Mercoledì 12 gennaio: L’UDIENZA GENERALE | Diocesi di Trivento

La voce del Papa

Mercoledì 12 gennaio: L’UDIENZA GENERALE

Mercoledì 12 gennaio: L’UDIENZA GENERALE L'Udienza Generale si è svolta alle ore 10.30 nell'AulaPaolo VI, dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegriniprovenienti dall'Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa - riprendendo ilciclo di catechesi sui Santi - si è soffermato sulla figura di Santa Caterinada Genova (1477-1510).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo PadreBenedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedelipresenti.
L'Udienza Generale si è conclusa con il canto del PaterNoster e la Benedizione Apostolica.

Cari fratelli esorelle,
oggi vorrei parlarvi di un'altra Santa che porta il nome diCaterina, dopo Caterina da Siena e Caterina da Bologna; parlo di Caterina daGenova, nota soprattutto per la sua visione sul purgatorio. Il testo che nedescrive la vita e il pensiero venne pubblicato nella città ligure nel 1551;esso è diviso in tre parti: la Vita propriamente detta, la Dimostratione etdechiaratione del purgatorio - più nota come Trattato - e il Dialogo tral'anima e il corpo1. L'estensore finale fu il confessore di Caterina, ilsacerdote Cattaneo Marabotto.

Caterina nacque a Genova, nel 1447; ultima di cinque figli,rimase orfana del padre, Giacomo Fieschi, quando era in tenera età. La madre,Francesca di Negro, impartì una valida educazione cristiana, tanto che lamaggiore delle due figlie divenne religiosa. A sedici anni, Caterina venne datain moglie a Giuliano Adorno, un uomo che, dopo varie esperienze commerciali emilitari in Medio Oriente, era rientrato a Genova per sposarsi. La vitamatrimoniale non fu facile, anche per il carattere del marito, dedito al giocod'azzardo. Caterina stessa fu indotta inizialmente a condurre un tipo di vitamondana, nella quale, però, non riuscì a trovare serenità. Dopo dieci anni, nelsuo cuore c'era un senso profondo di vuoto e di amarezza.

La conversione iniziò il 20 marzo 1473, grazie ad unasingolare esperienza. Recatasi alla chiesa di san Benedetto e nel monastero diNostra Signora delle Grazie, per confessarsi, e inginocchiatasi davanti alsacerdote, "ricevette - come ella stessa scrive - una ferita al cuore,d'un immenso amor de Dio", con una visione così chiara delle sue miserie edei suoi difetti e, allo stesso tempo, della bontà di Dio, che quasi ne svenne.Fu toccata nel cuore da questa conoscenza di se stessa, della vita vuota checonduceva e della bontà di Dio. Da questa esperienza nacque la decisione cheorientò tutta la sua vita, espressa nelle parole: "Non più mondo, non piùpeccati" (cfr Vita mirabile, 3rv). Caterina allora fuggì, lasciando insospeso la Confessione. Ritornata a casa, entrò nella camera piùnascosta e pianse a lungo. In quel momento fu istruita interiormente sullapreghiera ed ebbe coscienza dell'immenso amore di Dio verso di lei peccatrice,un'esperienza spirituale che non riusciva ad esprimere a parole (cfr Vitamirabile, 4r). È in questa occasione che le apparve Gesù sofferente, caricodella croce, come spesso è rappresentato nell'iconografia della Santa. Pochigiorni dopo, tornò dal sacerdote per compiere finalmente una buona Confessione.Iniziò qui quella "vita di purificazione" che, per lungo tempo, lefece provare un costante dolore per i peccati commessi e la spinse ad imporsipenitenze e sacrifici per mostrare a Dio il suo amore.

In questo cammino, Caterina si andava avvicinando sempre dipiù al Signore, fino ad entrare in quella che viene chiamata "vitaunitiva", un rapporto, cioè, di unione profonda con Dio. Nella Vita èscritto che la sua anima era guidata e ammaestrata interiormente dal solo dolceamore di Dio, che le dava tutto ciò di cui aveva bisogno. Caterina si abbandonòin modo così totale nelle mani del Signore da vivere, per circa venticinqueanni - come ella scrive - "senza mezzo di alcuna creatura, dal solo Dioinstrutta et governata" (Vita, 117r-118r), nutrita soprattutto dallapreghiera costante e dalla Santa Comunione ricevuta ogni giorno, cosa noncomune al suo tempo. Solo molti anni più tardi il Signore le diede un sacerdoteche avesse cura della sua anima.

Caterina rimase sempre restia a confidare e manifestare lasua esperienza di comunione mistica con Dio, soprattutto per la profonda umiltàche provava di fronte alle grazie del Signore. Solo la prospettiva di dargloria a Lui e di poter giovare al cammino spirituale di altri la spinse anarrare ciò che avveniva in lei, a partire dal momento della sua conversione,che è la sua esperienza originaria e fondamentale. Il luogo della sua ascesaalle vette mistiche fu l'ospedale di Pammatone, il più grande complessoospedaliero genovese, del quale ella fu direttrice e animatrice. QuindiCaterina vive un'esistenza totalmente attiva, nonostante questa profonditàdella sua vita interiore. A Pammatone si venne formando attorno a lei un gruppodi seguaci, discepoli e collaboratori, affascinati dalla sua vita di fede edalla sua carità. Lo stesso marito, Giuliano Adorno, ne fu conquistato tanto dalasciare la sua vita dissipata, diventare terziario francescano e trasferirsinell'ospedale per dare il suo aiuto alla moglie. L'impegno di Caterina nella curadei malati si svolse fino al termine del suo cammino terreno, il 15 settembre1510. Dalla conversione alla morte non vi furono eventi straordinari, ma dueelementi caratterizzano l'intera sua esistenza: da una parte l'esperienzamistica, cioè, la profonda unione con Dio, sentita come un'unione sponsale, e,dall'altra, l'assistenza ai malati, l'organizzazione dell'ospedale, il servizioal prossimo, specialmente i più bisognosi e abbandonati. Questi due poli – Dioe il prossimo – riempirono totalmente la sua vita, trascorsa praticamenteall'interno delle mura dell'ospedale.
Cari amici, non dobbiamo mai dimenticare che quanto piùamiamo Dio e siamo costanti nella preghiera, tanto più riusciremo ad amareveramente chi ci sta intorno, chi ci sta vicino, perché saremo capaci di vederein ogni persona il volto del Signore, che ama senza limiti e distinzioni. Lamistica non crea distanza dall'altro, non crea una vita astratta, ma piuttostoavvicina all'altro, perché si inizia a vedere e ad agire con gli occhi, con ilcuore di Dio.

Il pensiero di Caterina sul purgatorio, per il quale èparticolarmente conosciuta, è condensato nelle ultime due parti del librocitato all'inizio: il Trattato sul purgatorio e il Dialogo tra l'anima e ilcorpo. È importante notare che Caterina, nella sua esperienza mistica, non hamai rivelazioni specifiche sul purgatorio o sulle anime che vi si stannopurificando. Tuttavia, negli scritti ispirati dalla nostra Santa è un elementocentrale e il modo di descriverlo ha caratteristiche originali rispetto allasua epoca. Il primo tratto originale riguarda il "luogo" dellapurificazione delle anime. Nel suo tempo lo si raffigurava principalmente conil ricorso ad immagini legate allo spazio: si pensava a un certo spazio, dovesi troverebbe il purgatorio. In Caterina, invece, il purgatorio non èpresentato come un elemento del paesaggio delle viscere della terra: è un fuoconon esteriore, ma interiore. Questo è il purgatorio, un fuoco interiore. La Santa parla del cammino dipurificazione dell'anima verso la comunione piena con Dio, partendo dallapropria esperienza di profondo dolore per i peccati commessi, in confrontoall'infinito amore di Dio (cfr Vita mirabile, 171v). Abbiamo sentito delmomento della conversione, dove Caterina sente improvvisamente la bontà di Dio,la distanza infinita della propria vita da questa bontà e un fuoco brucianteall'interno di se stessa. E questo è il fuoco che purifica, è il fuocointeriore del purgatorio. Anche qui c'è un tratto originale rispetto alpensiero del tempo. Non si parte, infatti, dall'aldilà per raccontare itormenti del purgatorio - come era in uso a quel tempo e forse ancora oggi - epoi indicare la via per la purificazione o la conversione, ma la nostra Santaparte dall'esperienza propria interiore della sua vita in cammino versol'eternità. L'anima - dice Caterina - si presenta a Dio ancora legata aidesideri e alla pena che derivano dal peccato, e questo le rende impossibilegodere della visione beatifica di Dio. Caterina afferma che Dio è così puro esanto che l'anima con le macchie del peccato non può trovarsi in presenza delladivina maestà (cfr Vita mirabile, 177r). E anche noi sentiamo quanto siamodistanti, quanto siamo pieni di tante cose, così da non poter vedere Dio.L'anima è consapevole dell'immenso amore e della perfetta giustizia di Dio e,di conseguenza, soffre per non aver risposto in modo corretto e perfetto a taleamore, e proprio l'amore stesso a Dio diventa fiamma, l'amore stesso lapurifica dalle sue scorie di peccato.

In Caterina si scorge la presenza di fonti teologiche emistiche a cui era normale attingere nella sua epoca. In particolare si trovaun'immagine tipica di Dionigi l'Areopagita, quella, cioè, del filo d'oro checollega il cuore umano con Dio stesso. Quando Dio ha purificato l'uomo, egli lolega con un sottilissimo filo d'oro, che è il suo amore, e lo attira a sé conun affetto così forte, che l'uomo rimane come "superato e vinto e tuttofuor di sé". Così il cuore dell'uomo viene invaso dall'amore di Dio, chediventa l'unica guida, l'unico motore della sua esistenza (cfr Vita mirabile,246rv). Questa situazione di elevazione verso Dio e di abbandono alla suavolontà, espressa nell'immagine del filo, viene utilizzata da Caterina peresprimere l'azione della luce divina sulle anime del purgatorio, luce che lepurifica e le solleva verso gli splendori dei raggi fulgenti di Dio (cfr Vitamirabile, 179r).

Cari amici, i Santi, nella loro esperienza di unione conDio, raggiungono un "sapere" così profondo dei misteri divini, nelquale amore e conoscenza si compenetrano, da essere di aiuto agli stessiteologi nel loro impegno di studio, di intelligentia fidei, di intelligentiadei misteri della fede, di approfondimento reale dei misteri, per esempio diche cosa è il purgatorio.
Con la sua vita, santa Caterina ci insegna che quanto piùamiamo Dio ed entriamo in intimità con Lui nella preghiera, tanto più Egli sifa conoscere e accende il nostro cuore con il suo amore. Scrivendo sulpurgatorio, la Santaci ricorda una verità fondamentale della fede che diventa per noi invito apregare per i defunti affinché possano giungere alla visione beata di Dio nellacomunione dei santi (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1032). Il servizioumile, fedele e generoso, che la Santa prestò per tutta la sua vita nell'ospedale diPammatone, poi, è un luminoso esempio di carità per tutti e un incoraggiamentospecialmente per le donne che danno un contributo fondamentale alla società ealla Chiesa con la loro preziosa opera, arricchita dalla loro sensibilità edall'attenzione verso i più poveri e i più bisognosi. Grazie.


SALUTIPARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Santa Caterina daGenova ci insegna che quanto più amiamo Dio e siamo costanti nella preghiera,tanto più riusciamo ad amare coloro che ci stanno vicino, perché scopriamo inloro il volto di Cristo, che ci ama senza limiti e distinzioni. Chiediamoincessantemente il dono di tale amore. Dio vi benedica!]
Saluto cordialmente i pellegrini di lingua ungherese,specialmente il Rettore e gli Alunni del Pontificio Istituto Ungherese checelebra il 70° anniversario della sua fondazione. Vi auguro che il vostroIstituto possa servire ancora per lungo tempo la Chiesa che sta in Ungheria.Volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]
Saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana. Inparticolare, i Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (Dehoniani) e le Apostole delSacro Cuore di Gesù. Saluto i numerosi studenti della diocesi di Caserta,accompagnati dal Vescovo Mons. Pietro Farina, e gli alunni dell'Istituto"Maria Immacolata" di Roma; a ciascuno auguro di crescere sempre piùnell'amore verso Gesù, per testimoniarlo con gioia nella vita di ogni giorno.

Rivolgo infine un affettuoso saluto ai giovani, ai malati eagli sposi novelli. Le vicende di questa nostra epoca mettono ben in lucequanto sia urgente per i cristiani annunciare il Vangelo con la vita. A voi,cari giovani, dico perciò: siate fedeli a Cristo sempre, per essere tra ivostri coetanei seminatori di speranza e di gioia. Voi, cari malati, nonabbiate paura di offrire sull'altare di Cristo il valore incalcolabile dellavostra sofferenza a beneficio della Chiesa e del mondo. Ed infine a voi, carisposi novelli, auguro di fare della vostra famiglia un'autentica scuola di vitacristiana. www.vatican.itRoma, 13 gennaio 2011

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