Amore alla gratuità e gratuità dell'Amore | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Amore alla gratuità e gratuità dell'Amore

Amore alla gratuità e gratuità dell'AmorePerché a volte si riscontra tanta ritrosia a mettersi in gioco, a spendere tempo, energie e professionalità a servizio del prossimo? Il Vangelo invita ad aprirsi alla solidarietà, l’egoismo ci suggerisce di rinchiuderci nell’individualismo: chi ha ragione?

I furbi e gli opportunisti si trincerano dietro al muro di supponenza e, in giro e per prendere in giro i generosi e gli altruisti, divulgano questa storiella: Nella fattoria era arrivato un esemplare stupendo di cavallo da corsa da utilizzare, ora, anche per la monta. Benché pagato una vera fortuna, dopo un mese il cavallo si ammalò. Il fattore disperato chiamò subito il veterinario che visitatolo attentamente propose questa terapia: "Siccome il suo cavallo ha un virus pericolosissimo e deve prendere queste medicine per 3 giorni; dopo il terzo giorno vengo a controllare: se non si sarà ripreso saremo costretti ad abbatterlo". Il maiale che era lì vicino ascoltò attentamente tutta la conversazione. Dopo il primo giorno di medicine tutto era come prima, anzi le cose si mettevano di male in peggio. Allora Il maiale si avvicinò al cavallo e gli disse amichevolmente e ripetutamente: "Forza amico, alzati!". Il secondo giorno siccome la situazione non migliorava e il cavallo non reagiva alla cura, il maiale lo avvisò "Dai amico, alzati, altrimenti dovrai morire!". Così anche il terzo giorno gli diedero li medicinali, ma... niente, proprio niente di niente! Quando arrivò il veterinario questi disse al fattore: "Purtroppo non abbiamo scelta, i medicinali non sono stati sufficienti: dobbiamo abbatterlo perché ha un virus molto grave e potrebbe contagiare irrimediabilmente tutti gli altri cavalli!". Il maiale, sentendo questo responso, corse verso il cavallo per avvisarlo: "Coraggio vecchio mio, il veterinario è arrivato, forza, ora o mai più! Alzati subito, dai! O per te è la fine!". A queste parole, subito, il cavallo diede un sussulto, si alzò e cominciò a correre. Il fattore gridò tutto contento: "E’ un vero miracolo! Dobbiamo festeggiare! Sì, facciamo tutti una bella festa: ammazziamo subito e mangiamo il maiale!".

Morale della favola: non si può fare il bene a nessuno!

Al contrario, ricordo questo bel proverbio che ci viene dal Kenya: «Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi camminare veramente e arrivare lontano, camminiamo insieme”.
P. A. Sorokin, invece, in Il potere dell’amore, Città Nuova Editrice, Roma 2005, p. 143 scrive: “E’ ovvio che la società umana più giusta, più nobile, più felice è quella costituita da individui legati da una relazione d’amore”. In altre parole se impariamo ad associarci e ad allearci, fidandoci l’uno dell’altro, potremo trovare un po’ di pace, di sicurezza e di felicità, ma non avremo mai buoni risultati sottomettendoci, per quel tanto che basta, al dispotismo della legge o rifugiandoci nel ciascuno per sé e nell’inganno reciproco.

E’, invece, imparando ad allearci e ad associarci, a dare, o meglio, a darci gli uni agli altri, fidandoci e per fidarci gli uni degli altri. Al binomio Stato e Mercato i cattolici antepongono quello di Dono e Amore.

Dono e Amore sono concetti che hanno a che fare con le azioni e le relazioni sociali ed, in particolare, con la creazione e il consolidamento di relazioni significative e coinvolgenti tra persone e, dunque, riguardano la possibilità di esistenza di una società armoniosa e giusta. L’Amore, infatti, è “creativo”, non solo dei legami sociali, ma anche dell’uomo, della sua, per così dire, vera “fioritura”: è diventare “esseri integrali”, persone, tanto da coincidere con la “più profonda felicità e serenità d’animo”. “Amare ed essere amati”, scrive Soronin, infatti, “dimostra di essere la “vitamina” più importante, indispensabile per una crescita sana dell’individuo e perché la vita umana segua un corso felice”. Nelle esperienze di amore ognuno, amando l’altro, perdendo qualcosa di sé per l’altro, diventa più felice, realizza di più se stesso: è proprio vero che “rinunciando all’egoismo non sacrifichiamo la nostra individualità (personalità), ma al contrario la rendiamo eterna”.

Purtroppo il destino della nostra società sembra andare da tutt’altra parte, come osserva acutamente il sociologo Zygmunt Bauman, anche perché si è tramutata da società di produttori in società di consumatori. Siamo più ricchi di mezzi e così poveri di fini: ossia abbiamo smarrito il senso profondo di ciò che facciamo e non sappiamo esattamente dove stiamo andando. Proprio come levrieri che corrono nel cinodromo, anche noi scambiamo un miserabile mezzo (la lepre meccanica) per il fine. Noi “moderni”, a poco a poco, ci convinciamo che tutto sia consumo e che il desiderio individuale sia l’unico principio al quale restare fedeli. Il consumista è talmente intriso di individualismo che gli è impossibile costruire legami stabili e solidi. Se perfino la moglie o i figli intralciano i desideri, nessun problema: si cambia, secondo l’implacabile logica consumista in base alla quale nulla è per sempre, neanche un affetto.

Eppure il pericolo mortale dell’«ognun per sé» è sempre stato ben individuato dagli spiriti più lucidi. Scriveva Thomas S. Eliot in Assassinio nella cattedrale: «Qual è il significato di questa città? Vi ammassate, o vivete insieme perché vi amate l’un l’altro? Cosa risponderete? Siamo insieme per cavare denari l’uno dall’altro, o risponderete: questa è una vera comunità?».

Allora è proprio vero il motto: testimonia la speranza, agisci per l’amore!di don Mimì FazioliTrivento (CB), 26 novembre 2010

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