuto così reggere sulle spalle il figlio, difenderlo dai pericolosi nemici, lavorare giorno e notte per far contento suo figlio e comprargli e portare a casa tutto quanto di meglio i supermercati avessero avuto in esposizione.
E Dio, pazientemente, ricominciò da capo e si dilungò a creare una figura più alta, più forte e più resistente, alla quale diede mani grandi, robuste e callose, in grado di lavorare senza sosta. E poi, una volta tornato a casa, ogni sera fosse altrettanto capace di aggiustare in un baleno i freni arrugginiti della bicicletta del figlio, di rimediare alla lavatrice che perdesse acqua, di fare il pieno della legna per l’inverno, di riparare le tegole spaccate sul tetto, di portare le ricolme buste della spesa e di liberare perfino il camino dalla fuliggine...
Domineddio insomma, da buon profeta, stava prevedendo tutte le possibili emergenze lavorative e casalinghe, per evitare liti in famiglia, di gioco e di studio, per far contenti i figli svogliati. Ma l’angelo buono lo avvertì: i bambini non hanno bisogno solo di un sia pur bravo meccanico in grado di riparare tutto, avranno bisogno anche di un grande amico, di una guida sicura, di un maestro leale.
Allora il buon Dio conservando tutta la forza e l’energia a quelle mani robuste le plasmò e le tornì, rendendole anche delicate, tanto delicate, capaci cioè di rimboccare le coperte, in grado di distribuire infinite e dolci carezze, esperte nel togliere una spina dal piedino nudo e, perché questo si avverasse sempre, le collegò, con il filo d’oro della bontà, direttamente al cuore, un grande cuore di padre: forte e delicato, amorevole e coraggioso, sensibile e pacioccone, servizievole ed autorevole.
Soddisfatto il Signore Dio guardò il suo capolavoro, sperimentò le varie emergenze, costatò, compiaciuto, che stava superando tutte le prove simulate. Ma poi, proprio sul più bello, all’improvviso, la sua bella prima creatura umana si arrestò. Iddio controllò e ricontrollò tutto, rifece mille volte il chek-up, misurò il voltaggio delle batterie: tutto era a posto, ma stranamente il suo capolavoro, il capolavoro di Dio, non si muoveva più, era avvinto da uno strano pallore, era malato di solitudine.
E l’angelo, compiacente e sornione, sorridendo malizioso, ma nascondendo il volto dietro una delle sue belle e candide piccole ali, suggerì a nostro Signore di eliminare la solitudine dal cuore dell’uomo, di togliergli la tristezza che appannava e imbruttiva il suo volto.
Il buon Dio fu costretto così a ricorrere ai ripari, e decise allora di creargli una compagna in tutto simile e complementare a lui, E infatti… appena questa, vedendolo così grande, così robusto, così malinconico, così impacciato, così buffo, gli sorrise dolcemente e, come per miracolo, un raggio potente ed inarrestabile di energia colpì il cuore dell’uomo e lo scosse dal quel suo strano torpore,questi si mosse di nuovo e riprese il suo iniziale, operoso, frenetico dinamismo.
E’ appunto per questo che, dal tempo della creazione ad oggi e da oggi fino alla fine dei secoli, la magica tenerezza dello sguardo di una donna resta la migliore energia vitale che trasfigura la faticosa esistenza dell’uomo in una gioiosa e giocosa esplosione di forza e di bontà, bagaglio indispensabile per trasformare ogni tenero amante in un bravo marito, prima, e, poi, in un dolce ineguagliabile papà.

L’applicazione
Ecco perché ogni donna non può essere, nei suoi confronti, né ammaliatrice né deve diventare cacciatrice di uomini. Il suo sguardo deve essere puro e si deve mantenere libero, in quanto parte da una intenzione di accoglienza, di simpatia, di discrezione e di cordialità, restando sempre nel limite della delicatezza e della benevola corresponsabilità.

L’educazione dei figli è un insieme di interventi protratti nel tempo: non ci si deve stancare, né lo si può fare mai da solo! E’ il compito più esaltante e più bello quello dei genitori: far sì che i piccoli “cuccioli d’uomo” diventino un uomo e una donna veri, che sappiano domani affrontare la vita con equilibrio e senza paura, realizzando nell’impegno la felicità propria ed altrui …

Però i genitori, tutti e due insieme, come primi educatori dei propri figli, hanno un compito assai delicato: fare da “filtro”, per evitare, per quanto possibile, che i bambini entrino in contatto con messaggi devastanti per la loro giovane età. In questo campo è necessario che essi siano la vera alternativa positiva alla TV e ai suoi programmi devastanti, parlando, ascoltando, intuendo, prevenendo, intervenendo in tempo…

Ma tutto questo, se appare assai difficile, è possibile in verità con l’aiuto di Dio: “Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori”.

Un interessante decalogo del buon papà:
1) Come prima cosa egli non deve mai angosciarsi afflitto dal pensiero che non sarà mai un genitore "all'altezza";
2) Deve cominciare con l’essere sempre disposto a rinunciare a parte del tempo di lavoro e di quello libero pur di saper stare con i propri figli: questo non è tempo sprecato, ma è tempo prezioso e fruttuoso;
3) Si deve ricordare, infine, che s’insegna molto di più con l’esempio e con la testimonianza personale che con la semplice parola;
4) Egli non deve rispondere mai "perché no", o "perché è cosi", o peggio ancora "perché lo dico io", ma deve sempre motivare bene un divieto;
5) E’ meglio se non si preoccupa tanto di quello che deve fare "per" i figli, quanto di cosa fare "con" i figli;
6) E’ bene che si dedichi anche alla collaborazione positiva con la moglie, aiutandola anche in quello domestico, ma evitando il ribaltamento dei ruoli (per esempio guai se si mette a fare il “mammo"....);
7) Non si deve mai vergognare di esprimere la tenerezza verso i propri figli, ma anche deve essere deciso e capace di dire "no": un "no" motivato, fermo, autorevole, ogni volta e solo quando è necessario.
8) Per primo, e sempre, egli deve mantenere ogni parola data;
9) Non sfoga mai sui figli (né tanto meno sulla moglie) il suo nervosismo e lo stress accumulato fuori casa;
10) Se deve punire i figli non può mai ricorrere alle maniere brutali, ma lo farà solo con tenera fermezza o, meglio ancora, con ferma tenerezza.di don Mimì FazioliTrivento (CB), 18 marzo 2010

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