RECENSIONE LIBRO SU MONS. TORTORELLI DI ERMINIO GALLO | Diocesi di Trivento

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RECENSIONE LIBRO SU MONS. TORTORELLI DI ERMINIO GALLO

Da pochi giorni è uscito il lavoro del Canonico Don Erminio Gallo, Cancelliere Vescovile, Parroco di Celenza sul Trigno, nonché Dottore in Storia Ecclesiastica e Beni Culturali, su “Antonio Tortorelli, un francescano riformatore sulla cattedra di San Casto tra il seicento e il settecento”, Volturnia Edizioni.

Il lavoro di ricerca, attraverso un ‘attenta ricerca documentaria condotta presso l’Archivio della Curia Vescovile di Trivento, l’Archivio Segreto Vaticano, i documenti presenti presso l’ex Sacra Congregazione del Concilio, la ex Congregazione dell’Immunità Ecclesiastica, la Congregazione dei Vescovi, dei Religiosi e la Segreteria di Stato, riporta alla luce la figura di Mons. Antonio Tortorelli, Vescovo di Trivento dal 1684 al 1715, di cui ricorre quest’anno il terzo centenario della morte, un Vescovo morto in concetto di santità, che resse questa Chiesa locale in un periodo a cavallo tra la dominazione spagnola e borbonica, in cui il mezzogiorno d’Italia iniziò il suo rinascimento culturale. Frate Antonio Tortorelli, nato a San Giovanni Rotondo il 16 dicembre 1638, divenne francescano vestendo l’abito dei Frati Minori Osservanti dal 12 dicembre 1655, ebbe i più prestigiosi incarichi in quest’ordine, venne eletto vescovo di Trivento il 14 aprile 1684 e resse tale cattedra fino alla sua morte, avvenuta il 10 gennaio 1715.

Vescovo ricordato ancora oggi nella città di Trivento, è stato colui che, per amore, passione e dedizione alla sua sposa, la Diocesi di Trivento, e grazie al lungo episcopato, vi ha attuato in pienezza il Concilio di Trento, iniziando il periodo di splendore più fulgido della storia di questa Chiesa locale. Erminio Gallo, con la competenza storico-scientifica che gli è propria, analizza a partire dai documenti questo periodo, focalizza la sua opera su tale Vescovo.

Un'opera che in tre capitoli contiene numerose ed inedite fonti documentali, che seguono rispettivamente la parabola del riformatore francescano nel suo ordine e lo stato della Diocesi di Trivento nelle sue relazioni triennali ad limina apostolorum, le problematiche di governo quotidiano, l’opera riformatrice iniziata con il primo Sinodo diocesano di Trivento nel 1686 e condotta fino alla fine del suo episcopato.

Il lavoro di ricerca ci consente di conoscere aspetti inediti del frate, del superiore riformatore, specialmente nell’analisi di una approfondita lettera da Padre Generale a tutti i frati dell’osservanza del 15 novembre 1679, in cui affronta tutte le questioni spirituali, pratiche, di rinnovamento nella vita religiosa dell’ordine sullo spirito di San Francesco, con zelo ed amore limpidi ed incrollabili, ci fa conoscere nel dettaglio l’organizzazione e le problematiche della Diocesi di Trivento dal 1686 al 1714, fornendoci dati interessanti anche sulla popolazione, sul clero, sui monasteri e tutte le chiese, passando poi a presentarci le problematiche di governo dell’epoca inerenti il palazzo vescovile di Agnone e la fondazione del Convento dei Chierici Regolari Minori (Caracciolini), la difesa limpida contro le accuse infondate e malevoli presentate a Roma, le questioni fiscali con la Santa Sede, i Baroni, e il Regno spagnolo e borbonico, le questioni capitolari inerenti le insegne dei parroci di Agnone, le controversie con le confraternite, l’organizzazione interna del capitolo e i benefici, la sua attività verso le parrocchie (diritto di visita ad Alfedena, la controversia sulle precedenze della processione del corpus domini a Bagnoli del Trigno, le questioni tra religiosi, clero secolare e l’Università a Castel di Sangro, la vertenza tra il clero della Chiesa di Guglionesi e la casa ducale di Celenza sul Trigno, tra il barone e i fratelli d’Urso a Fossalto, le problematiche dei religiosi a Frosolone e dell’erezione del fonte battesimale nelle altre chiese parrocchiali oltre la Chiesa Matrice di Santa Maria Assunta nonché l’erezione di Sant’Egidio a patrono della stessa città, la questione del monastero di Roccaspromonte, e molte di natura minore tra cui il predicatore quaresimale a Trivento, le richieste del palazzo ducale a Vastogirardi), e i rapporti con le congregazioni romane, dovute a richieste o indagini partite nelle svariate parrocchie della Diocesi, dell’Immunità Ecclesiastica e del Concilio, e, dulcis in fundo, tutta l’indagine svolta per la canonizzazione di San Francesco Caracciolo in Diocesi.

Nel terzo capitolo, Gallo, affrontando l’opera riformatrice del Vescovo, ci presenta i primi editti del Vescovo del 1685, incentrati sul come vivere la Quaresima, il precetto pasquale, le regole per le sacre ordinazioni, i pressanti inviti alla conversione, alla preghiera e alla carità, il comportamento irreprensibile del clero, le regole da osservarsi per la Visita Pastorale, le disposizioni post visita che molto ci dicono sullo stato spirituale della diocesi trovata dal Tortorelli, non certo confortante.

Seguono gli Editti quaresimali del 1686, 1693, 1690, 1691 e 1694, in cui ringrazia Dio per il progresso spirituale dei fedeli, e in cui si vede già il cambiamento positivo in atto. Nell’editto quaresimale del 1700 parla del Giubileo e tratta delle problematiche della confessione e penitenza, mentre in quello del 1706 affronta il tema del digiuno quaresimale e l’obbligo dell’assistenza dei moribondi nell’agonia dopo aver dato i sacramenti, l’obbligo di permesso vescovile per coabitare con parenti e donne di qualsiasi condizione, richiama all’uso della talare nera, in quello del 1707 raccomandava il distacco dalle cose del mondo e vietava agli ignoranti l’accesso ai sacramenti, nonché il divieto di portare armi, dedicarsi a giochi illeciti, andare a caccia, convivere con donne e commerciare. In quest’ultimo editto faceva menzione del terremoto del 3 novembre 1706.
L’editto del 1709 era incentrato sul dovere del catechismo da parte dei parroci, sul deplorare la crescita dell’oziosità e dell’ignoranza nel clero, la necessità di inculcare il rispetto delle feste di precetto, mentre nel 1710 il Vescovo si lamentava ancora per le inosservanze precedenti ed insisteva sul fatto che i genitori dovevano permettere ai propri figli di partecipare alle lezioni di catechismo, piuttosto che lasciarli a giocare in piazza oppure impegnarli in altri lavori : un problema antico ma di grande attualità odierna! Inoltre, si insisteva sulla venerazione e riverenza dovuta alle chiese, sulla necessità di tenere aggiornati i registri, l’obbligo della partecipazione alle riunioni del clero di allora (i casi di coscienza), il divieto di usare armi e giocare a carte nei conventi, si raccomandava di celebrare con decoro i funerali, il divieto di permettere davanti alla Chiese i balli, canti e concerti soprattutto la notte di Natale.
L’ultimo editto del 1712 ricordava il dovere per il clero degli esercizi spirituali, obbligava gli arcipreti a vigilare perché gli ecclesiastici non si mascherassero e facessero dissolutezze durante il carnevale, l’obbligo di segnalare scomunicati, interdetti, concubini, bestemmiatori e peccatori pubblici, e descriveva il rituale per portare il viatico, raccomandava la compilazione dell’inventario dei beni ecclesiastici.

Oltre agli editti, l’azione riformatrice del Tortorelli si svolse con i decreti delle visite pastorali, ricchi di suggerimenti ed indicazioni, che in sostanza richiamano i temi degli editti quaresimali in maniera molto puntuale e precisa, come nello stile del frate vescovo. In un editto fa menzione dell’interruzione il 27 ottobre 1691 della visita pastorale a Civitanova del Sannio, per motivi di salute, e del periodo di cura a Napoli sotto ottimi medici, mostrando l’amore per il gregge a lui affidato. Nell’editto della quinta visita pastorale, del 1697, fu affrontata la questione della consacrazione degli altari delle chiese della diocesi e la posa delle pietre sacre in essi. Portò a compimento ben sette visite pastorali, di cui l’ultima nel 1706. Erminio Gallo riporta quindi notizia di altri rescritti minori, riguardanti problematiche specifiche, tra cui quello dopo il terremoto del 3 novembre 1706.

Di singolare importanza l’editto del 1 giugno 1686, che annunciava il Primo Sinodo della Diocesi di Trivento, da celebrarsi il 28 luglio dello stesso anno, solennità dei Santi Patroni della Diocesi. Gallo presenta una sintesi dei singoli trattati, e riporta i documenti relativi in una vasta appendice conclusiva. Il sinodo, per la mole organizzativa, non si poté celebrare che il 13,14 e 15 ottobre 1686 e produsse ben 39 titoli di argomenti, che interessano tutta la vita della Chiesa. Ben nutrita è anche l’appendice documentale seguente, riportata dall’autore, che ci fa vedere l’immane sforzo del Vescovo per la Riforma della sua Chiesa locale. 

Da una considerazione finale sull’opera si può affermare con sicurezza che l’autore, presentando anche tutti i documenti relativi, ci dà un quadro chiaro e preciso dell’organizzazione, delle problematiche temporali, religiose e spirituali della diocesi di Trivento a cavallo tra il 600 e il 700, e soprattutto documenta la grande opera riformatrice svolta dal Vescovo “santo” Antonio Tortorelli in tutta la sua vita, portando alla luce i perché di tanti aneddoti e fatti che oggi, nella riflessione comune, si danno per scontati nella Diocesi di Trivento e nella sua storia, ma che trovano il fondamento storico certo e non leggendario proprio rileggendo e riportando alla luce i documenti del presule: al conoscitore della vita della Diocesi di Trivento pare evidente intellegere che molte questioni odierne, molte controversie, molte diatribe o modus vivendi o di sentire odierni ecclesiali trovano origine proprio da quel periodo storico, e danno ancora una volta a noi la lezione che la storia è maestra di vita.

Il Tortorelli, sepolto presso la cappella dell’Addolorata in un bel monumento marmoreo settecentesco, vive ancora in mezzo a noi e cammina insieme a noi. Grazie ad Erminio Gallo l’avercelo fatto riscoprire!

La copertina del LIBRO SU MONS. TORTORELLI DI ERMINIO GALLODon Francesco Martino22 settembre 2015

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