Le Suore degli Angeli | Diocesi di Trivento

Riflessioni

Le Suore degli Angeli

Le Suore degli Angeli

Nel passato molte giovani triventine hanno accolto la chiamata del Signore e hanno indossato l’abito benedetto delle Suore degli Angeli.
Ma oggi?Purtroppo ne soffriamo l'assenza, non è solo semplice assenza e nostalgia nemmeno, è qualcosa di più, molto di più.

Possono, oggi, il vuoto dei sentimenti e il nulla delle idee essere tanto ingombranti fino a riempirci totalmente da non farci apprezzare fino in fondo gli slanci generosi di tante anime così gentili, caste e profetiche?

E’ la domanda che sorge spontanea in noi che ci apprestiamo a partecipare alla festa della beatificazione di Madre Serafina Micheli.

L’assenza quasi totale di valori ci svuota, ma lo fa in silenzio quasi con la stessa cattiveria e perfidia di chi cova nell’intimo un odio a lungo, per poi servire la vendetta in calici preziosi di vini, con lunghi ammalianti rituali che sembrano quasi sacri, persino d'obbligo, ma che nascondono tradimento, rivendicazione e cattiveria.

Un’assenza che è subdola come l’ossido di carbonio, invisibile ma tanto potente che provoca la morte, o qualcosa di più: essa è incolore e mortifera, come l’esalazione dei gas ci avvolge e ci avvelena, mentre noi abbiamo bisogno solo di aria, di tanta pura e di acqua cristallina.

Dovremmo ascoltare di più il silenzio che ci parla di Lui. Nelle lunghe notti senza luna e senza il respiro affannoso del vento, possiamo cogliere anche noi i fragili echi della Sua chiamata, voce che si nasconde nell’arpeggio delle dolci melodie, composte in altri tempi, ma che avanzano nel retropalco della memoria e ci riportano sul palco della scena della vita, privo di illusorie fantasie, dove siamo invitati ad interpretare le attese d'un sogno, il sogno del divino Maestro che ad ognuno ha affidato una parte importante, che è sempre la parte principale.

Si scoprirebbe anche la missionarietà della preghiera: e per grazia divina che le ginocchia piegate diventano le mani di tutti quelli che spendono la loro vita aiutando, soccorrendo, consolando … è la vita della fede. Peccato che c’è tanto scetticismo di fronte ad una scelta simile: vite sprecate, fuga dal mondo, “cose d’altri tempi Invece è solo una risposta all’Amore, quell’Amore che ha logiche lontane dalle nostre (non si sarebbe mai lasciato crocifiggere, altrimenti).

La nostra gioventù non sente il brivido, l’orgoglio, la passione di recitare la sua parte meravigliosa. Lo dico con dispiacere proprio io, io che ho sbagliato purtroppo tante battute, ma che non perdo il coraggio di prestare la mia flebile voce, purché non manchi Lui accanto sulla scena della nostra vita, Lui l’autore e l’attore principale, e gli altri lo possano contemplare ancora di più e più a lungo. Se parlare di vocazione non è facile, parlare della propria sarebbe estremamente complicato, non solo per pudore o timidezza, ma perché si è chiamati a raccontare la propria intimità, dove un giorno ha fatto irruzione il mistero di Dio, in modo prepotente, dolce e misterioso allo stesso tempo.

E’ per tutto questo il nostro un tempo decisivo in cui possiamo, anzi dobbiamo, apprezzare i profumi dei carismi, gli splendori della santità, uno ad uno, centellinandoli, riconoscendoli, respirandoli, tuffandoci dentro, quasi annientandoci del tutto, come fossimo immersi di continuo in un pozzo infinito di amore e di luce, del quale non conosceremo mai il fondo.

Questa è la bellezza della umile santità, o della santa umiltà, propria anche delle attuali nostre simpatiche suorine orientali, le piccole formichine del Signore. Santità di presenza che conoscendola ti seduce, con il potere di un esempio che trascina ed offre quella sensazione beata di serenità che solo la fede ti infonde e che ti ridona la vigorosa speranza di vivere.

don Mimì FazioliTrivento (CB), 24 maggio 2011

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