Fenomenologia del mondo degli anziani | Diocesi di Trivento

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Fenomenologia del mondo degli anziani

Fenomenologia del mondo degli anziani Nel 1985 mio padre cominciò ad avere strani sintomi di disorientamento ed assenza di memoria.
Dopo una visita medica specialistica la diagnosi fu immediata: Alzheimer!

Il dott. Mino Dentizzi, mio amico con cui tra l'altro avrei poi pubblicato per i "quaderni della solidarietà" della Caritas diocesana di Trivento (CB) uno studio sulla condizione degli anziani nel Molise, ci diceva che difficilmente saremmo riusciti a controllare a casa l'evoluzione della malattia. Gli chiesi la possibilità di un contatto telefonico continuo e così, con questa sua enorme disponibilità, siamo riusciti io, mia moglie, mia sorella e mia madre ad aiutare il povero papà a vivere con quel male terribile insieme a noi per otto anni.

Oggi per fortuna non è più così, ma all'epoca non aveva diritto neppure alla pensione di invalidità, perché era in condizione di camminare e mangiare da solo!
L'anno scorso mia mamma ha cominciato ad avere insonnia, dissociazioni mentali e perdita di memoria.
"Si tratta di demenza senile" Mi ha detto il dott. Dentizzi dopo averla visitata.

Nuovo calvario da un anno con terapie farmacologiche da variare ogni tanto, quando si ha assuefazione, e con altri sistemi terapeutici che vanno dallo stimolo degli interessi minimi, a dialoghi fittissimi fino alla musicoterapia.
Ancora una volta la collaborazione professionale del mio amico dott. Mino Dentizzi è stata per la mia famiglia un sostegno eccezionale nell'accompagnamento della malattia di mia madre verso giornate, ma soprattutto nottate quanto più possibili serene.

È anche grazie a medici come lui, in cui la competenza professionale si associa alla profonda umanità personale, che è possibile far fronte alle difficoltà immense che la malattia pone alle famiglie.
I miei genitori hanno entrambi avuto la fortuna di avere figli in grado di curarli ed accudirli in casa; per questo, però, devi rinunciare a te stesso, alla tua vita ed ai tuoi interessi per dedicarti spesso completamente a loro di giorno e di notte.

Molti, lontani dal territorio di vita dei genitori o impossibilitati per ragioni varie ad accudirli, sono costretti a forme di assistenza rocambolesche.
A parte la pensione di invalidità, quando dovuta, le strutture pubbliche non ti danno alcuna mano di aiuto.

È grave, ma lo Stato e gli enti locali ormai sembrano aver rinunciato completamente ad un sistema di assistenza domiciliare degli anziani, che quasi tutti vengono parcheggiati in strutture dai nomi bellissimi che tuttavia altro non sono nel più dei casi che luoghi di segregazione; altri sono affidati alle cosiddette badanti che tra l'altro sono prive di qualsiasi competenza psicologica e geriatrica.
Dico la verità: io non so accettare questo abbandono degli anziani che sono sicuramente le persone più bisognose ed indifese della nostra società.

In una concezione ciclica del tempo essi avevano un'esistenza piena di saggezza apprezzata e riconosciuta; mentre in una rappresentazione progressiva dello stesso tempo la vecchiaia non risulta un deposito di sapere, ma sempre di più un'età piena di ritardi, di inadeguatezze, di ansie per tutto quanto non si riesce a controllare.

Umberto Galimberti sostiene giustamente che la senescenza non è difficile da vivere solo per il decadimento biologico, ma soprattutto per alcune destrutturazioni che sono principalmente quelle tra l'Io ed il corpo, tra l'Io ed il mondo circostante e tra l'Io e le pulsioni d'amore; la tristezza e la noia, quindi, rischiano di impadronirsi della persona soprattutto quando forte è la riduzione dei neurotrasmettitori. È allora che un anziano da figura di relazione rischia di trasformarsi in un soggetto in isolamento nel quale la noia, che sconfina nell'angoscia, diventa la principale forma di depressione e spesso perfino di tentati suicidi.
È per questo che come società dobbiamo darci sempre il compito ed il dovere di valorizzare al massimo negli anziani le possibilità ancora in essi esistenti, di farli vivere possibilmente nel loro ambiente abituale, di utilizzarne le competenze, di stimolarne gl'interessi e di garantire loro l'affetto in maniera da assicurare ancora aperture al futuro e voglia di creatività.
L'Unità di assistenza territoriale di geriatria dell'Azienda Sanitaria Regionale del Molise, che tra l'altro il citato dott. Dentizzi dirige, si occupa degli anziani non solo sul piano dell'assistenza medica, ma anche dando la propria disponibilità nell'organizzazione del loro tempo libero con iniziative lodevoli, ma purtroppo limitate alla città di Campobasso.
Gli anziani nel Molise sono molto numerosi anche nelle piccole comunità delle aree interne ed è qui in particolare che bisogna organizzare per loro delle forme di assistenza domiciliare e territoriale capaci di essere di supporto a quelle famiglie che scelgono di mantenere i propri genitori a casa.

Non si tratta evidentemente solo di pacchetti di servizi per la spesa, le pulizie o i servizi personali, ma anche di attività per incentivare negli anziani lo stare insieme anche fuori del proprio ambiente come le gite o la frequentazione di cinema o teatri.
L'organizzazione di cooperative in tale direzione è sicuramente anche un modo di creare lavoro per tanti giovani disoccupati.

Non approfondirò l'analisi sulle politiche sociali in favore degli anziani, perché l'ho fatto già nel mio volume "Se si sveglia l'utopia..." pubblicato nel gennaio 2009 ed al quale eventualmente rimando.
Ho già scritto in tale saggio e non voglio ripeterlo che il compito fondamentale delle strutture sanitarie pubbliche dev'essere quello di venire incontro agli effetti del decadimento fisico della persona in età avanzata, ma c'è anche la necessità di immaginare per gli anziani ruoli capaci di non far perdere loro il contatto non solo con l'esperienza immediata, ma anche con quel mondo della cultura che purtroppo vede spesso nella vecchiaia un tempo inutile, mentre tutto dev'essere legato, com'è ormai dappertutto, unicamente all'efficientismo ed alla produttività che sembrano i valori unici di riferimento della nostra epoca.

Certo i costi dell'assistenza agli anziani sono alti, ma non possiamo immaginare di ridimensionare il welfare per categorie sociali che altrimenti, come purtroppo accade già in tanti casi, sarebbero ridotte all'emarginazione ed all'insignificanza, come sostiene ancora il già citato Umberto Galimberti nel saggio "Il mito della giovinezza".

Per tutti il valore dell'insegnamento biblico del Levitico dovrebbe essere sempre attuale "Alzati davanti a chi ha i capelli bianchi, onora la persona del vecchio e temi il tuo Dio".di Umberto BerardoTrivento (CB), 7 marzo 2011

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